Giorni fa, lo avrete appreso, un ragazzo è morto in spiaggia a Montalto di Castro (Viterbo) mentre scavava, secondo alcune ricostruzioni, un tunnel all'interno di una buca profonda oltre un metro e mezzo. La sabbia gli è crollata addosso, intrappolandolo e provocando la morte per soffocamento.
L'evento può sembrare raro, ma non lo è affatto. «Le buche in spiaggia sono molto più pericolose di quanto la gente immagini», avverte Stephen Leatherman, professore di scienze ambientali alla Florida International University. La sabbia, ha spiegato Leatherman alla rete tv americana NBC dopo un caso simile avvenuto negli Stati Uniti, «crolla senza preavviso e, se avviene intorno al busto o alla testa, è quasi impossibile liberare la vittima in tempo».
Provocano più vittime le buche che gli squali
Tra il 1990 e il 2006, negli Stati Uniti si sono registrati 16 decessi causati da buche di sabbia collassate. Nello stesso periodo, gli attacchi mortali di squali sono stati 12. Una differenza che sorprende, se si considera quanto l'attenzione mediatica sia sbilanciata verso gli squali e non verso i pericoli – ben più frequenti – legati alla sabbia.
In Italia non esistono ancora statistiche ufficiali su questi incidenti, ma alcuni casi sono finiti nelle cronache: nel 2010 un bambino italiano è morto alle Canarie in circostanze simili, e altri episodi si sono verificati anche a Viareggio e sulla riviera romagnola.
Fisica della sabbia: come crolla una buca
Quando è umida la sabbia si comporta come un materiale coesivo, in cui la tensione superficiale dell'acqua tra i granelli tiene insieme questi ultimi, facendo sì che la sabbia mantenga la sua forma. Ma quando la sabbia stessa si asciuga, soprattutto sulle pareti laterali delle buche profonde, perde stabilità. Basta poco per innescare il crollo: il peso del bordo, una persona che si apposta vicino, una vibrazione.
Un metro cubo di sabbia asciutta può pesare tra 1.400 e 1.600 kg. Anche solo mezzo metro cubo, in caso di crollo, equivale al peso di una utilitaria che "preme" sul torace di una persona. Se il crollo avviene su viso o torace, la vittima può morire per asfissia in meno di tre minuti.
La trappola psicologica: perché sottovalutiamo il rischio
Scavare buche in spiaggia è un gesto familiare, visto come un passatempo "innocente". Proprio per questo è sottovalutato. Le spiagge sono associate al relax, al gioco e alla libertà, e la nostra percezione del rischio si abbassa drasticamente.
Anche genitori attenti spesso non colgono il pericolo finché non è troppo tardi.
La mancanza di cartelli informativi, regole chiare e campagne di sensibilizzazione contribuisce al problema. Raramente negli stabilimenti balneari si trovano indicazioni che scoraggino esplicitamente lo scavo di buche profonde, indicazioni che invece sarebbero utili anche per prevenire il rischio – meno grave dal punto di vista delle conseguenze ma pur esempre significativo – della caduta accidentale di bagnanti distratti.