Inter e Atalanta, una coppia da scudetto. Milan, che combini?

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La Dea è più continua, Inzaghi ha mille risorse. La Juve senza centravanti (vero e falso): la punta serve. Brutto show a San Siro, colpa dei rossoneri

Stefano Agresti

Giornalista

24 novembre - 00:10 - MILANO

L’Inter segna cinque reti a Verona in poco più di mezz’ora, l’Atalanta a Parma impiega quattro minuti per andare in vantaggio, crea un’infinità di occasioni e alla fine fa centro tre volte. Sono due macchine da gol, insomma, tanto che hanno nettamente gli attacchi migliori del campionato: hanno già raggiunto quota 34 e 31, con la banda Gasp davanti a tutti, e le altre che inseguono staccatissime (Lazio e Fiorentina sono a 25). Milan e Juve, di contro, non producono un solo vero tiro verso la porta in una partita intera. Sono numeri che stridono e che in parte si spiegano ovviamente con la forza dell’avversaria di giornata: un conto è affrontare squadre che lottano per la salvezza come (appunto) Verona e Parma; un altro conto è giocare uno scontro diretto. Ma non è sufficiente questo per raccontare una differenza così ampia: tra le quattro squadre di vertice che abbiamo visto ieri in campo c’è stata una distanza abissale nell’atteggiamento, nella voglia di imporsi, nell’intensità del gioco e del pressing. 

differenze

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E forse non è un caso se adesso Inter e Atalanta sono al comando della classifica aspettando il Napoli (che le può scavalcare), la Lazio e la Fiorentina (che le possono raggiungere), mentre la Juve si stacca un po’ e il Milan scivola a nove punti dalla vetta, non pochi benché debba recuperare una partita. Fonseca continua a ripetere che crede nello scudetto, un’assunzione di responsabilità apprezzabile anche se la classifica e il campo stanno dicendo cose diverse. Milan-Juve è stata una partita di rara bruttezza, ma non possiamo certo accomunare le due squadre nel giudizio negativo. I bianconeri erano troppo condizionati dalle assenze, in particolare da quella di Vlahovic. Senza di lui - e senza i lungodegenti Milik e Nico Gonzalez che avrebbero potuto sostituirlo - Motta si è dovuto inventare una formazione che non aveva un vero centravanti e non ne aveva nemmeno uno falso. Ha scelto un originale 4-2-4 nel quale gli uomini più avanzati erano Koopmeiners e McKennie, due centrocampisti, che a turno provavano a catapultarsi in area (ma più spesso contribuivano a tenere palla e rendere inoffensivi gli avversari). 

il problema in attacco

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Non avevamo mai visto una squadra importante giocare una grande partita con attaccanti così lontani per caratteristiche da una qualsiasi punta. Eppure la Juve ha ottenuto ciò che voleva: non ha mai offerto un varco al Milan per colpire, o anche solo per andarci vicino. E ha aggiunto un altro clean sheet alla collezione: adesso sono dieci in tredici partite, un dato straordinario. Motta lavora molto e bene sulla fase difensiva, ha avuto un unico reale passaggio a vuoto: il 4-4 contro l’Inter (e in parte il 2-2 con il Parma). Da questa gara con il Milan, la Juve esce con un solo punto ma con indicazioni generalmente positive. Resta vivissima la convinzione che un attaccante in più sia indispensabile e che a gennaio debba arrivare, benché Giuntoli sostenga (forse strategicamente) il contrario. Il pessimo spettacolo mostrato a San Siro chiama dunque in causa il Milan, che aveva una grande occasione per avvicinare la Juve (vincendo si sarebbe portato virtualmente alla pari con i bianconeri) e l’ha buttata. Non è sorprendente il risultato - il pareggio contro la Juve ci sta, ci mancherebbe - quanto l’incapacità dei rossoneri di creare una qualsiasi opportunità per segnare. La sensazione è che Fonseca sia stato troppo prudente nella scelta degli uomini, nell’atteggiamento iniziale e anche nella gestione della partita durante il suo svolgimento (ma Pulisic non poteva essere rischiato un po’ prima?). 

pressione

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Le ampie vittorie di Inter e Atalanta mettono pressione al Napoli, che deve battere la Roma di Ranieri - al quarto debutto giallorosso, uno da calciatore e tre da allenatore - per rimanere in vetta da solo. Conte è un grande allenatore e sa come gestire certi momenti dal punto di vista emotivo, tocca al gruppo seguirlo e rispondere alle due capolista lombarde e nerazzurre. Nessuno ha un organico di qualità ampio come Inzaghi (a Verona ha rilanciato con successo il quinto attaccante, Correa) ma la vera novità in questa corsa allo scudetto è Gasperini. La sua Atalanta ha ottenuto risultati inimmaginabili, però non ha mai lottato per il titolo, le è sempre mancato qualcosa, soprattutto la continuità. Adesso sembra che questa lacuna possa essere stata colmata e anche la gestione della gara di Parma dopo la rete dell’1-2 degli emiliani è un segnale di maturità. L’Atalanta non aveva mai cominciato un campionato conquistando 28 punti in tredici giornate. E nessuno si stupirebbe di ritrovarla lassù in primavera, quando conterà davvero.

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