"L'IA sta cambiando il calcio e il mercato. Ma Osimhen ci diceva di non prenderlo, invece..."

5 ore fa 1
 Victor Osimhen of Galatasaray celebrates after scoring his team's first goal during the Turkish Super League match between Fenerbahce and Galatasaray at Ulker Sukru Saracoglu Stadium on April 2, 2025 in Istanbul, Turkey.  (Photo by Ahmad Mora/Getty Images)

sportweek

Contenuto premium

Cenk Ergun, l'ex ds del Galatasaray che tra i primi ha introdotto i big data in Turchia: "Mancini portò da noi la tecnologia. Dallo scouting agli schemi per le palle inattive l'intelligenza artificiale sta prendendo sempre più piede e ci aiuta, ma con Victor non ci ha preso. E vi spiego perché"

Francesco Maletto Cazzullo

2 agosto - 09:24 - MILANO

Lo sport è sempre meno istinto e sempre più algoritmo. L’intelligenza artificiale, che secondo le stime supererà i 10 miliardi di dollari di valore globale entro la fine del 2025, sta rivoluzionando ogni aspetto dell’attività sportiva: dalla prevenzione degli infortuni al fan engagement, dalla logistica alla tattica. E il calcio, in particolare, è diventato un laboratorio d’innovazione. Il Liverpool la usa per preparare le palle inattive, mentre nella Nba si impiega per studiare gli infortuni più ricorrenti, mentre in Italia si sperimentano sensori e software per migliorare le prestazioni degli atleti. Ma nel cuore di questa rivoluzione rimane una domanda: può un dato sostituire l’intuizione umana? Cenk Ergun, ex direttore sportivo del Galatasaray con cui ha vinto tutto, è convinto che la risposta sia no. È stato uno dei primi in Turchia a credere nella digitalizzazione del calcio — introducendo Gps, analisi dati e tracciamenti — ma è anche colui che ha detto sì all’acquisto di Victor Osimhen quando i big data lo sconsigliavano. Un’intuizione che ha portato il club a vincere il campionato. 

Abbonati, puoi disdire quando vuoi.

Leggi l’intero articolo