In povertà assoluta 5,7 milioni di persone, in gran parte stranieri

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Nel 2024, si stima che siano oltre 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta - l'8,4% delle famiglie residenti - per un totale di 5,7 milioni di individui, il 9,8% dei residenti (entrambe le quote risultano stabili rispetto al 2023, quando erano pari rispettivamente a 8,4% e 9,7%).

L'incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solamente da italiani. E' quanto evidenzia il rapporto Istat sulla povertà, nel quale si sottolinea che In povertà assoluta sono 1,28 milioni di minori e il 15,6% delle famiglie di operai. 

"In 10 anni dei dati a disposizione - hanno spiegato i tecnici dell'Istat - le condizioni degli stranieri sono peggiorate". Oltre 1,8 milioni di stranieri nel 2024 sono in povertà assoluta, più di uno su tre (l'incidenza è pari al 35,6% degli individui), una quota quasi cinque volte superiore a quella degli italiani (7,4%). "Ma da questi dati molto grandi non dobbiamo farci ingannare" sottolineano ancora all'Istat che guardando alla composizione delle famiglie rileva che comunque i due terzi delle famiglie povere (67%) sono famiglie di soli italiani (oltre 1 milione e 490mila, con un'incidenza pari al 6,2%) e solo il restante 33% è rappresentato da famiglie con stranieri (733mila).

L'incidenza di povertà assoluta, pari al 30,4% tra le famiglie con stranieri, sale al 35,2% se si restringe il campo alle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie di soli italiani. Nel 2024 per le famiglie dove sono presenti stranieri si confermano i valori del 2023, i più alti registrati da quando è iniziata la serie storica nel 2014: in 10 anni l'incidenza tra le famiglie composte esclusivamente da stranieri è aumentata di 10 punti percentuali, passando dal 25,2% del 2014 al 35,2% del 2024.

La differenza tra le incidenze calcolate per le famiglie di soli stranieri e per quelle di soli italiani è più elevata nel Mezzogiorno e pari a 33,6 punti percentuali (42,5% e 8,9% rispettivamente), anche a fronte di livelli di povertà assoluta più elevati, scende a 25,2 punti nel Nord (30,4% e 5,2%) e raggiunge il valore più basso nel Centro (24,9% e 4,2%).

La criticità per le famiglie di soli stranieri è più marcata nei comuni fino a 50mila abitanti (che non sono comuni periferia di area metropolitana), dove l'incidenza arriva al 37,9%, seguiti dai comuni centro di area metropolitana (35,3%); analogamente, per le famiglie di soli italiani, anche se su valori molto più contenuti, l'incidenza di povertà risulta pari al 7,0% nei comuni più piccoli e al 4,7% nei comuni centro di area metropolitana.

Nel rapporto l'Istat precisa inoltre che l'incidenza di povertà relativa tra le famiglie, pari al 10,9%, risulta anch'essa sostanzialmente stabile rispetto al 10,6% del 2023, coinvolgendo oltre 2,8 milioni di famiglie. In lieve crescita è invece l'incidenza di povertà relativa tra gli individui, che sale al 14,9% (dal 14,5% del 2023), coinvolgendo oltre 8,7 milioni di persone.

Nel 2024, la povertà assoluta coinvolge oltre 1 milione 283mila minori (il 13,8% dei minori residenti), variando dal 12,1% del Centro al 16,4% del Mezzogiorno, e salendo al 14,9% per i bambini d a 7 a 13 anni.

L'Istat sottolinea una sostanziale stabilità rispetto al 2023 e conferma il valore di incidenza più elevato dal 2014. Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 734mila (12,3%), mentre l'intensità della povertà per le famiglie con minori, pari al 21,0%, è più elevata di quella calcolata sul totale delle famiglie (18,4%), a ulteriore testimonianza di una condizione di disagio maggiormente marcato.

La cittadinanza si lega fortemente alla condizione socio-economica delle famiglie con minori: se si tratta di famiglie composte solamente da italiani l'incidenza si attesta all'8% e diventa cinque volte più elevata (40,5%) per quelle composte unicamente da stranieri (si ferma al 33,6% nel caso nella famiglia con minori composte da membri sia italiani sia stranieri). L'incidenza di povertà assoluta si conferma più alta tra le famiglie ampie: raggiunge il 21,2% tra quelle con cinque e più componenti e l'11,2% tra quelle con quattro, per scendere all'8,6% tra le famiglie di tre componenti. 

Il 13,8% dell'incidenza di povertà assoluta per i quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi rappresenta il valore più elevato della serie storica dal 2014. E più in generale l'Istat osserva una stabilità dell'incidenza della povertà assoluta anche per tutte le fasce di età: fra i minori si conferma al 13,8% (quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi), fra i giovani di 18-34 anni è all'11,7% (pari a circa 1 milione 153mila individui), per i 35-64enni si mantiene invariata al 9,5%, anch'esso valore massimo raggiunto dalla serie storica, e fra gli over 65 al 6,4% (oltre 918mila persone).

Evidente anche per le famiglie con minori l'associazione tra diffusione della povertà assoluta e condizione lavorativa/posizione nella professione della persona di riferimento: tra gli occupati, l'incidenza è più elevata fra le famiglie con capofamiglia operaio e assimilato (18,7%), seguite da quelle con altro indipendente (9,4%).

Arriva al 23,2% per le famiglie con minori in cui la persona di riferimento è non occupata, attestandosi al 20,0% per i casi in cui il capofamiglia è in cerca di occupazione. Infine, l'incidenza di povertà assoluta tra le famiglie con minori nei comuni centro dell'area metropolitana (16,1%) è di quasi 6 punti percentuali superiore a quella rilevata nei comuni periferia dell'area metropolitana e i comuni di oltre i 50mila abitanti (10,8%); per i comuni più piccoli, fino a 50mila abitanti, si attesta al 12,2%.

In Italia, inoltre, il 15,6% di famiglie con un operaio o assimilato come persona di riferimento sono in povertà assoluta, contro il 2,9% delle famiglie che fanno capo a un dirigente, quadro o impiegato.

La percentuale di famiglie in povertà assoluta nel Mezzogiorno è pari al 10,5%, contro il 7,9% al Nord e il 6,5% al Centro. L'istituto di statistica sottolinea in particolare che l'incidenza di povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento: se quest'ultima ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l'incidenza è pari al 4,2%, è tre volte più elevata (12,8%) se ha al massimo la licenza di scuola media e aumenta ulteriormente, salendo al 14,4%, per le famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza di scuola elementare.

Tra le famiglie con persona di riferimento occupata, l'incidenza di povertà nel caso sia lavoratore dipendente è pari all'8,7%, salendo al 15,6% se si tratta di operaio e assimilato; tra le famiglie con persona di riferimento lavoratore indipendente, i valori più elevati dell'incidenza si registrano per le famiglie di indipendenti che non sono imprenditori né liberi professionisti ("altro indipendente" 7,4%).

Infine, tra le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro l'incidenza si conferma al 5,8%, mentre rimane su valori più elevati per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (21,3%). L'incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno (dove coinvolge oltre 886mila famiglie, 10,5%), seguita dal Nord-ovest (595mila famiglie, 8,1%) e dal Nord-est (quasi 395mila famiglie, 7,6%), mentre il Centro conferma i valori più bassi (349mila famiglie, 6,5%). D'altra parte, tra le famiglie assolutamente povere, il 39,8% risiede nel Mezzogiorno (38,7% nel 2023) e il 44,5% al Nord (45% nel 2023); il restante 15,7% risiede nel Centro (16,2% nel 2023).

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