Siamo stati "massacrati" per aver cercato di aiutare non i ricchi, ma chi guadagna "cifre ragionevoli". Ma non c'è problema: noi pensiamo di "essere nel giusto". Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti difende le scelte del governo e prova ad archiviare le critiche piovute sul taglio dell'Irpef al ceto medio contenuto in manovra.
Ma a rinfocolare la polemica è la leader Dem Elly Schlein, che richiama il titolare del Mef: guardi i dati dell'Istat. E lancia una sfida all'esecutivo: portare la "redistribuzione delle ricchezze" al centro del dibattito.
A distanza di giorni, l'eco dei rilievi sollevati da Istat, Banca d'Italia, Upb e Corte dei Conti sugli effetti della riduzione della seconda aliquota Irpef non si è ancora esaurita. Il ministro, che già a caldo aveva rassicurato sulla tutela dei redditi medi, torna a fare chiarezza.
"Bisogna capire cosa si intende per ricco: se uno che guadagna 45mila lordi, quindi circa 2mila netti lo è, Istat, Bankitalia e Upb hanno un concezione della vita un po'...", dice in una videointervista al Festival Bergamo Città d'impresa. "A giudicare e valutare il comportamento degli altri si fa in fretta, ma assumersi la responsabilità e far quadrare il cerchio in una situazione di guerre e instabilità è più complicato", è la replica puntuta.
E poi ci si dimentica di quello che è stato fatto. "Negli anni scorsi si è intervenuti sui ceti più deboli", mettendo 18 miliardi l'anno scorso, riconfermati anche quest'anno, cui si aggiunge la stabilizzazione del cuneo contributivo; ora facciamo uno "sforzo ulteriore" coprendo "anche la fascia dei redditi fino a 50mila euro": "mi sembra una logica nell'orizzonte pluriennale sensata", sottolinea il ministro, che non nasconde un certo disappunto: penso che un'analisi serena e oggettiva "del complesso della manovra "possa portare a ben altri risultati".
Ma il clima resta caldo. Alimentato anche dalle opposizioni. "L'Istat ha segnalato che è un intervento del quale per l'85% beneficeranno le famiglie più ricche di quella fascia", insiste la segretaria del Pd Schlein, ricordando che la misura darà "30 euro all'anno in più a chi guadagna 30mila euro ma ne darà 440 in più all'anno a chi ne guadagna 199mila, quindi una volta ancora stanno aiutando i più ricchi".
Questa è "la verità che sta nelle loro scelte", sottolinea Schlein, che promette: "Saremo quelli che vogliono portare una parola fondamentale per la sinistra al centro del dibattito, la redistribuzione delle ricchezze, del potere, ma anche del tempo che è diventata una risorsa fondamentale".
"Giorgetti nel panico oggi prova a difendere l'indifendibile dicendo che non è una manovra per i ricchi", rincara Angelo Bonelli di Avs. "Meloni continua a spostare l'attenzione mentre opprime gli italiani con tasse à gogo su famiglie, imprese e lavoratori", accusa il vicepresidente M5s Mario Turco, che rilancia l'idea di una "raider tax" sulle operazioni finanziarie speculative. Questo governo è riuscito a mettere "i penultimi contro gli ultimi", chiosa il leader pentastellato Giuseppe Conte.
La manovra si prepara intanto alla prova delle modifiche parlamentari, con gli emendamenti dei partiti attesi per venerdì in Senato. Giorgetti, che già ha aperto su affitti brevi, dividendi e compensazioni dei crediti, promette modifiche anche sull'iper e superammortamento per le imprese. "Cercheremo di trovare una soluzione", annuncia: renderlo "pluriennale - dice - sarebbe una bella cosa".
Alle banche invece Giorgetti riserva l'ennesima stoccata: è più facile guadagnare con "la gestione statica dei soldi depositati", ma devono tornare - è il monito - a "concentrarsi sull'attività creditizia tradizionale". Mentre in vista dell'Ecofin di giovedì, che tratterà il tema dell'energia, il titolare del Mef si appresta a "difendere le nostre buone ragioni sulla tassazione" del gas: altrimenti, avverte, "sarà la pietra tombale sull'industria italiana dal 2033 in avanti".
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