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Ecco i Paesi e le aree da cui l'Italia importa più greggio. Africa in testa, seguono gli ex stati sovietici, in calo il Medio Oriente
Marco Bruckner
31 marzo - 17:35 - MILANO
La Libia si conferma il maggior fornitore di petrolio del nostro Paese. Nel mese di gennaio 2025, l'Italia ha importato 1.068.000 tonnellate di greggio dal Paese nordafricano, quantità pari al 23,4% totale delle importazioni mensili (-6,3% rispetto allo stesso periodo nel 2024). L'Africa, di conseguenza, risulta l'area da cui è stata importata la parte più grande del nostro petrolio: 1.667.000 di tonnellate, ovvero il 36,5% del totale, con un calo del 14,3% rispetto a gennaio dello scorso anno. Dopo la Libia, il nostro più grande fornitore africano è la Nigeria, da cui sono state importate 422 tonnellate di greggio (9,2% del totale, -2,6% rispetto a gennaio 2024).
gli altri fornitori
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Il secondo fornitore italiano di petrolio è il Kazakhstan, da cui sono state importate 598 tonnellate di greggio a gennaio 2025 (13,1% del totale, +7,5% rispetto al 2024). A chiudere il podio c'è l'Azerbaijan, con 541 tonnellate (11,8% del totale, +21,1% rispetto al 2024). Quella dei Paesi ex Urss risulta dunque la seconda area del pianeta da cui l'Italia ha importato più greggio: 1.139.000 tonnellate in totale, pari al 24,9% delle importazioni totali (+13,5% sul 2024). Al terzo posto, per quanto riguarda le aree di provenienza del greggio italiano, c'è il Medio Oriente, da cui sono state importate 747 tonnellate nel gennaio 2025. Una cifra pari al 16,4% delle importazioni totali (-17% rispetto allo stesso periodo nel 2024). Quarta posizione per l'America con 707 tonnellate, pari al 15,5% del totale. Si tratta di un dato in calo del 32,4%. Quinta posizione, infine, per l'Europa, da cui sono state importate 308 tonnellate di greggio, pari al 6,7% del totale. Le importazioni dal Vecchio Continente sono aumentate del 37,7% rispetto al mese di gennaio dello scorso anno. In totale, nel primo mese del 2025, l'Italia ha importato 4.569.000 tonnellate di greggio, il 10,8% in meno rispetto a gennaio 2024.
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