Ai quarti di finale di Wimbledon 2022 Jannik vinse in 4 set contro Carlos. Che da allora sull'erba inglese non perde più
Lorenzo Topello
13 luglio - 10:20 - MILANO
L’ultima volta che Wimbledon ha assistito ad una sconfitta di Carlos Alcaraz, alla fine dell’inno gli inglesi cantavano ancora “God Save the Queen”. Era il 3 luglio 2022, e l’asso di Murcia, dopo il ko agli ottavi di finale, si travestiva da profeta in conferenza stampa: “Io e Sinner saremo rivali a lungo, penso proprio di sì. Lui, di sicuro, rimarrà al vertice per molti anni”. Predizione ampiamente azzeccata, seppur a denti stretti e con tangibile amarezza: l’incrocio fra le due future corazzate da numero 1 al mondo se l’era preso lo scatto di Jannik, mentre a Carlos erano rimaste comprensibili ammaccature. Sono trascorsi tre anni e a Londra è passato di mano più di uno scettro: Carlo è diventato Re d’Inghilterra, Carlos si è preso il titolo di Re di Wimbledon. Ma nessuno al mondo, più dell’azzurro, ha voglia e mezzi per ascendere al trono (tennistico, s’intende).
trionfi
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All’ingresso del Centrale di Wimbledon campeggia una massima di Rudyard Kipling: “Che tu possa incontrare il trionfo e il disastro e fronteggiare quei due impostori nello stesso modo”. Il 3 luglio 2022 i due giovanissimi contendenti nella verde arena londinese hanno sperimentato sicuramente la sensazione migliore: Alcaraz viene da due Masters 1000 vinti, Sinner si è scottato perdendo la finale a Miami l’anno prima ma può comunque lucidare una bacheca da cinque titoli, fra cui il bel 500 di Washington. Per quanto radioso appaia il futuro, comunque, l’emozione caratterizza entrambi: non fanno quarant’anni in due, sarebbe strano il contrario. Non è solo la posta in palio (c’è in gioco l’accesso ai quarti di finale), ma anche il palcoscenico: il Centrale di Wimbledon quel giorno compie cent’anni, la sfida profuma di Next Gen e in cuor loro entrambi sperano di rivelarsi all’altezza di una ricorrenza simile. Ci riescono perfettamente.
con vagnozzi e cahill
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Sì, perché il pomeriggio londinese non potrebbe rivelarsi più divertente di così. Sinner ha ignorato la citazione di Kipling preferendogli i concreti suggerimenti del duo al suo angolo, Vagnozzi-Cahill: la coppia ha sostituito da pochi mesi coach Riccardo Piatti e possiede un eloquio non prolisso, ma incisivo. Il mantra di Jannik è il lavoro, come lui stesso sottolineerà a fine match (“C’è tanto lavoro dietro, non sapete quanto. E non riguarda solo il campo, ma anche la palestra”): sul campo l’altoatesino è fulmineo, 6-1 in mezzora con tanto di ace a benedire il primo set. Alcaraz, dall’altra parte, è in apnea: perde subito il servizio nel secondo parziale, mentre Sinner è bravo a gestire senza spettinarsi, concedendo una sola palla break e poi tenendo il servizio con la disinvoltura del veterano. Due a zero.
niente ritorno di carlos
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Quando si ritrova spalle al muro, il murciano sa dare il meglio di sé. Valeva un mese fa al Roland Garros (quei maledetti match point…), vale anche il 3 luglio 2022 a Londra. Perché di match point ne piovono a bizzeffe, per Sinner, già a partire dal terzo set: Jannik gioca un tie break galattico fino al 7-6, poi può servire per chiuderla, ma sulla sua strada trova i recuperi dello spagnolo. Che più lo mandi giù e più si tira su: ne annulla due e non ricambia la cortesia quando la chance capita buona a lui per dimezzare il conto dei set. Alcaraz non è ancora una macchina sul piano fisico, ma il progetto viaggia a gonfie vele: nel gennaio dello stesso anno ha perso una battaglia al quinto contro Berrettini, durante l’Australian Open. Quel ko traccia un solco nella mente e nel corpo di Carlos: quando si va all’ultimo set, spiega le vele invece di tirare i remi in barca. Jannik lo ha intuito e preferisce archiviare la pratica con anticipo: va sotto 0-40 al servizio, temendo il break, ma risale la corrente e anzi, ha la forza per mantenere un break di vantaggio. Al sesto match point, l’azzurro chiude la contesa prendendosi i meritatissimi applausi del Centrale. Ai quarti ci va lui, mentre Carlos mastica amaro dopo quattro set e una rimonta accarezzata, ma rimasta chiusa in un cassetto dalla combinazione impossibile da ricordare.
incantesimo alcaraz
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Sinner, in conferenza, tenta di minimizzare ma la soddisfazione è enorme: “C’è tanto lavoro dietro, posso essere contento della prestazione, e questa è la cosa più importante”. Il sorriso gli ritorna quando gli ricordano un insieme di cosucce: è la prima volta che raggiunge i quarti di finale a Wimbledon, ha la possibilità di affrontare Novak Djokovic al prossimo turno, non ha mai perso il servizio nell’intero arco del match. Non male, per uno che fino alla settimana prima, ovvero all’inizio dello Slam, non aveva mai vinto una partita su erba nel tabellone principale di un torneo. Sì, che Jannik sia un capolavoro di precocità si intuisce anche osservando le gelide statistiche. Dall’altra parte Alcaraz pregusta la rivincita: “Cercherò di essere uno dei migliori al mondo per molti anni, spero di avere una buona rivalità con lui”. Predizione azzeccata, di nuovo. Carlos si è tolto qualche rivincita azzannando due volte la terra rossa del Roland Garros. Ma sull’erba non ne ha ancora avuto occasione. Una cosa è certa: ha imparato la lezione. Sui prati Carlos diventa un cannibale a partire dalla stagione successiva, inanellando successi per due anni fino al giugno 2024, quando Draper lo costringe al check-out dopo gli ottavi di finale del Queen’s. A Wimbledon, però, è un’altra storia: lo spagnolo è imbattuto da quel 3 luglio 2022. Da Sinner a Sinner: solo l’altoatesino può spezzare l’incantesimo.