
racconto
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Messi viveva all'ombra di Ronaldinho, Pelè aveva già vinto la Coppa del Mondo, Baggio affrontava un incubo mentre CR7...
Furio Zara
13 luglio - 08:23 - MILANO
Venuto al mondo a miracol mostrare il 13 luglio 2007, Lamine Yamal timbra l’età fatidica dei diciotto anni. E mentre siamo qui a dare contezza della festa a Ibiza, frizzi, lazzi, cotillon e fuochi d’artificio, della nuova scintillante collana da 400.000 euro, delle vacanze tra Baleari, Brasile e Cina zompettando da un happy hour a uno spot a favore di sponsor, di fidanzate presunte e/o farlocche che sui social ammiccano pruriginose, della 10 che da quest’anno indosserà omaggiando la maglia più iconica del Barcellona - quella che fu di Maradona, Ronaldinho, Messi, per dire - ecco che al netto della glassa che lo circonda, bisognerà pur parlare di come il talento più luminoso di quest’epoca sia in qualche modo chiamato a certificare il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, con tutto quello che ne consegue tra nuove aspettative e nuove responsabilità. Abbiamo cominciato ad ammirarlo due anni fa, aveva un sorriso ritoccato dal bite, riccioli spettinati e dribbling da fuoriclasse. Il debutto nella Liga a sedici anni ancora da compiere, l’esordio in Champions e con la Spagna subito dopo, i due titoli nazionali con il Barcellona, l’Europeo vinto da protagonista. Tutto molto in fretta, nel segno del predestinato.