La Juve e il dramma delle punte 90 giorni dopo l'ultimo gol su azione! I numeri del flop

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Vlahovic non basta, i nuovi acquisti sono spariti dai radar. Il cambio di guida finora non è servito a rivitalizzare le punte bianconere

23 novembre - 13:17 - FIRENZE

Torino, 24 agosto: Joao Mario recupera un bel pallone sulla trequarti difensiva, Vlahovic scambia con Yildiz, che mette il serbo davanti a Suzuki. Il numero 9 realizza il primo dei suoi 6 gol stagionali, la Juve inizia bene la stagione battendo per 2-0 il Parma. Ecco, tre mesi e esattamente 90 giorni dopo, quella resta l’unica rete su azione realizzata da uno degli attaccanti bianconeri in questa Serie A. Sarebbe già abbastanza per far suonare fortissima la sirena dell’allarme alla Continassa, ma a complicare le cose c’è il fatto che quello offensivo in estate è stato il reparto maggiormente rafforzato e che il club in estate ha investito oltre 70 milioni tra il riscatto di Conceiçao, l’ingaggio a parametro zero di Jonathan David e il prestito con obbligo di riscatto condizionato di Lois Openda. E, nella gara del Franchi, i tre hanno disputato appena mezz’ora in tre recupero compreso (18’ il portoghese, 6’ a testa il canadese e il belga). Per ritrovarsi, con 6 gol in meno, alla stessa giornata, della squadra di un anno fa di Thiago Motta che poteva contare sul solo Vlahovic come centravanti (21 allora, 15 oggi). 

dusan non pervenuto

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Al “Franchi” il serbo ha dovuto giocare contro 22.000 tifosi avversari, mettendo in evidenza quelle qualità e quelle mancanze che fa vedere da ormai quattro stagioni con la maglia juventina: grande leadership, giocate di alto tasso tecnico (come il controllo di tacco con cui aveva saltato Pablo Marì in occasione del rigore poi revocato a seguito dell’on field review), ma anche un’incapacità cronica di concretizzare le occasioni in una situazione di pressione. L’immagine del controllo imperfetto con cui si allunga il pallone mentre è lanciato da solo contro De Gea al 35’, con la conseguenza di essere costretto ad allargarsi sprecando la chance, è quella che lo ha accompagnato in bianconero dal momento del suo arrivo. Un centravanti che pecca di killer instinct e che spesso ha bisogno di più di un’occasione per trovare la via della rete. E in una squadra che fatica a costruire palle-gol (a Firenze la Juve ha avuto una media di quasi il 60% di possesso palla, ma ha partorito appena 4 tiri in porta), questo è il primo dei problemi. 

dove sono david e openda?

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L’altro è che chi avrebbe dovuto sopperire è ormai quasi desaparecido: Jonathan David e Lois Openda nella gara contro i viola hanno avuto appena sei minuti a testa a disposizione. “Li ho fatti entrare tardi, è vero”, ha ammesso, chissà quanto veramente convinto, Spalletti dopo la gara. Il canadese, arrivato con il soprannome di “Iceman” per la freddezza sotto porta, dopo il debutto a segno contro il Parma non è più riuscito a ripetersi: vero che a Torino ha avuto appena 7 occasioni da titolare su 16 partite, ma il suo digiuno, tra club e nazionale, ha già sfondato quota mille minuti (1.021, l’ultima gioia a inizio settembre con il Canada). Ormai infinita, invece, l’astinenza del belga ex Lipsia, che non festeggia una rete dal lontanissimo 11 aprile, quando ancora vestiva la maglia della squadra della Red Bull: sette mesi e mezzo e 1.032 minuti a secco. Se a questo si aggiunge che Yildiz e Conceiçao (5 gol in totale) hanno trovato la via della rete solo con conclusioni da fuori o su rigore e che ultimamente il turco sembra in deficit fisico, il quadro è completo: per l’attacco della Juve suona fortissimo l’allarme rosso.

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