Inter, il peso di Barella: il centrocampo cambia, ma lui resta il faro

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Il più usato da quando Chivu è in panchina. Il reparto cambia, ma...

Marco Fallisi

Giornalista

31 agosto - 11:07 - MILANO

Sarà anche cangiante e fluido, questo centrocampo che sta mettendo a punto Cristian Chivu, ma Barella è la password che lì in mezzo non cambia mai: Nicolò, che di mestiere fa la mezzala ma anche il regista, l’incursore ma anche il mediano di rottura, l’uomo assist ma anche l’uomo gol, apre tutte le porte di questa Inter. Anche di questa Inter, verrebbe da dire, perché non ci sono stagioni che non portino ben impresso il marchio del 23, da quando Barella lo indossa con la maglia nerazzurra addosso. E allora, per chi fosse disorientato dalla rivoluzione in atto, prego passare dal senatore sardo: nella mediana nerazzurra cambiano uomini e ruoli ma non la centralità di Barella. 

sempre in campo

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È stato così durante l’era inzaghiana - Barella, 200 partite giocate in quattro stagioni, è stato il giocatore più impiegato in assoluto dall’ex allenatore - e il ritmo è rimasto lo stesso ora che alla guida dell’Inter si è messo Chivu: tra i giocatori di movimento in rosa, Nicolò è l’unico insieme a capitan Lautaro ad aver giocato da titolare tutte e cinque le partite con il romeno in panchina. Sempre presente, e sostituito appena una volta - contro il River Plate al Mondiale per club americano -, Barella è un ponte in carne e ossa tra passato, presente e futuro: la sua presenza rassicura tutti, dall’allenatore che sta provando a ristrutturare le linee guida del gioco nerazzurro, ai nuovi arrivati che nei suoi movimenti e nel suo approccio alle partite ritrovano un punto di riferimento tanto solido quanto prezioso. Non è un caso che in occasione dell’esordio in campionato, dopo aver provato più soluzioni durante gli allenamenti ad Appiano senza Calhanoglu squalificato, Chivu abbia deciso di affidare proprio all’azzurro la regia del centrocampo: Barella ha interpretato la posizione a modo suo, più lotta e meno governo rispetto al turco, ma il risultato è stato un successo e l’Inter ha trovato presto la sua strada. Quella del gol, anche quella, è passata dai piedi di Nicolò: il corner da cui è sbocciato il colpo di testa di Bastoni che ha sbloccato la partita con il Torino è partito dal destro di Barella, vice Calha anche dalla bandierina. I programmi per stasera, invece, non prevedono straordinari tattici: con Hakan di nuovo al centro e Sucic molto probabilmente spostato a sinistra al posto di Mkhitaryan, a Barella toccherà innescare l’Inter partendo sulla destra. È un affare che conosce a memoria, anche se contro l’Udinese andrà declinato secondo i nuovi codici studiati da Chivu - più verticalità, più pressing - per poi eventualmente rimodellarsi in corsa, se l’Inter dovesse cambiare pelle passando a un centrocampo a quattro. Barella lo conosce e non si tirerebbe certo indietro: "Ho giocato con quel modulo per sette anni nelle nazionali giovanili", ha spiegato tempo fa. 

tirato a lucido

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Di sicuro, le gambe girano già come devono per reggere il lavoro richiesto da Chivu: nel debutto con i granata, Barella si è distinto anche per brillantezza fisica. Merito di una ripartenza davvero da manuale: l’azzurro ha azzannato questa settima stagione da interista come fosse la prima. La nuova preparazione atletica, senz’altro più dura ma calibrata da Chivu e dal suo staff per durare più a lungo nel tempo, farà il resto. E allora sì che Barella potrà continuare a restare la bussola dell’Inter. Anche in tempo di rivoluzione.

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