"Cos’hai fatto oggi? Ho giocato." Una domanda all'apparenza banale, ma che negli ultimi anni ha innescato una crescente preoccupazione tra i genitori: i bambini, specialmente nella fascia 0-6 anni, starebbero "perdendo tempo" prezioso.
Questa ansia si riflette spesso in una diffusa convinzione che i momenti di gioco libero, in particolare quelli vissuti all'interno dell'asilo nido o della scuola dell'infanzia, siano attività superflue o che "non si faccia nulla" di concretamente educativo.
Ma questo mito del dover fare sempre e comunque qualcosa scricchiola e anzi sono molti i pedagogisti a consigliare di fare dietro front sfatare questo mito e ribadire un concetto cruciale: "in questa fascia d'età, giocare è l'unica vera forma di apprendimento", come sottolinea la dottoressa Giovanna Giacomini, formatrice e pedagogista in questo approfondimento sull'importanza del gioco in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dei Bambini il 20 novembre.
Il paradosso moderno del gioco
Il paradosso legato all'utilità del gioco si è acuito esponenzialmente, manifestandosi in una netta divergenza tra infanzia ed età adulta riguardo al valore attribuito alle attività ludiche:
Quello che un tempo era la norma, il bambino della scuola dell'infanzia dedito primariamente al gioco come fonte essenziale di sviluppo e autonomia, è stato soppiantato. Oggi vige una visione del bambino come 'produttore di risultati' e di eccellenza, che porta a un declassamento delle attività ludiche essenziali a favore di impegni più strutturati e 'produttivi'.
Paradossalmente, proprio mentre si svaluta l'importanza del gioco per il bambino, l'adulto ne sta recuperando la valenza nel mondo aziendale e lavorativo. L'utilizzo di serious games e attività di team building serve esplicitamente a sviluppare le soft skills e a migliorare l'efficacia del lavoro di squadra, riconoscendo nel gioco uno strumento di crescita e produttività. Questo recupero del valore ludico da parte delle aziende non è solo teorico, ma è supportato da una chiara dinamica di investimento. Recenti analisi di mercato mettono infatti in luce che il mercato globale dei serious games, ovvero l'applicazione di principi e tecnologie di gioco per scopi non di intrattenimento come l'istruzione e la formazione è destinato a una crescita importante. Si prevede che il valore del mercato raddoppierà abbondantemente, passando da 17,64 miliardi di dollari nel 2025 a 38,72 miliardi di dollari entro il 2030, registrando un solido tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 17,03%.
Questa forte traiettoria è guidata dalla crescente consapevolezza aziendale che l'apprendimento basato sui giochi porta a miglioramenti misurabili delle prestazioni diventando uno strumento essenziale per l’efficacia e la crescita aziendale.
Si nega ai bambini lo strumento naturale (il gioco) per sviluppare autonomie e competenze fondamentali, salvo poi reintrodurlo artificiosamente e formalmente per gli adulti che, evidentemente, non le hanno sviluppate a sufficienza.
“È assurdo: per i bambini il gioco non è produttivo, mentre per gli adulti si afferma che è lo strumento di eccellenza per l'eccellenza stessa. Dobbiamo metterci d'accordo” dice Giacomini, ideatrice del portale Edu-wow.com.
“Questa diffidenza verso il gioco libero si manifesta in una tendenza documentata all'iper-prestazione: i genitori, concentrati sull'efficacia e sui risultati misurabili, relegano il gioco spontaneo e non strutturato a un ruolo marginale e residuale nelle agende dei figli. Il timore di non fare abbastanza spinge ad affollare il tempo dei bambini con attività strutturate, ritenute più "cruciali", in un'ottica di ottimizzazione che finisce per soffocare il diritto all'esplorazione e all'autonomia, elementi base dello sviluppo infantile. Non va sottovalutato, inoltre, il dato culturale e pratico: molti adulti si trovano in oggettiva difficoltà a interagire ludicamente con i propri figli, confessando di non sapere ‘come fare’ o come gestire i momenti di gioco libero e spontaneo”.
Di fronte a questo scenario di ansia da prestazione e iper-strutturazione, il passo da compiere è chiaro: è essenziale rivalutare il tempo del gioco. Non si tratta di rievocare nostalgicamente i "giochi di una volta", ma di riscoprire in essi l'essenza della creatività e del valore pedagogico insostituibile, fatto di poca materia e tanta immaginazione.
