L'Ue avverte, 'rischio di revoca del Dpcm su Unicredit'

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E' ormai scontro aperto tra l'Ue e l'Italia sui vincoli posti dal Governo all'operazione di Unicredit-Banco Bpm con il Decreto del golden power. La Commissione Europea ha avvertito che il Dpcm rischia la revoca perché contrario al diritto europeo. "Risponderemo semplicemente riprendendo la sentenza del Tar che ci soddisfa e riconosce un principio, che la sicurezza economica è parte della sicurezza nazionale", ha replicato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

"E' legittimo che le banche puntino a fare profitto". Ma lo Stato non fa profitto e "deve garantire la sicurezza nazionale". Perché "secondo noi non ci sono solo aspetti della concorrenza ma anche e soprattutto quelli della sicurezza nazionale".

La Commissione contesta non solo che il Dpcm non le è stato notificato, ma anche che "ciascuna" delle prescrizioni imposte al 'deal' appare in violazione del diritto europeo. Un richiamo pieno, formalizzato nella lettera inviata dalla Commissione Ue lunedì 14 luglio e di cui è ora trapelato anche il testo integrale: la "conclusione preliminare" è appunto che l'Italia "ha violato l'articolo 21 del Regolamento Concentrazioni".

E se confermato, l'esecutivo comunitario potrà adottare una decisione formale ordinando all'Italia di "revocare senza indugio il Decreto". L'Italia potrà ora rispondere "entro 20 giorni lavorativi". In teoria, dunque, entro il 12 agosto.

La lettera, firmata dalla vicepresidente esecutiva della Commissione Ue, Teresa Ribera, sorprende tra l'altro su un punto: segnala che Bruxelles ha inviato due richieste di contatto telefonico alla Presidenza del Consiglio, una il 17 aprile e una il 22 maggio, entrambe rimaste senza risposta. E' rilevante perché nella vicenda entra in gioco anche un principio fondamentale del diritto Ue, richiamato in altri punti della missiva: la "leale cooperazione" tra Stati e istituzioni europee.

Da segnalare poi che il primo tentativo di contatto andato a vuoto per "comprendere lo stato dell'indagine" sul golden power è del 17 aprile: Roma non risponde, il giorno dopo arriva il Dpcm. Nel merito, Bruxelles contesta ogni singola prescrizione di Roma. Il vincolo che obbliga UniCredit a mantenere inalterato per cinque anni il rapporto tra prestiti e depositi in Italia viene giudicato una possibile "restrizione ingiustificata alla libera circolazione dei capitali", in violazione del Trattato sul funzionamento dell'Ue, del Regolamento sul Meccanismo di Vigilanza Unico (Ssmr) e della Direttiva sui requisiti patrimoniali (Crd).

Stesse violazioni possibili per la clausola sul project finance, mentre la prescrizione sugli investimenti in titoli italiani sembra contrastare, oltre che con il diritto primario dell'Ue, anche con le direttive sui fondi di investimento armonizzati Ucits, sui gestori di investimenti alternativi Aifm e sulla Mifid II.

Possibili dubbi giuridici gravi emergono anche sulla clausola che impone a UniCredit di "supportare lo sviluppo della società", vista come una limitazione arbitraria dell'autonomia gestionale. E infine, la prescrizione che impone di abbandonare la Russia entro nove mesi, secondo Bruxelles, sconfina nei poteri esclusivi della Bce in materia di vigilanza bancaria.

Si attende ora una convocazione del consiglio d'amministrazione di UniCredit tra domani e dopodomani. Nel frattempo, sul fronte delle acquisizioni transfrontaliere, la presidente del consiglio di sorveglianza della Banca centrale europea, Claudia Buch, ha sottolineato che la vigilanza non interpreta "le fusioni nazionali e transfrontaliere in modo diverso in alcun modo".

Quanto a UniCredit-Commerzbank, senza parlar del caso "monitoriamo attentamente ciò che sta accadendo", ha segnalato aggiungendo che il compito Bce resta solo quello di valutare "le implicazioni prudenziali". Intanto le opposizioni restano all'attacco.

"Giorgetti venga in Aula", ha affermato Benedetto Della Vedova (Più Europa) parlando di "figura barbina" del governo. Gianmauro Dell'Olio del M5s ha puntato contro il "ruolo del governo nel risiko bancario", "solo per favorire alcuni privati". E ha chiesto a Giorgetti di riferire in Parlamento anche Bruno Tabacci (Pd) per un "uso disinvolto del golden power sulla vicenda UniCredit-Bpm, che appare così strumentale da mettere il governo in una situazione di totale conflitto di interesse".

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