Klinsmann: "Inter, reagisci seguendo Chivu, è moderno e ti cambia. Lautaro va difeso"

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L'ex attaccante nerazzurro legge il momento della squadra dalla California: "Il Toro è una benedizione, mai un problema. E lasciate sbagliare Pio Esposito"

Filippo Conticello

Giornalista

28 novembre - 12:11 - MILANO

Lì dalla California, seduto placidamente al tavolo di un caffè (rigorosamente italiano) mentre la temperatura è di 24°, Jurgen Klinsmann pare lontanissimo dal vento gelido madrileno che ha indirizzato la sua Inter mercoledì notte. L’ex stella tedesca dei nerazzurri, al telefono, ha però fatto subito le sue ottimistiche previsioni del tempo: "Splenderà il sole prestissimo anche sulla squadra di Cristian Chivu, dall’allenatore al capitano che non si discute". 

D’accordo, Klinsmann, ma poi in campo succede sempre la stessa storia: l’Inter gioca bene, ma... 

"Il derby l’ho visto per intero, la partita di Madrid l’ho recuperata dopo, perché commentavo su Espn Arsenal-Bayern e Psg-Tottenham. Mi pare che, risultati a parte, la squadra ci sia, in tutto e per tutto. Che abbia le idee chiare su come voglia attaccare con molti uomini. Quella contro l’Atletico non è stata una partita poi tanto diversa da quella con il Milan: l’Inter gioca quasi sempre meglio dell’avversario, crea occasioni, le spreca, ma prende gol alla prima ripartenza o, ancora peggio, su palla inattiva". 

Ma può mai essere soltanto un caso? 

"Siamo sempre lì, tutto si riduce a una questione di testa e ora è il momento di reagire. Non è un problema di qualità di giocatori, allenamento, tattica: io riporto tutto a piccoli dettagli mentali. In certi momenti, soprattutto sui calci piazzati, devi essere abbastanza aggressivo e concentrato: se sul più bello ti distrai, perdi partite come al Metropolitano". 

Il suo ex compagno Aldo Serena, commentando il gol preso dall’Atletico nel recupero, ha detto che i centravanti come voi sarebbero andati a nozze con la difesa a zona di Chivu.

"Ha ragione Aldo, la difesa a zona “invita” un po’ l’attaccante, che arriva da dietro e sorprende il rivale, ma non può essere l’unica e sola spiegazione del gol. Anche qui il problema è sempre più di mentalità che di sistema: se difendi a zona ma i tuoi difensori si muovono, anticipano, attaccano la palla, guardano l’uomo all’interno del loro spazio, puoi comunque fare un ottimo lavoro e non rischiare". 

Il modo di giocare è, comunque, cambiato decisamente: le piace? 

"Vedo una squadra molto più aggressiva, proattiva, in una parola... moderna. Soprattutto con questo pressing, devi essere lesto a leggere prima le singole situazioni se non vuoi concedere occasioni. È vero che così puoi rischiare, come sta succedendo adesso, ma l’Inter è dentro a un processo di trasformazione: il tecnico sta piantando nella testa dei giocatori la convinzione che possono controllare le partite giocando così. L’equilibrio lo trovi col tempo, non in pochi mesi, quando troverai il modo di coprirti rapidamente a palla persa".

Come valuta, comunque, questi mesi di Chivu? 

"Molto, molto positivamente. Si vede che sta costruendo qualcosa di grande, ma non va valutato dal numero di sconfitte, anche se cinque possono sembrare tante. La classifica di A dice che la vetta è vicina, quella di Champions che si può arrivare serenamente tra le prime 8. Non è così male... A me piace, soprattutto, il modo in cui Chivu sa essere diretto: non vuole compiacere, dice ciò che pensa. Anche quando le cose vanno male, lui non è diverso, non rinuncia all’idea che la squadra debba divertirsi". 

Ma lei è convinto che l’Italia sia pronta a comprendere discorsi di questo tipo? 

"La sua non è assenza di grinta, ma lucidità e profondità di pensiero. Ovviamente, in assenza di risultati, anche i giocatori devono prendersi le loro responsabilità quando sbagliano occasioni davanti o fanno gravi errori difensivi. Chivu, però, va oltre quella cultura italiana per cui si gioca per evitare la sconfitta più che per la vittoria. Lui punta al successo e resta fedele a uno stile propositivo, allegro. Altra cosa che apprezzo, non ha paura di far giocare i giovani: Lennart Karl, il 17enne del Bayern che ha segnato all’Arsenal, in Italia al massimo sarebbe andato in prestito".

A proposito di giovani, è scoccata l’ora di Pio, anche se a Madrid ha perso la palla da cui è nato il gol dell’Atletico? 

"Fatelo sbagliare, ma soprattutto fatelo giocare. È evidente che abbia un talento e un fisico pazzeschi, ma questo è il momento in cui non deve essere frenato da niente e da nessuno. Vedo che Chivu continua a dargli spazio e spero che sarà sempre di più così, anche se la concorrenza è grande, a partire da Lautaro". 

L’argentino, però, va sempre a corrente alternata. 

"So bene cosa si prova, quando metti tutto te stesso e la palla non entra. Gli è successo nel derby e in Champions, dove è stato sostituito a partita in corsa. Può sembrare strano, visto che si parla del simbolo della squadra, ma è anche il segno che Chivu non guarda in faccia nessuno. È giusto che esca arrabbiato dopo un cambio, ma le parole “problema” e “Lautaro” non possono stare nella stessa frase. Si deve ripartire da lui, poi ci penseranno Thuram, ma anche Bonny e Pio, a togliergli responsabilità. Forse ne sente troppa, ma è una benedizione per l’Inter". 

In questa difesa che a volte spegne la luce è in crescita il suo connazionale Bisseck: riuscirà nel suo proposito di andare al Mondiale? 

"Lo spero, ha tutto per giocare in nazionale e da titolare all’Inter. Anzi, adesso che manca Dumfries, perché non usarlo anche da esterno? Con quella corsa e quel passo, che problemi avrà?".

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