Dopo il “no” del nigeriano, squadra e club formano un fronte comune. Il belga ha dato la scossa decisiva
Ci sono qualifiche — nel suo caso va bene anche titoli, vista l’etichetta di principe che lo accompagna — che dicono più di molte parole: non si fa peccato, anzi a questo punto è scontato, definire “uomo copertina Champions” dell’Atalanta, per la gara di domani con il Paris Saint Germain, Charles De Ketelaere. La notizia in sé non è questa: il belga, anche a livello europeo, si è guadagnato sul campo un certo standing. La notizia è che un anno fa, per motivi altrettanto evidenti, quasi certamente avremmo scelto Ademola Lookman: che oggi ci sia CDK al suo posto sintetizza bene ciò che è accaduto negli ultimi tempi, soprattutto fra sabato e domenica. Ed è una foto nitida della “nuova” Dea che forse è nata l’altro ieri, o comunque è stata concepita dal 4-1 al Lecce.
il fronte comune
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Una cosa è certa: gli ultimi risvolti del caso Lookman sono stati un “clic” formidabile per tutta l’Atalanta, a cui almeno nell’immediato hanno fatto più bene che male. Per una situazione che non si sblocca, sembrano essersi sciolti diversi nodi che avevano un po’ “legato” la Dea in questo inizio di stagione. Perché si è formato un fronte comune club-allenatore-squadra che ha spostato l’attenzione dalla vicenda singola dell’attaccante (e già quella dello scorso febbraio aveva rischiato di essere una mina vagante) al bene collettivo: ciò che era necessario, in attesa di capire se e quando il nigeriano si sentirà pronto per rientrare, visto che al momento ha detto di non esserlo. Se non per la sua nazionale, con la quale ha regolarmente giocato due gare di qualificazione alla Coppa d’Africa.
il dubbio coppa d'africa
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È questo il suo obiettivo prioritario, si è capito da tempo: tanto da far dubitare, visto che viene comunque convocato e impiegato dal suo ct pur lavorando da solo nel club, che Lookman possa anche pensare di portare avanti così la sua guerra di nervi fino a gennaio. Allenandosi e basta. Resistendo al clima di imbarazzo, se non vogliamo dire ostile, che lo accompagnerebbe dentro e fuori Zingonia. Anche sfidando l’eventualità di incarnare uno “status” di giocatore part time che può rovinare la sua immagine calcistica. E pure il club, che difficilmente si sentirà messo con le spalle al muro tanto da diminuire radicalmente le sue pretese economiche nella prossima sessione di mercato. Ma tutto questo è presto per prevederlo.
valori e regole
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Se Lookman non si sente pronto per rimettere la maglia nerazzurra, pronta doveva essere l’Atalanta: a reagire. A parole, replicando alle accuse vittimistiche e al chiamarsi fuori di Lookman con lo spostare il focus su valori e soprattutto rispetto delle regole. Come il club aveva già fatto in sede di mercato. Dunque Juric - ed era anzitutto un messaggio di riguardo verso i superiori interessi del gruppo - le ha dettate con toni decisi che sono piaciuti molto ai tifosi: al nigeriano, e pubblicamente ("Non sono io che devo chiedere a lui, non prego nessuno"). Il club le ha avallate per bocca dell’ad Luca Percassi: "L’Atalanta deve avere giocatori pronti a dare il 100% per la maglia". La squadra le ha “sentite”, quasi chiamata a una dichiarazione di “indipendenza” da Lookman.
Le picconate di CDK
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E così l’Atalanta ha reagito anche sul campo, e anche all’oggettiva difficoltà di non avere una risorsa tecnica fondamentale. E la gara giocata da De Ketelaere domenica, assieme all’1-0 di Scalvini, è stata il detonatore della capacità e della voglia della squadra di specchiarsi nella “ribellione” del tecnico. Tutti segnali da riverificare, anche perché il Lecce, va detto, al dunque si è dimostrato squadra piuttosto friabile (ma Pisa e Parma non lo sono molto meno). Però la sicurezza con cui De Ketelaere ne ha picconato i fianchi più scoperti, e fragili, non si vedeva da un po’. E un’Atalanta così, dall’inizio di questa stagione non si era ancora vista: Psg e Torino diranno se si è sbloccata davvero.