Ma qual è esattamente il valore insostituibile di questo tempo? La risposta arriva direttamente dalle neuroscienze, che svelano l'intima connessione tra l'attività ludica e lo sviluppo neurologico.
Le grandi categorie di gioco (e cosa fanno al cervello e al cuore)
Le grandi categorie di gioco (e cosa fanno al cervello e al cuore)
Il gioco non è un semplice passatempo, ma una necessità biologica e il fondamento di un sano sviluppo cerebrale. Le neuroscienze lo confermano con chiarezza: l'attività ludica spontanea accende le stesse aree del cervello coinvolte nell’apprendimento, nella creatività e nella regolazione emotiva. Giocare regolarmente stimola il rilascio di sostanze che favoriscono il piacere e la motivazione, agendo come il "fertilizzante naturale della crescita cerebrale" e potenziando le connessioni neuronali. In particolare, il gioco libero e motorio rafforza le cosiddette funzioni esecutive, ovvero la capacità di concentrarsi, regolare gli impulsi e pianificare, abilità cruciali per il successo futuro che si costruiscono nei primi anni di vita proprio attraverso l'esplorazione e l'esperienza ludica, e non tramite schede o esercizi strutturati.
“Ogni gioco sviluppa funzioni diverse. Per questo, un ambiente educativo ricco di diverse tipologie di gioco permette al bambino di crescere in modo armonico” precisa la pedagogista che ha stilato un elenco di principali categorie con esempi pratici per i genitori.
● Gioco motorio (correre, saltare, arrampicarsi, rotolare) - Percorsi, arrampicate su cuscini o tronchi, equilibrio su travi, capriole. Rafforza l’equilibrio, la capacità di percepire la posizione e il movimento del proprio corpo nello spazio, anche a occhi chiusi, senza bisogno della vista e la coordinazione mano occhio. Stimola la concentrazione e l’autoregolazione. Aiuta il bambino a conoscere il proprio corpo e i propri limiti. Stimola la concentrazione e l’autoregolazione. Aiuta il bambino a conoscere il proprio corpo e i propri limiti.
● Gioco Rischioso (sfida controllata) - Salire su strutture, camminare su un muretto, saltare giù, accendere un fuoco con un adulto, costruire rifugi, gioco di “lotta gentile”, rincorse nel prato o nascondino. Favorisce la fiducia in sé, la gestione della paura e la resilienza. Bambini che sperimentano il rischio controllato sono meno ansiosi e più capaci di autoregolarsi. Il gioco rischioso non mette in pericolo: protegge. Protegge dalle paure, dalla passività e dalla fragilità emotiva.
● Gioco costruttivo - Blocchi di legno, sabbia, acqua, travasi, costruzioni con materiali naturali (pigne, sassi, bastoni). Sviluppa pensiero logico, problem solving, concentrazione. Ogni costruzione è un piccolo progetto d’ingegneria e autostima.
● Gioco simbolico o di ruolo. Facciamo Finta di…, travestimenti, cucina, animali e teatro spontaneo. Rafforza linguaggio, empatia, capacità d’immedesimazione. É la palestra della mente narrativa e della vita sociale.
● Gioco di regole. Memory, domino, gioco dell’oca, tombola, primi giochi da tavolo cooperativi. Allena memoria, autocontrollo, rispetto delle regole, turn- taking. Insegna la gestione della frustrazione e la soddisfazione della vittoria condivisa
● Gioco sociale. Gioco libero con pari, invenzione di storie, giochi in gruppo. Potenzia le competenze socio-emotive, la cooperazione, la leadership naturale e la fiducia reciproca.
I giochi non strutturati rappresentano un potente stimolo per la creatività. Consideriamo, ad esempio, un semplice bastoncino di legno: in un momento può fungere da penna, e l'attimo dopo trasformarsi in una bacchetta magica o in qualsiasi altro oggetto la mente immagini. È in questi contesti che il pensiero creativo viene realmente attivato e potenziato.
Di contro, i giochi commerciali eccessivamente strutturati, oltre a essere spesso stereotipati, tendono a limitare l'immaginazione, poiché sono pensati per avere, nella maggior parte dei casi, una funzione ludica predefinita e univoca. Sono giochi riempitivi generalmente che diventano estremamente riduttivi. Ovviamente ci sono giochi che rientrano in questa categoria come puzzle, costruzioni, gli incastri e tanti altri che aiutano lo sviluppo e la manipolazione cognitiva.
