Ha origini calabresi ma vive a Napoli. E ama lo sport: "Il tennis è facile... da seguire. Non mi serve il narratore. Lo vedo da solo. C’è silenzio. Dall’ultimo colpo capisco chi ha fatto il punto. Se il rumore è vicino o lontano, deduco dov’è caduta la pallina. Se tarda, è un lob"
Giovanni Guzzo, classe ’78, calabrese di San Giovanni in Fiore, è cresciuto a Napoli, Vomero. Lavora a Roma, alla Consob. Si è preso qualche giorno di ferie per seguire le Finals di Torino. Nulla di strano, non fosse che Giovanni è cieco. "Morbillo, avevo pochi mesi. Amo lo sport da sempre: praticarlo e viverlo. Sono stato tre volte campione italiano di judo non vedenti, allenato a Scampia da Gianni Maddaloni. Ho seguito le Olimpiadi di Sestriere e un sacco di calcio. Sono juventino. C’ero alla finale Champions di Berlino. Ricordo una partita di Conte. L’amico che mi raccontava esultò: 'Gol in mischia! Non so di chi…'. 'Quagliarella', dissi io. Avevo visto giusto. Ho un certo intuito. Ho vinto una puntata di Superbrain, il programma di Paola Perego. Tra 50 barattoli vuoti, ben lavati, ne hanno scelti 5 e io al tatto ho indovinato che tipo di yogurt avessero contenuto. Il tennis è più facile. Non mi serve il narratore. Lo vedo da solo. C’è silenzio. Dall’ultimo colpo capisco chi ha fatto il punto. Se il rumore è vicino o lontano, deduco dov’è caduta la pallina. Se tarda, è un lob. Comunque, immagino. Il rumore della pallina di Sinner è un barattolo di yogurt inconfondibile. Dovevo venire. Ma anche la prima di Zverev rimbombava. Mentre la gente applaude, descrivo il punto per telefono ai miei amici non vedenti. Sto al palazzetto dal mattino alla sera, ho l’abbonamento e i tramezzini. Ho fatto amicizia con dei brasiliani vicini di posto che mi riaccompagnano in albergo. Lo sport ti riempie di amici". Giovanni siede in Tribuna Ovest, Settore 197, Fila 1, Posto 14. Jannik, un salutino?










English (US) ·