L’auto elettrica rallenta in Cina e sparisce dagli Usa: a crederci è rimasta l’Europa

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Il governo di Pechino è alle prese con la guerra dei prezzi tra costruttori nazionali, quello di Washington ha sospeso qualsiasi forma di sostegno: solo Bruxelles ancora valuta un futuro 100% a batteria dal 2035

Gianluigi Giannetti

14 luglio - 08:09 - MILANO

“Il futuro è il luogo dove andremo ad abitare” è una frase attribuita ad Albert Einstein, per errore. Non ha lasciato detto neppure quale mezzo di trasporto avremmo poi avuto a disposizione. Da scienziato, dubbi ne aveva. Per un lungo tratto è sembrato che la politica invece non ne avesse. Dopo aver rappresentato la “soluzione per eccellenza”, l’auto elettrica sta entrando in una fase più concreta dove valgono i risultati commerciali finora ottenuti e gli equilibri internazionali che potenzialmente può stravolgere. Dagli Stati Uniti arrivano chiari i segnali di una frenata, dalla Cina quelli di un sistema economico che può sopravvivere solo grazie alle esportazioni, ma che invece oggi subisce dazi da parte di Usa ed Europa. Bruxelles, nel frattempo, riflette sul da farsi, con il blocco alla vendita di auto con motore termico a partire da gennaio 2035 che resta ancora in vigore. È un mosaico complicato che in Europa stiamo subendo. “La distinzione tra passato, presente e futuro è solo un'illusione ostinatamente persistente": questo Einstein l’ha detto davvero.

CINA

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Pur nella proverbiale capacità di contenere fughe di informazioni, scoraggiando analisi poco inclini all’economia nazionale, la fotografia dell’auto in Cina appare meno rassicurante del previsto. Trionfali i dati relativi al mese di giugno, con vendite in salita dal 18,6% rispetto allo stesso mese del 2024, fino a quota 2,1 milioni di unità, con un netto progresso rispetto alla percentuale in crescita del 13.9% messa a segno a maggio. La categoria delle vetture Nev, che comprende tanto le elettriche che le ibride, ha conquistato il 52,7% dei contratti, + 29,7% guardando al giugno 2024. I segnali però non sono affatto rassicuranti. Nel Paese è in corso un programma di incentivazione che prevede un bonus equivalente a 1.790 euro nel caso di acquisto di una vettura elettrificata a fronte della rottamazione di una con motorizzazione tradizionale. Secondo le informazioni fornite dalla China Passenger Car Association, nelle popolose provincie di Guangdong, Henan e Zhejiang i fondi sarebbero andati esauriti proprio nel mese di giugno. Ma le crepe diventano ancora più visibili scendendo più al pratico. Nei primi sei mesi del 2025 il mercato automobilistico cinese è cresciuto dell’11% fino a 10,9 milioni di vetture, il 52.7% di queste appartenevano alla categoria Nev, con le elettriche salite a 3,3 milioni (+37%), le ibride plug-in hybrid giunte a 1,6 milioni (+32%) e le ibride range-extended arrivate a 538 mila unità (+17%). In sostanza, la fascia di vetture medie e grandi, Suv e berline, non è affatto ad appannaggio di modelli a batteria, mentre la guerra ormai sempre più serrata sui prezzi sta rallentando le vendite ed erodendo i margini di marchi nazionali come Byd e Li Auto, unici produttori di vetture elettriche a registrare profitti nel 2024. Con molta cautela perfino il segretario generale dalla China Passenger Car Association, Cui Dongshu, parla ormai di uno scenario “da competizione letale in cui alcune aziende rischiano di essere eliminate”. I dazi alle auto elettriche cinesi in Usa ed Europa possono “innescare una crisi di sovracapacità che il governo centrale sta monitorando attentamente”. Il mercato cinese non potrà assorbire l’intera produzione nazionale di auto elettriche e sostenerne l’ulteriore espansione, almeno in tempi rapidi.

Stati Uniti

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La posizione di Donald Trump sull’auto a batteria può dirsi la più chiara esibita finora, cioè assolutamente contraria, senza un minuto di incertezza. "Porremo fine al Green New Deal e revocheremo l'obbligo di veicoli elettrici, salvando la nostra industria automobilistica", questo il passaggio chiave nel discorso per la sua cerimonia di insediamento il 21 gennaio scorso, non certo smentito dall’amicizia poi svanita con Elon Musk. Il 12 giugno l’intervento forse più simbolico, con la firma di una risoluzione del Congresso che cancella una delle leggi manifesto per lo Stato della California, quella che imponeva il blocco alla vendita di auto con motore a combustione dal 2035. "Erano regole folli, un disastro per questo Paese" commentava Trump, preparando l’ennesimo colpo all’auto elettrica. Il 5 luglio il 47° presidente degli Stati Uniti ha firmato il Big Beautiful Bill, la grande riforma da lui voluta che prevede un aumento del deficit federale di circa 3mila miliardi di dollari entro il 2034, ma anche conseguenze piuttosto pratiche. Dal 30 settembre 2025 saranno completamente rimossi i crediti d'imposta per l'acquisto di vetture elettriche introdotti dall'Ira (Inflaction Reduction Act) approvato dall'amministrazione Biden. Verranno a mancare 7.500 dollari di incentivo per l'acquisto di una vettura a batteria nuova, 4.000 dollari se usata, ma anche la detrazione fino a 10.000 dollari sugli interessi pagati sui prestiti ottenuti per acquistare una vettura.

Europa

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In uno scenario internazionale brutalmente economico, le scelte sembrano già fatte, ma evidentemente a Bruxelles così non pare. La Commissione europea ha casomai di avviare una “consultazione pubblica” per valutare lo stop alla vendita di vetture a motore termico. Raccoglierà entro il 29 settembre prossimo i contributi delle associazioni di consumatori, ma soprattutto quelli delle aziende automobilistiche e delle imprese di componentistica che per queste ultime lavorano. I toni appaiono rilassati, perfino eleganti nel chiamare nella causa operatori del settore e imprenditori nelle grandi decisioni, ma l’emergenza è scattata. Le vendite di auto elettriche nei primi cinque mesi del 2025 hanno raggiunto le 701.089 unità, ovvero il 15,4% della quota di mercato totale nei Paesi dell’Unione. Non stanno crescendo con la progressione necessaria a giustificare il blocco alla commercializzazione di vetture con motore termico dal 1° gennaio 2035, come deciso dal piano “Fit for 55” presentato nell’ormai lontano 14 luglio 2021. Proprio quel piano aveva previsto una uscita di sicurezza, ovvero la clausola review stage, una fase di revisione che avrebbe obbligato entro dicembre 2026 la Commissione “a monitorare il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante e di energia”. Indiscrezioni riferiscono che la procedura potrebbe essere attivata addirittura nel quarto trimestre di quest'anno. Rappresenta però l’unico mezzo a disposizione di Bruxelles per uscire dagli impegni già presi e rimodulare lo stop alla vendita di vetture con motore benzina e diesel, andando potenzialmente ben oltre la data fissata del 2035.

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