La "Valigia dei Giochi" e le attività non strutturate: istruzioni per genitori
Quanti genitori sono effettivamente in grado di creare un contesto di gioco stimolante in assenza di un giocattolo pre-confezionato? Spesso, in queste situazioni, subentra un senso di smarrimento che li porta a limitarsi a osservare passivamente, non sapendo come interagire o cosa proporre. È qui che interviene l'esigenza di aiutarli: è fondamentale fornire loro gli strumenti per agire. Questo può essere fatto offrendo una serie di giochi e attività (come l'idea di una "valigia dei giochi"), orientando verso l'acquisto di giocattoli che siano realmente formativi e, soprattutto, divulgando una serie di attività ludiche non strutturate o semi-strutturate, che si rivelano estremamente funzionali allo sviluppo.
Prendiamo ad esempio il gioco del nascondino, che nasconde una funzione evolutiva importantissima. Le prime volte che un bambino si nasconde, si allontana dal contatto visivo con l'adulto. Questo gesto rappresenta la prima forma di autonomia e, al contempo, il primo "rischio" calcolato, poiché si sottrae al controllo vigile del genitore.
In questo spazio ludico, il bambino sperimenta la propria indipendenza e impara a gestire il tempo da solo. L'osservazione del suo comportamento ci offre indicazioni preziose sul suo sviluppo:
● Il bambino che esce subito: se si nasconde e riappare dopo un secondo, spesso significa che non riesce ancora a reggere psicologicamente quella condizione di "rischio" e assenza di contatto visivo. Non essendo più nell'abbraccio rassicurante del genitore o dell'educatore, si sente vulnerabile, indicando che determinate funzioni emotive e l'autonomia non sono ancora sufficientemente mature.
● Il bambino che resiste a lungo: se invece si ingegna per restare nascosto a lungo, è il segnale che sta ricercando attivamente la propria autonomia e che ha bisogno di staccarsi gradualmente.
In sintesi, giochi semplici come il nascondino racchiudono meccanismi meravigliosi: non solo ci raccontano molto sul bambino, ma gli permettono anche di maturare competenze fondamentali. È questo il loro incredibile valore pedagogico.
Come favorire il gioco a casa (e non solo)
Come favorire il gioco a casa (e non solo)
Per genitori di bambini 0–6 anni:
● Dedicate almeno 1 ora al giorno al gioco libero, senza obiettivi o regole imposte.
● Preferite spazi aperti, anche semplici: il giardino condominiale, un parco, un prato.
● Offrite materiali destrutturati: teli, scatole, pentole, bastoni, mollette.
● Non abbiate paura del fango, dell’acqua, della pioggia leggera: sono “materie prime” del gioco.
● Lasciate che il bambino scelga il gioco: la libertà è parte dell’apprendimento.
● Quando giocate insieme, seguite il suo ritmo, non guidatelo sempre.
● E soprattutto, giocate davvero: non serve “far giocare” i bambini, ma giocare con loro.
Il rischio di togliere il gioco ai bambini
La conseguenza di negare il gioco libero nell'infanzia è lo sviluppo di adolescenti e adulti non attrezzati ad affrontare la vita quando questa li pone di fronte a situazioni non previste o fuori dagli schemi (proprio come il gioco non strutturato). In assenza di creatività e capacità d’improvvisazione, subentrano il panico, l'ansia e la depressione. Il bambino cresciuto “sotto la campana di vetro” a cui è stato detto "non toccare, non fare, non arrampicarti", sviluppa maggiori paure e fobie, spesso irrazionali, risultando un soggetto più ansioso. I giochi all'aria aperta e quelli che mettono alla prova, invece, hanno una funzione protettiva: permettono di familiarizzare con le proprie capacità e di "testare" le ansie e le sfide fin dalla tenera età.
“In sintesi, i benefici del gioco sono fondamentalmente olistici: spaziano dallo sviluppo psicomotorio a quello cognitivo, linguistico e affettivo. È evidente come ogni attività ludica abbia una ricaduta positiva su tutti questi ambiti, sottolineando la sua grandissima importanza. Il gioco si configura, di fatto, come una vera e propria forma di pensiero: attraverso di esso, il bambino impara e allena le proprie capacità cognitive. Ritengo che la profonda valenza di questo processo sia ancora troppo poco conosciuta e meriti una maggiore divulgazione”, conclude la dott.ssa Giacomini.
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