Il Galatasaray non ha ancora affondato il colpo per il centrocampista nerazzurro, ma se dovesse farlo...
Dopo essersi tolta qualche ruga del tempo, dopo questa prima dose di cipria sulla punta del naso, che inizia appena a farla sembrare più giovane, l’Inter potrebbe scegliere a sorpresa il vintage. Potrebbe aprire di colpo le ante e tirare fuori dall’armadio uno di quegli abiti che le sono sempre caduti benone: Granit Xhaka, motore del Leverkusen pronto a cambiare aria, non sarà l’ultima collezione di grido nella moda europea, ma si può essere eleganti e di successo anche con capi da battaglia come lui. Lo insegna proprio il recente passato nerazzurro. Potrà sembrare tutto fermo nei sabati di metà luglio in viale della Liberazione e, invece, sono giorni di strategia e osservazione generale: la navigazione estiva si decide proprio adesso e le rotte tracciate inizialmente possono anche essere leggermente modificate, in base alle esigenze della squadra che sta nascendo tra le mani di Chivu e alle contingenze di un mercato piuttosto ingessato. Per esempio, se fosse necessario cambiare il guardaroba anche a centrocampo, il club nerazzurro pensa a un look meno aggressivo e più prudente di quello che ci si immaginava. In un eventuale dopo-Calha si pensa proprio a un innesto di garanzia, che mantenga alta il livello di esperienza e di fame nel reparto: proprio Xhaka, a lungo corteggiato dal Milan e ora nel mirino della Signora, sembra lì caduto apposta. E se, alla fine, fosse proprio l’Inter a dare una maglia italiana a questo svizzero dal cuore kosovaro?
la via
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Starà pure per compiere 33 anni, ma Xhaka sprigiona ancora la stessa forza motrice mostrata prima nell’Arsenal di Arteta e poi nel Leverkusen dei miracoli di Xabi Alonso: come hanno dimostrato nel tempo sia Mkhitaryan che Acerbi, l’età può diventare solo un numero in certi casi. Insomma, qui il curriculum è tale da non fare rimpiangere eventualmente un totem interista di questa epoca come Calha: ben prima di farsi venire la nostalgia delle mille luci del Bosforo, è stato il regista di Inzaghi la chiave di uno scudetto e un paio di finali di Champions perse. Se la questione turca è ancora sul tavolo e resta al momento di difficile risoluzione, l’Inter non può che cautelarsi e immaginare un successore di simile lignaggio: il gradimento di tutto il club sul brasiliano atalantino Ederson è ancora totale ed entusiasta - ci mancherebbe pure –, ma questa sensazione si annacqua in un bagno di realismo. È accompagnata dalla consapevolezza di quanto sarebbe dura trattare con l’integerrima Dea, che traccia una linea netta a 60 milioni e al momento non ci sente da nessun orecchio.
e il turco...
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Ben più economica e “pratica” l’opzione del capitano della nazionale svizzera, anche perché per una cifra umana, compresa tra 12 e 15 milioni, potrebbe essere portato a Milano. E poi garantirebbe affidabilità di Hakan in mezzo al campo in un triennio, arco temporale per un possibile contratto. E ancora di più in questo reparto cangiante tra le mani di Chivu, che potrebbe presto avere due mediani e non più un regista con un paio di mezzali assaltatrici accanto. Questo, però, sarebbe un passo successivo, da fare nel caso in cui davvero il turco Calha ritrovi improvvisamente la strada verso casa. Il Galatasaray, perso nell’affanno Osimhen, non ha ancora affrontato seriamente la questione, anche perché non sa bene di quali munizioni disporrà: Hakan non è comunque un esigenza tecnica nella squadra di Istanbul, ma sarebbe la risposta a un richiamo patriottico, vista quella fascia che l’interista porta al braccio nella nazionale di Montella. Insomma, in certi salotti di Istanbul non dispiacerebbe vederlo nel caro, vecchio (e governativo) Gala. I nerazzurri, che hanno fissato il prezzo in 25-30 milioni, sono in tattica attesa e non sarebbero disperati se alla fine Calha restasse per un ultimo giro di giostra: i rapporti con Lautaro e compagnia possono essere ricomposti senza scossoni, ma preparare un piano B e pure un piano C è semplice dovere di un club strutturato come l’Inter
non solo vintage
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La svolta giovanilista di Oaktree non sarebbe contraddetta, comunque, da un arrivo così perché nei quasi 70 milioni spesi c’è già stata una iniezione di gioventù: Sucic, Luis Henrique e Bonny, comprati per tempo, seguono la via maestra, senza scordare il bambino Pio. San Siro attende Esposito come un liberatore, nonostante i 20 anni appena. Sono innesti strategici per coprire certe mancanze che già c’erano alle spalle dei titolari, ma le prossime mosse sul mercato potrebbero seguire una logica differente: serve esperienza senza guardare la spietata carta di identità (e senza svenarsi, soprattutto). Anche in difesa si potrebbe seguire uno schema simile, se il Parma non abbassasse le richieste milionarie per il baby Leoni. Intanto, Xhaka non si vede più in un Leveerkusen senza Xabi Alonso e, anche se ha in mano una ricca proposta araba, è lusingato dall’interesse di un’altra milanese: dal connazionale Sommer ha imparato quanto all’Inter si viva bene da ultratrentenni. E di capi da indossare si intende in prima persona: possiede un brand di sportswear che dirige già con successo. Non sarà vintage, me nella città della moda c’è sempre un armadio da riempire.