L'ex portiere della Roma racconta di tutta la vicinanza ricevuta nel momento della scoperta della malattia di Enzo, 15 anni: "Il suo idolo è Jannik, non si perde una partita. Sui social racconto la nostra battaglia"
Oscar Maresca
12 luglio - 10:37 - MILANO
Julio Sergio mostra con orgoglio il nuovo taglio. Ha rasato i capelli a zero da Claudio, l’amico parrucchiere. Qualche giorno fa si è accomodato sulla poltrona del salone, davanti allo specchio, insieme a suo figlio Enzo. Lo ha preso per mano, si sono guardati e hanno sorriso: “Non ci aspettavamo questo amore. Il video pubblicato sui social ha fatto il giro del mondo. Mi hanno scritto amici, ex compagni, tifosi. Siamo davvero grati per l’affetto ricevuto. E poi con il nuovo look siamo davvero bellissimi”. L’ex portiere della Roma sta giocando la partita più importante della sua vita accanto al piccolo Enzo, 15 anni. Una battaglia cominciata tempo fa: “Quando abbiamo ricevuto la diagnosi della malattia è stato un duro colpo. Non avevamo certezze sul futuro. In questo periodo abbiamo vissuto momenti belli e altri complicati. Mio figlio però non ha mai perso il sorriso, è sempre felice. È lui a dare forza a tutta la famiglia. Questa lotta vogliamo vincerla insieme. Abbiamo ancora tanto da fare”.
Enzo è un grande appassionato di sport, come il papà.
“Ho girato il mondo per il pallone. Oggi il posto più bello in cui desidero essere per sempre è accanto a lui. Guardiamo insieme le partite, ama pure il tennis. È un grande fan di Cristiano Ronaldo e di Sinner, oltre a essere tifosissimo del Santos”.
Con Neymar c’è già stato un bellissimo incontro.
“Ci siamo visti qualche mese fa, Enzo voleva tanto conoscerlo. Neymar gli ha regalato una maglietta, mio figlio però lo ha avvertito: ‘Ney devi stare in forma, l’anno prossimo giochiamo il Mondiale. Abbiamo bisogno di te’. Speriamo mantenga la promessa”.
Allora, il prossimo da abbracciare è Jannik.
“È stato uno dei tantissimi sportivi che hanno registrato il video di incoraggiamento per Enzo. Sarebbe bellissimo poterli vedere insieme, magari a Roma. Lui non si perde un match”.
Il messaggio è lanciato. Però c’è anche chi non ha mai fatto mancare il suo sostegno.
“Molti ex compagni mi chiamano e mandano messaggi. Le persone rivolgono spesso un pensiero e una preghiera per Enzo, a noi basta questo. Ognuno ha la propria quotidianità, tutti abbiamo degli ostacoli da superare. La mia vita è così: lavoro, sto vicino a mio figlio e insieme affrontiamo quello che succede. Ogni giorno è diverso. Dipende dall’esito di visite, esami e da come lui risponde alle cure”.
Lo smisurato affetto ricevuto negli ultimi giorni l’ha sorpresa?
“Tantissimo. Non è la prima volta che pubblico un video in cui io ed Enzo rasiamo i capelli a zero. Sui social racconto della nostra battaglia. Lui è un supereroe, in questi cinque anni non l’ho mai visto versare una lacrima. È questa la maniera giusta di affrontare la malattia. Mi auguro che tutti possano rivolgere sempre più attenzione alle persone che vivono la nostra situazione. Servono cure accessibili, la ricerca deve proseguire. Così da sperimentare trattamenti meno dolorosi. Anche le istituzioni, in Brasile e non solo, devono fare la loro parte”.
Qual è il momento più bello condiviso con Enzo?
“Lui mi insegna a vivere. Lo leggo nei suoi occhi, lo vedo nel suo sorriso. Ci godiamo ogni secondo insieme al resto della famiglia, mia moglie e la piccola Gaia. Vedere Enzo contento fa star bene noi”.
Cosa potrebbe renderlo ancor più felice?
“Festeggiare la vittoria del Brasile al prossimo Mondiale. Magari pure lo scudetto della Roma al Circo Massimo. La maglia giallorossa è incorniciata nel mio ufficio. La sua è già pronta nell’armadio”.