"Lavoro anche con lo psicologo": così Lautaro esorcizza i periodi di astinenza da gol

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L'argentino, dopo aver ritrovato il gol contro la Lazio, ha confessato che come tanti altri sportivi di oggi "approfitta" dell'equipe che anche l'Inter mette a disposizione del gruppo

Gregorio Spigno

Giornalista

13 novembre - 12:08 - MILANO

Buffon, Ronaldo, Bellingham, Henry. Ma pure Ilicic, Gosens, Morata, Dele Alli. E Lautaro Martinez. Negli ultimi anni - e viene da pensare "per fortuna" - sempre più protagonisti del mondo del calcio hanno iniziato a sfruttare i benefici di un approfondito lavoro psicologico. Sarà pur banale sottolinearlo, ma spesso un problema di testa rischia di pesare persino di più rispetto ad un crociato rotto, a una caviglia malconcia, ad un polpaccio capriccioso. Non sarà il caso del capitano nerazzurro, fortunatamente per lui distante dalle problematiche più profonde che hanno colpito per esempio Iniesta o Mertesacker (altri due dei tanti campioni - anche del mondo - finiti nel buio per un determinato periodo). Ma oggi un supporto psicologico è diventato fondamentale anche dentro le squadre di calcio. Dopo la sfida contro la Lazio, in cui è tornato al gol ponendo fine ad un periodo complesso sotto porta, è stato lo stesso Lautaro a riconoscerlo: "Su questo ovviamente lavoro tanto, anche con lo psicologo. Faccio un esercizio pure fuori dal campo che mi aiuta molto". Un lavoro che parte da Cristian Chivu, da sempre molto attento al benessere psicologico dei suoi ragazzi, e arriva fino a Lucia Bocchi, psicologa dello sport ma soprattutto responsabile dell'area psicologica dell'Inter. La persona con cui Lautaro si confida quando il periodo diventa complicato.

chivu e non solo

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Il primo a riconoscere l'importanza del lavoro psicologico è senza dubbio Cristian Chivu. Il tecnico dell'Inter, con i suoi calciatori, veste panni differenti a seconda dei momenti. Bastone, carota, padre, fratello maggiore, amico. All'interno di un gruppo ampio come quello di una squadra di Serie A, mantenere un occhio di riguardo verso ogni membro della rosa rischia di trasformarsi in un'impresa complessa. Ma Chivu questo rapporto è riuscito a costruirlo con tutti: ha svezzato e visto crescere Pio Esposito come fosse suo padre, rivitalizzato Dimarco, segue Josep Martinez nel momento più complesso della sua esistenza. È un tipo empatico, Chivu. Conosce l'importanza dell'empatia sia in campo che fuori. Del resto, il successo più grande della sua carriera l'ha vissuto sotto la guida di José Mourinho, uno che le dinamiche all'interno di uno spogliatoio le conosce bene. Ma non ha vissuto solo gioie, Chivu con l'Inter, perché mai dimenticherà lo "sguaro" rimasto impresso da Verona. Basta che si passi una mano sullo stesso cranio che si era fratturato al Bentegodi rischiando la vita. Ecco, forse fu proprio quell'episodio a regalare all'allenatore una consapevolezza diversa sulla psicologia: finì in un vortice di difficoltà, anche a causa dei farmaci scattava violentemente alle prime incomprensioni tanto da spingere i compagni a chiedere alla moglie se la picchiasse. Riconoscerlo, e raccontarlo anni dopo, non è cosa da tutti. Poi ha lavorato sulla sua psiche, ha compreso gli errori ma soprattutto l'importanza di lavorarci, con la mente. E adesso trasferisce la lezione ai suoi, cambiando la testa dei calciatori nerazzurri. Aiutato, ovviamente, da un'equipe di primo livello con cui si confronta quasi quotidianamente. Senza entrare nel merito di problemi personali, questo è ovvio, ma le chiacchierate tra Cristian Chivu e Lucia Bocchi sono frequenti e proficue. E il campo... conferma.

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