Lo studio pubblicato su Cell Reports Medicine mostra tassi di sopravvivenza record nei topi e accende le speranze di una nuova era dell’immunoterapia
21 ottobre 2025

Un solo vaccino, tre tumori fermati sul nascere. È il risultato ottenuto dai ricercatori dell’Università del Massachusetts Amherst, che hanno sviluppato un vaccino sperimentale a base di nanoparticelle lipidiche capace di impedire la comparsa di melanoma, tumore del pancreas e carcinoma mammario triplo negativo nei test preclinici sui topi.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine, mostra che fino all’88% degli animali vaccinati non ha sviluppato la malattia, e che in molti casi il trattamento ha bloccato anche le metastasi, la principale causa di mortalità oncologica.
La sfida dell’immunità attiva
L’idea di un vaccino anticancro non è nuova, ma resta una delle sfide più complesse dell’immunologia moderna. Diversamente dai vaccini contro virus o batteri, le cellule tumorali non sono “estranee” all’organismo: derivano da tessuti propri che, per mutazione, sfuggono al controllo immunitario.
Per attivarne il riconoscimento, servono antigeni tumorali specifici – frammenti molecolari che fungono da bersaglio – e adiuvanti in grado di potenziare la risposta immunitaria.
Il gruppo guidato da Prabhani Atukorale, docente di Ingegneria biomedica all’Università del Massachusetts Amherst, ha risolto entrambi i problemi combinando in un’unica piattaforma antigeni tumorali e un “super-adiuvante” costituito da nanoparticelle lipidiche multifunzionali.
Nanoparticelle che “insegnano” al sistema immunitario a riconoscere il tumore
Nel primo set di esperimenti, i ricercatori hanno associato le nanoparticelle a peptidi derivati dal melanoma: la formulazione ha stimolato una robusta risposta delle cellule T citotossiche, capaci di riconoscere e distruggere le cellule tumorali.
Tre settimane dopo la vaccinazione, gli animali sono stati esposti a cellule di melanoma: l’80% dei topi vaccinati è sopravvissuto senza sviluppare tumori per l’intera durata dello studio (250 giorni), mentre tutti i controlli non vaccinati sono deceduti entro 35 giorni.
In un secondo esperimento, il team ha sostituito i peptidi con lisati tumorali – frammenti di cellule cancerose derivate direttamente dalle masse neoplastiche – ottenendo risultati analoghi: l’88% dei topi esposti al tumore pancreatico, il 75% a quello mammario e il 69% al melanoma sono rimasti sani.
La chiave: un “super-adiuvante”
La novità più rilevante risiede nella progettazione del super-adiuvante. Le nanoparticelle lipidiche del team Atukorale co-incapsulano due molecole immunostimolanti che agiscono su percorsi distinti: il recettore Toll-like 4 (Tlr4) e lo stimolatore dei geni dell’interferone (Sting).
Questa doppia attivazione induce una risposta immunitaria sinergica, in grado di generare alti livelli di interferoni di tipo I e citochine proinfiammatorie, potenziando la capacità delle cellule dendritiche e dei macrofagi di “presentare” l’antigene alle cellule T.
«Le risposte delle cellule T specifiche per il tumore che riusciamo a generare sono la vera chiave del vantaggio in termini di sopravvivenza -, spiega Griffin Kane, primo autore dello studio - L’attivazione immunitaria ottenuta con la nostra formulazione è intensa e duratura, e stimola la memoria immunitaria sistemica».
Immunità della memoria e blocco delle metastasi
Oltre a prevenire la comparsa dei tumori primari, il vaccino ha mostrato la capacità di bloccare la diffusione metastatica. Nei test in cui i topi sono stati esposti a cellule di melanoma per via sistemica, nessuno degli animali vaccinati ha sviluppato metastasi polmonari, mentre tutti i controlli ne hanno presentate.
«Le metastasi rappresentano ancora la principale causa di mortalità oncologica», osserva Atukorale. «La nostra piattaforma induce un’immunità della memoria che si estende a tutto l’organismo, fornendo una difesa sistemica duratura».
Dalla ricerca alla clinica
Sulla scia di questi risultati, il gruppo di Amherst ha fondato la startup NanoVax Therapeutics, con l’obiettivo di portare la tecnologia verso la sperimentazione clinica. L’approccio è pensato come piattaforma modulare, adattabile a diversi tipi di tumore sia in chiave preventiva che terapeutica.
«La nostra ambizione è sviluppare una nuova generazione di vaccini antitumorali personalizzabili - conclude Kane - Un sistema che insegni al sistema immunitario a riconoscere e neutralizzare le cellule cancerose prima ancora che la malattia si manifesti».
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