Gli ultimi giri di vite sono i più faticosi e lenti. Almeno in questo lavoro di scelta dei candidati governatori. Nel centrosinistra le partite ancora aperte sono tre: Puglia, Toscana e Campania, anche se gli sbocchi finali si intravedono. Per il centrodestra, il nodo vero è il Veneto. Mercoledì, a Palazzo Chigi, parleranno di regionali i leader di partito: la presidente del consiglio Giorgia Meloni per FdI, i vicepremier Matteo Salvini per la Lega e Antonio Tajani per Fi. Con loro Maurizio Lupi leader di Noi Moderati. Anche Elly Schlein ha di fronte una settimana di incontri. Lunedì, nel primo pomeriggio a Roma, col governatore toscano Eugenio Giani. Nei prossimi giorni potrebbe essere la volta del governatore campano Enzo De Luca. Col primo la segretaria Pd dovrà discutere della riconferma. Col secondo della successione.
Anche se più aperta di quella campana sembra la partita pugliese. La corsa dell'eurodeputato ed ex sindaco di Bari Andrea Decaro è data per fatta, ma resta la questione delle candidature al consiglio regionale del governatore uscente Michele Emiliano e dell'ex governatore Nichi Vendola. Decaro non li vorrebbe in campo. Emiliano e Vendola non sembrano intenzionati a fare passi indietro.
In Toscana, l'avvicinarsi del voto, previsto per il 12 ottobre, sta rendendo sempre più teso il clima fra Giani e i vertici del Pd, in particolare l'area del partito che fa riferimento a Schlein. A frenare è il fatto che il governatore uscente non ha il sostegno del M5s. Un aspetto non di secondo piano per la segretaria, che mira invece ad andare alle regionali col campo largo schierato nel più possibile delle regioni: una sorta di monito al centrodestra per le prossime politiche. In Campania il cerchio sembra in fase di chiusura con la candidatura di Roberto Fico, del M5s, ex presidente del Camera.
A dare un'accelerata è stato un incontro a metà della settimana fra De Luca - da sempre freddo verso Fico - e il presidente del M5s Giuseppe Conte. La soluzione del caso campano dovrebbe aiutare la ricandidatura di Giani in Toscana, su cui in molti del Pd - anche a livello nazionale - già scommettono. Giani "non scalda i cuori" dei Cinque stelle - nella legislatura che si sta chiudendo sono all'opposizione - ma in Regione il peso politico del partito di Conte è relativo, non determinante. Insomma, non è l'appoggio del M5s a fare la differenza. Resterebbe semmai il "neo" di una campagna elettorale senza campo largo in Toscana. Ed è anche vero che Giani non è espressione dell'area Schlein. Però non lo sono nemmeno il candidato nelle Marche Matteo Ricci e il papabile candidato in Puglia Decaro. Eppoi, dire no a un secondo mandato non appare semplice, specie dopo gli appelli che stanno arrivando dal territorio per una conferma di Giani: "Da più della metà dei sindaci della Toscana - ricorda spesso il governatore - e da realtà economiche e sociali, come la Cgil".
Il dopo Luca Zaia in Veneto è invece la questione più spinosa - sostanzialmente l'unica - su cui il centrodestra deve cercare una sintesi. In molti, anche tra le file di FdI, sono convinti che, per il bene della coalizione e del governo, alla fine la premier lo lascerà alla Lega. In pista ci sarebbe uno dei vice segretari di Salvini, Alberto Stefani. Ma ancora non è detta l'ultima parola.
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