La partita contro l'Egitto alla Coppa del Mondo è stata "battezzata" come una gara simbolo per i diritti civili, ma il presidente della federcalcio di Teheran si oppone: "Non abbiamo alcun interesse a giocare sotto i colori dell'arcobaleno"
25 dicembre - 15:18 - MILANO
La partita tra Iran e Egitto continua a fare discutere. Il presidente della Federazione calcistica iraniana, Mehdi Taj è intervenuto sull'incontro in programma il 26 giugno a Seattle per la fase a gironi del Mondiale, diventato nei fatti il "Pride Match" che apre il PrideFest cittadino, definendo l'iniziativa "un insulto ai valori islamici".
proteste
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Il presidente ha poi fatto che presente che il match coincide pure con l'inizio del mese sacro dello Muharram, dedicato al ricordo dell'Imam Husayn ibn Ali. In Iran l'omosessualità è considerata un peccato punibile con la pena di morte, mentre in Egitto è un reato penale. Per questo entrambe le nazioni hanno chiesto alla Fifa di rimuovere gli elementi legati al Pride o di spostare la partita: "Non abbiamo alcun interesse a che la nostra terza partita del Mondiale si giochi sotto i colori dell'arcobaleno. Siamo determinati a impedirlo e lo faremo - ha affermato Taj - certe iniziative sono in diretta contraddizione con i valori culturali, religiosi e sociali della regione, in particolare nelle società arabe e islamiche".
la sindaca e la fifa
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I dirigenti locali di Seattle e la futura sindaca Katie Wilson hanno invece confermato che le celebrazioni proseguiranno in tutta la città, per promuovere inclusività e visibilità della comunità Lgbtq+. La Fifa ha preso atto delle lamentele, sottolineando che il suo controllo si limita agli stadi e alle fan zone ufficiali, non agli eventi organizzati dalla comunità locale.
La Gazzetta dello Sport
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