Hamilton: "Con la Ferrari subito amore, ma per vincere servirà tempo. Io e Lauda..."

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Il pilota inglese si racconta al Ferrari Magazine: "La vera emozione l'ho avuta quando mi sono seduto su una macchina rossa. Con gli italiani è speciale, hanno passione: si è creato un legame umano. Lauda era parte di un mondo che non accettava la mia diversità, poi abbiamo superato ogni barriera"

Jacopo Moretti

31 ottobre - 13:39 - MILANO

“Cosa ho provato la prima volta che sono salito su una Ferrari? Amore”. Lewis Hamilton, 40 anni e una prima stagione in rosso finora da dimenticare, crede fermamente nella sua scelta: “Gli italiani sono diversi, speciali, come la mia squadra”. Così anche l’uomo capace di portare la F1 in un’altra dimensione sportiva, il più vincente di sempre su una monoposto, si mette in gioco: “Ci volevano vincenti da subito, ma Roma non è stata costruita in un giorno”. E poi il ricordo di Lauda: “Niki era parte di un mondo che non accettava la mia diversità. Nei suoi ultimi giorni prometteva che sarebbe tornato presto”.

VERA EMOZIONE SOLO CON LA FERRARI

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“Quando sono salito per la prima volta su una macchina da Formula Uno avevo 21 anni – racconta il britannico al Ferrari Magazine - dentro di me ho ripercorso la mia storia fino ad allora: la grande passione, il sogno di correre ad alti livelli, le ore passate a vedere le corse in TV… Ero esaltato, ma la vera emozione l’ho avuta 20 anni dopo”. Quando? “Sedendomi su una macchina rossa. Salire su una Ferrari è diverso, si crea qualcosa di speciale, per me è stato amore”. Prima di arrivare, però, “le differenze culturali mi spaventavano. Mi sbagliavo. È solo questione di rapporti umani, quando si crea un legame, il resto passa tutto in secondo piano. E con gli italiani è stato semplice. Sono affascinato dal modo in cui esprimono la loro passione, lo fanno in ogni modo, con la loro lingua, con la cultura… persino con il cibo. In Inghilterra non ci si entusiasma parlando di fish and chips, non so se mi spiego”.

CI VUOLE TEMPO

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Ma la storia d’amore si è rivelata piena di tormenti: 20 gare senza podio, la striscia peggiore per un pilota nella storia della Ferrari. “So che tutti si aspettavano di vederci vincere fin da subito. Come dico sempre alla squadra, Roma non è stata costruita in un giorno. Quanto ci hanno messo? Non ne ho idea, controllerò. Ma chi conosce la Formula Uno sa che ci vuole tempo”. Vero. “E non sono in molti a farlo. Solo quando fai parte di una squadra te ne rendi conto, altrimenti puoi solo immaginarlo. Non biasimo chi non conosce questi aspetti, io posso solamente concentrarmi sul mio lavoro con il team e su come mi preparo. E ovviamente resto positivo, ogni giorno”.

lauda

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- E allora il pensiero va a Niki Lauda, l’uomo che lo ha voluto alla Mercedes e a cui la Ferrari ha voluto dedicare, 50 anni dopo il primo mondiale insieme, la livrea di Monza. “Quando sono arrivato in Formula Uno, percepivo Niki come parte di un mondo che non accettava la mia diversità. Ho sentito tanti commenti negativi, eppure non ho mai smesso di ammirarlo. Ho sempre pensato fosse una grande icona del nostro sport”. Poi? “Mi ha chiamato. Voleva convincermi ad andare in Mercedes. Ci siamo incontrati e le barriere sono cadute, qualsiasi stereotipo non aveva più ragione d’esistere. “Sei proprio come me, pilota fino al midollo”, mi disse. Da lì abbiamo sempre viaggiato insieme. Non voglio dire di avergli insegnato qualcosa, piuttosto ci siamo trasmessi valori importanti a vicenda. Niki raccontava storie incredibili, ridevamo moltissimo insieme. Ed è stato anche un grande combattente, ha lottato fino al suo ultimo respiro. Nei suoi ultimi giorni lo sentivo spesso. “Tornerò presto”, ci prometteva. È una persona che ho amato davvero”.

EQUILIBRIO CREATIVO

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 Hamilton vive la Ferrari come una missione, non ha fretta, non sembra averla mai. Tranne quando parla delle sue passioni più intime. “La conoscenza è potere. Ci sono piloti, come Seb [Vettel ndr.] che conoscono la storia della F1 molto meglio di me. Da bambino mi piacevano le automobili, di tutte le specie, ma avevo così tante passioni”. Come la musica: “Lo è da sempre. Penso che tutto ciò che ti permette di esprimere creatività è una sorta di via di fuga dall’ordinario. Io, ad esempio, disegno buona parte dei vestiti che indosso”. E a chi lo accusa di guardare troppo oltre la pista, risponde che “non è questione di distrazione. Si tratta, piuttosto, di decidere come impiegare le proprie energie per trovare il proprio equilibrio creativo. Non si può lavorare ad ogni ora del giorno, si finirebbe per essere infelici. Allora bisogna trovare ciò che ti rende felice. Come? Lasciandoti ispirare dalla tua creatività”.

futuro nel cinema

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- Ma l’universo di Hamilton è sconfinato. E così per più di un anno e mezzo Lewis ha fatto da consigliere speciale a Brad Pitt nelle riprese di «F1», film da oltre 600 milioni di incassi. “Essere coinvolto attivamente nel progetto è stato incredibile. Sono stati quattro anni incredibili, sin da quando Joe [Kosinski, il regista del film ndr.] mi ha raccontato dell’idea di realizzare un film con Brad Pitt. Guardavo le parti di film dal mio PC e poi inviavo i miei suggerimenti. Ho persino incontrato Hans Zimmer nel suo studio di Santa Monica. Un vero privilegio”. E non è finita qui. “Per il futuro ho qualche idea. Raccontare una storia mi appassiona molto e oggi, più che mai, abbiamo bisogno di raccontare storie che ci possano ispirare. Da quando è uscito il film sulla F1 abbiamo tantissime proposte, io sto lavorando a uno show televisivo e ho anche qualche progetto per dei film di animazione. Ma non ho intenzione di fare troppo. La vedo come Quentin Tarantino, qualità piuttosto che quantità”.

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