La povertà, la morte del padre, la rinascita: la storia di Tupou, il "Tongan Thor" australiano

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181 cm per 148 chili: sabato a Udine sfida l'Italrugby. La madre ha mantenuto da sola 11 figli e si svegliava con lui alle 5 per accompagnarlo a correre. Ora è uno dei simboli della Nazionale australiana, ed è nato tutto da un video virale su Youtube: "Sono cresciuto senza niente in casa, so cosa vuol dire non avere nulla. Ora posso aiutare la mia famiglia ad avere una vita diversa"

Francesco Palma

4 novembre - 17:37 - MILANO

Lo chiamano “Tongan Thor”. È Taniela Tupou, gigante di 181 centimetri e 148 chili: il soprannome glielo hanno dato in Nuova Zelanda, dopo averlo visto vincere una partita da solo a 17 anni, ma vale anche e soprattutto per ciò che ha fatto e vissuto fuori dal campo. Suo padre Malakai faceva il carpentiere ed è morto quando Taniela aveva nove anni. Da allora sua madre Loisi ha portato avanti da sola la famiglia: 11 figli, vivevano tutti insieme in una piccola casa di legno, con pochi soldi e tanta ostinazione. “Sono cresciuto senza niente in casa, so cosa vuol dire non avere nulla” ha raccontato tante volte. Spesso sua madre doveva bussare alla porta dei vicini e chiedere un po’ di farina e preparare i topai (dei dolci a base di farina, latte di cocco e zucchero) e i buns, i panini tongani. Nato nel 1996 a Vaini nell’isola di Tongatapu, da bambino Taniela Tupou guardava dalla finestra gli aerei atterrare nel cuore della notte. Quello dall’Australia arrivava verso le due, e ogni volta sognava di essere lì, verso una vita migliore per lui e la sua famiglia, numerosissima. “Un giorno salirò anch’io su quell’aereo” sognava. Non poteva ancora sapere che sarebbe diventato “Tongan Thor” e che lo avrebbe fatto proprio con la maglia dell’Australia, dopo essere passato anche per la Nuova Zelanda, ma sapeva che qualcosa poteva e doveva succedere. Adesso è uno dei giocatori simbolo dell’Australia che sabato sfiderà l’Italia, con 66 presenze in Nazionale e una carriera – e una vita – che sembra un film.

la sveglia alle 5, mamma loisi, la bibbia

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La sveglia alle 5, mamma Loisi, la Bibbia Taniela Tupou sapeva che il rugby poteva diventare qualcosa di più di una passione, e soprattutto poteva essere l’unica opportunità di cambiare davvero la sua vita e soprattutto quella della sua famiglia, il suo vero obiettivo. Proprio mamma Loisi si svegliava ogni mattina alle cinque insieme a Taniela, lo accompagnava sulla strada principale da Vaini a Malapo, dove suo foglio correva a piedi per allenarsi: lo incoraggiava, poi pregavano insieme. Mamma Loisi gli ha insegnato a leggere e capire la Bibbia, ad avere fede: e aveva ragione. Si capisce subito che Taniela Tupou può diventare qualcuno: comincia al Tonga College 'Atele e poi ottiene una borsa di studio per il Sacred Heart College di Auckland, in Nuova Zelanda. Il primo aereo, quello che sognava fin da bambino, finalmente arrivato: sognare è una cosa, vivere però è un’altra. L’inizio è molto duro: Tupou non parla bene l’inglese, non riesce ad ambientarsi. Vorrebbe tornare a casa ma sa di non poter mollare, per lui, per sua mamma e per i suoi fratelli. Qualcosa prima o poi sarebbe successo, e infatti succede. È il 2013, sfida tra il suo Sacred Heart College di Auckland e la Kelston Boys High: Tupou è di un altro pianeta, segna tre mete e vince la partita praticamente da solo. La sua fortuna è che qualcuno in tribuna sta filmando il match per caricarlo su Youtube: quel video diventa virale, e quel ragazzone del College di Auckland diventa per tutti “Tongan Thor”.

le polemiche con la  nuova zelanda

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Eppure la strada resta in salita. Tupou non ha un passaporto neozelandese, quindi non può rappresentare le squadre giovanili: “Mi dissero 'se non hai un passaporto neozelandese ma vivi qui da quattro anni, puoi giocare per la squadra'. Ma io sono qui da quattro anni e mi hanno detto che non posso giocare con loro. Non è giusto. Evidentemente non sono abbastanza bravo per restare qui” raccontò con una punta di amarezza al New Zealand Herald. A quel punto i dirigenti neozelandesi gli propongono un accordo: faranno un’eccezione, ma in cambio sarà “bloccato” dalla Nuova Zelanda e non potrà più cambiare nazione, anche se per regolamento le squadre giovanili non sono vincolanti nella scelta definitiva della Nazionale. Tupou rifiuta, a 17 anni non vuole essere vincolato né accettare una clausola capestro e – consigliato anche dalla sua famiglia – si trasferisce in Australia. Aveva offerte anche in Europa, ma non voleva stare troppo lontano dalla madre e dai fratelli. La scelta è quella giusta, perché i Reds lo aiutano a crescere e la Nazionale Australiana punta talmente tanto su di lui da convocarlo quando ancora non è schierabile. Tupou arriva nel Queensland nel 2014, e devono passare quindi 3 anni per poter giocare con l’Australia: nel 2016, però, viene già portato nei vari ritiri in modo da renderlo già pronto quando – nel 2017 – ottiene il diritto di giocare coi Wallabies. Dal 2017 a oggi giocherà 66 partite, diventando un giocatore simbolo della Nazionale australiana. Quando giocava nelle franchigie australiane e c’era doppia sessione di allenamento – al mattino e al pomeriggio – arriva al campo in roulotte per fare un pisolino nel mezzo senza dover tornare a casa, giusto per far capire la propensione al sacrificio di chi non aveva nulla e ha conquistato tutto.

il ciclone e la risalita

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Dopo l’esordio in Nazionale sembra tutto in discesa: un bel contratto, la Nazionale, il Super Rugby. Purtroppo non è così: nel 2018 il ciclone Gita devasta Tonga, e la casa della madre viene distrutta. Lei e le due sorelle più giovani restano senza un tetto. Taniela non ci pensa due volte: torna a casa e investe tutto quello che ha guadagnato fino a quel momento per costruire prima una sistemazione temporanea (“serve solo come rifugio per il momento. Spero di riuscire a costruire una casa vera, resistente ai cicloni, prima che ne arrivi un altro”) e poi una casa vera per la donna che gli ha permesso di diventare ciò che è: “So cosa vuol dire non avere niente, perché quando sono cresciuto a casa non avevamo nulla. E adesso, con tutto quello che ho, sembra che io possa aiutare la mia famiglia ad avere una vita. Mi emoziono quando parlo della mia famiglia. Penso che quando attraverso momenti duri in allenamento o nelle partite, penso a mia madre e al duro lavoro e ai sacrifici che ha fatto per noi” raccontò commosso quando alla fine del 2018 fu premiato come giocatore australiano dell’anno. Dopo tanti anni in Australia oggi Tupou vive a Parigi gioca per il Racing 92, e ha due cani giganteschi, Thor (ovviamente) e Hulk: “Sono abbastanza grandi da giocare in prima linea con me”. E quasi ogni giorno sente la madre: “Lei mi scrive, mi chiama sempre. A volte le dico: mamma, lasciami un attimo di respiro. Ma rispondo quasi sempre, diciamo nel 90% dei casi”.

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