Il capitano di Davis: "Jannik in azzurro è fantastico, non si mette sul trono ma è sempre vicino ai compagni. Ha fatto qualcosa di straordinario a Wimbledon. Noi puntiamo a vincere la terza Davis nel prossimo triennio, sempre in casa"
Filippo Volandri conosce Wimbledon, l’atmosfera, il prestigio, il valore del torneo più antico. Per lui, ex top 20 e capitano di Davis, vivere l’emozione della prima vittoria italiana a Wimbledon è stato il traguardo di un viaggio ricco di soddisfazioni in queste due settimane londinesi. Il trionfo storico del numero 1 al mondo, le tante buone prestazioni degli azzurri e una rosa sempre più ampia e ricca a cui attingere per la Davis che l’Italia dovrà difendere a Bologna a novembre.
Capitano, come ha vissuto la finale?
"Come qualcosa di straordinario. Si trattava di capire come Jannik avrebbe reagito alla finale di Wimbledon, che è diversa da tutte le altre e non l’aveva mai giocata. Nessuno dei due nei primi game ha giocato un tennis pulito, però poi Jan ha messo un’altra marcia. È un tennista grandioso, straordinario".
Perché una finale a Wimbledon non si può paragonare a nessun’altra?
"Il Centre Court è diverso da tutti gli altri Slam. L’atmosfera è sempre speciale, può intimidire perché quello è il campo dove hanno trionfato tutti i grandi, dove si è fatta la storia del tennis".
All’inizio gli appassionati sulle tribune pendevano un po’ di più dalla parte di Alcaraz, poi man mano che la partita è andata avanti, Sinner si è preso il cuore del Centre Court.
"Un tifo molto diverso da quello di Parigi dove si era sentito tanto il sostegno per Alcaraz. Qui all’inizio c’era giustamente una leggera preferenza per lo spagnolo, poi si è visto che tifavano per la partita e lo spettacolo. Sul finale, però, il tifo per il nostro campione si è levato forte".
Tutti i ragazzi azzurri hanno espresso anche via social la gioia per la vittoria di Sinner, anche i più giovani a cui sembra abbia fatto anche un po’ da fratello maggiore.
"Quando Jannik è in campo, quando deve giocarsi un match, è una macchina da guerra. Quando però è in Davis, o quando ci sono altri italiani è fantastico perché si mette sempre a disposizione. È anche questa la sua grandezza: non si mette lassù sul trono da numero uno ma cerca sempre di aiutare a suo modo con una parola, uno stimolo, una domanda come ha fatto a Londra anche con Vasamì e Basile".
Può contare su una rosa ampia e variegata e su ragazzi che si spingono a vicenda.
"Sì, e da tecnico oltre che da capitano della Nazionale mi fa felice che siano tutti così. Pure Berrettini ha sempre aiutato Cobolli, anche quando ha debuttato in Davis. A Parigi Musetti si è allenato con Vasamì. Durante le pause degli allenamenti si parla, ci si scambiano opinioni, si cresce".
Si parlava prima di Cobolli, perché Sinner è il numero 1, è un fuoriclasse, ed è un po’ difficile immedesimarsi. Ma la crescita di Flavio è un altro messaggio che con il lavoro e l’impegno si può arrivare in alto, come lo vede?
"Flavio ogni tanto racconta che non gli piace allenarsi, ma non è così. È diventato molto professionale, è cresciuto, maturato e risultati sono arrivati. Ora va trattato come un giocatore forte. L’ho detto a suo padre Stefano, che è anche il suo allenatore. Diventa importante la programmazione, quanti e quali tornei, il recupero. Cobolli è uno straordinario atleta e questa preparazione va mantenuta. Quindi bisogna gestire la quotidianità".
Alla luce di questa storica vittoria, come immagina il futuro azzurro?
"Sempre più bello. E penso che anche noi tecnici federali ci abbiamo messo un po’ del nostro. Quando giocavo io si era tutti slegati, ognuno per sé, col proprio allenatore, c’era tanta diffidenza nei confronti della federazione. Invece siamo stati bravi a metterci a disposizione dei giocatori, creando un clima di fiducia e collaborazione. Si è creato un circolo virtuoso che sta facendo bene a tutti. Abbiamo tecnici che lavorano su progetti come quello di Arnaldi e Cobolli, c’è Umberto Rianna. Stiamo tutti insieme e anche i ragazzi stanno insieme tra di loro. Siamo un grande gruppo e parlo anche di osteopati e fisioterapisti. Jannik ha curato il gomito con Claudio Zanetti che è uno dei nostri specialisti al seguito. Funzioniamo bene a tutti i livelli".
Non per niente abbiamo vinto due volte di fila la Davis... Non c’è due senza tre?
"Il progetto è di vincere la terza entro il prossimo triennio, in cui giocheremo sempre in casa. Abbiamo una squadra talmente ricca e variegata che quando qualcuno non ce la fa, ci sono altri che stanno bene. Anche a Wimbledon, abbiamo avuto le uscite premature di Berrettini e Musetti ma abbiamo bilanciato con le buone notizie di tre italiani agli ottavi con un Sonego ritrovato, un Cobolli ai quarti e il titolo di Jannik. Abbiamo vinto Wimbledon, ragazzi".