La folle storia di Tarvet, che ha vinto 115.000 euro a Wimbledon ma non può ritirarli

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Oliver è britannico, ha 21 anni e sarà il prossimo avversario di Alcaraz. La sua vittoria al primo turno vale 99.000 sterline ma, essendo ancora uno sportivo universitario negli Stati Uniti, non può guadagnarne più di 7.300...

Lorenzo Topello

30 giugno - 20:12 - MILANO

Nel momento in cui mette giù il punto che castiga definitivamente lo svizzero Riedi, la mente di Oliver Tarvet accoglie un bastimento di pensieri da quiz a risposta multipla. Orgoglio: il britannico è il giocatore iscritto al tabellone di Wimbledon con la più bassa classifica in singolare. Eppure ha vinto lui. Priorità: un abbraccio inevitabile alla famiglia a bordocampo. Fantasticherie: mercoledì lo aspetta Carlos Alcaraz, comunque andrà sarà un successo. E un rimpianto grande come un assegno da 99mila sterline, circa 115mila euro: che peccato guadagnarsi sul campo così tanti soldi e non poterli ritirare…

99.000 sterline di premio

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Nastro riavvolto. Il classe 2003 ha superato in scioltezza i turni di qualificazione e mandato a casa Atmane, Galarneau e Blockx. All’improvviso, da numero 733 (settecentotrentatré), Oliver si ritrova nel tabellone principale di Wimbledon. Che non è una trasferta proibitiva, considerando che Tarvet viene dall’Hertfordshire: un’ottantina di minuti in macchina. Se aggiungete un’ora, trovate il tempo di percorrenza del suo primo turno nello Slam inglese: triplo 6-4 per avere ragione di Riedi, anche lui proveniente dal tabellone di qualificazioni. Tarvet se la ride, il prossimo incrocio mette i brividi: “La possibilità di trovare Carlos Alcaraz al secondo turno? Semplicemente un sogno che si avvera”. Poi in conferenza qualcuno lancia finalmente la patata bollente: “Già, ma del prize money non ritirabile cosa pensi?”. Oliver è assiduo frequentatore dell’Università di San Diego in California: per le leggi americane, i tennisti iscritti al circuito universitario Ncaa - e quindi non ancora professionisti - non possono incassare un premio superiore alle 7.300 sterline. Un grattacapo non indifferente: il secondo turno di Wimbledon ne garantisce 99mila.

non per soldi

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In conferenza allora scattano le curiosità. Tarvet non si tira indietro: “Ho lavorato duramente per ottenere questi soldi. Non ritengo siano immeritati. Forse ci vorrebbe un cambiamento nel regolamento Ncaa, ma allo stesso tempo non voglio esserne coinvolto: non è il mio campo”. Già, va decisamente meglio con righe e corridoi: nel ranking live Oliver è sbarcato di prepotenza fra i primi 400 del mondo, e all’orizzonte c’è la supersfida con Alcaraz: “Quello è il mio sogno. Non sono qui per i soldi, ma solo per il pubblico e l’esperienza, cercando di lasciare il segno”.

come shelton?

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La questione dei premi partita, però, è destinata a ripresentarsi. Il gioco al momento vale eccome la candela: l’unico modo per Tarvet di ritirare i prize money superiori alle 7.300 sterline sarebbe accettare di diventare professionista, chiudendo l’esperienza universitaria. Le regole Ncaa ostacolano o favoriscono la formazione dei grandi sportivi negli Stati Uniti? Se lo chiedeva anche Ben Shelton, tre anni fa: il mancino americano faceva ancora parte della squadra di tennis della Florida nel 2022 alla vigilia dello Us Open. E anche lui aveva rinunciato a premi appetitosi come quelli che derivano da un ottavo di finale a Cincinnati (vincendo oltretutto contro un top 10 come Ruud). A quel punto, Shelton ha scelto di lasciare il circuito universitario e diventare un professionista. Chissà che Tarvet non prenda spunto.

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