Giorgetti avverte: si complicano il taglio dell'Irpef e la rottamazione

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Si è complicato a causa delle incertezze internazionali il quadro della manovra al quale il governo stava lavorando per il taglio dell'Irpef e la rottamazione delle cartelle. Dalla Val d'Aosta, dove si trova per un appuntamento elettorale, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti raffredda gli umori e sfodera il consueto rigore in attesa dei numeri. "Tutto questo quadro su cui c'era una sicurezza, lo dico con grande franchezza, si è complicato un po' con tutte le vicende che a livello internazionale sono divampate e che non dipendono dal governo". Pesano gli oneri diretti e indiretti della guerra in Ucraina, dal costo dell'energia al sostegno finanziario che i paesi dovranno sostenere. La doccia fredda sulle misure arriva in una giornata nella quale la premier garantisce che la stella polare della manovra è il ceto medio.


    "Noi abbiamo smesso di gettare i soldi dei cittadini dalla finestra, nonostante i debiti da pagare che ci hanno lasciato i nostri predecessori non abbiamo aumentato le tasse ma le abbiamo abbassate", rivendica Meloni. "E vogliamo proseguire in questa direzione come sapete ora concentrandoci con la prossima legge di bilancio sul ceto medio". Una linea che sembra il mantra dei partiti della maggioranza anche se poi resta sempre più da capire su quali misure si potrà effettivamente puntare e su come calibrarle. Proprio in giornata si era appreso che per le fasce più deboli è plausibile che la social card 'Dedicata a te' possa essere rinnovata anche per il 2026. Giorgetti spiega che "l'entità della manovra finanziaria è una variabile dipendente appunto dai numeri di contesto che, come ho sempre detto, è dovere del ministero dell'Economia assicurare".


    E il quadro delle risorse a disposizione inizierà a prendere forma dopo il 22 settembre, quando l'Istat diffonderà i conti economici nazionali: dati che il Tesoro attende per definire i numeri che andranno a comporre il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che sostituisce la vecchia Nadef. In assenza della nuova legge di finanza pubblica, come già accaduto in aprile col Dfp, maggioranza e opposizione devono accordarsi sui contenuti del documento: una prima bozza di risoluzione, su cui ci sarebbe convergenza con le opposizioni, è stata presentata nei giorni scorsi e verrà aggiornata con gli ultimi correttivi, prima del voto atteso per martedì e mercoledì nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
    Il testo, che andrà trasmesso in Parlamento entro il 2 ottobre, conterrà un aggiornamento delle previsioni a legislazione vigente del Dfp e "in termini programmatici il quadro macroeconomico e di finanza pubblica", ma fornirà anche una prima indicazione sulle misure della prossima manovra: il documento, in base alla bozza di risoluzione, conterrà infatti anche "l'articolazione, per il successivo triennio, delle misure di prossima adozione nell'ambito della manovra e dei relativi effetti finanziari".


    Nell'attesa ci si esercita sul toto-misure. Oltre il rinnovo per un altro anno della social card 'Dedicata a te', in pole position anche altre misure destinate al capitolo famiglie e natalità, ancora tutte allo studio, ma che dovrebbero essere costruite sulla formula del 'quoziente famigliare'. Sul fronte fiscale resta da capire se e come a questo punto si troverà il modo di intervenire sull'Irpef per il ceto medio e sulla rottamazione. Sulla rateizzazione delle cartelle, cavallo di battaglia della Lega, aveva già frenato il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, facendo intendere che, se si farà, sarà molto limitata. E se sulla riduzione delle tasse, l'opposizione va all'attacco - "Nel 2025 la pressione fiscale toccherà il 42,7% del Pil, il livello più alto dal 2020.
    Rispetto al 2022, l'aumento è di un punto di Pil", sottolinea il dem Antonio Misiani - fonti della Lega spiegano che il leader Salvini è pronto ad incontrare dopo Pontida i vertici delle banche. Obiettivo, coprire un'operazione di pace fiscale significativa (ben superiore al miliardo di euro) con il contributo degli istituti. Sul fronte Irpef l'ipotesi più accreditata era il taglio di due punti della seconda aliquota per i redditi fino a 60mila euro, come chiede Forza Italia.
    Decisamente in salita ora l'onerosa detassazione delle tredicesime e punto interrogativo su quella dei primi di produttività.
   

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