Ghemon tra musica e maratona: "La corsa mi piace sempre di più: allena fisico e testa"

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Il musicista ha corso la Maratona di Torino, la terza quest’anno, in 3h 44’, e ci racconta come si è appassionato alla corsa e la sua routine quotidiana

Alberto Fumi

28 novembre - 11:56 - TORINO

Rapper, cantante, comico e maratoneta. Sono alcuni dei mille volti di Ghemon, artista poliedrico e polivalente, folgorato dal running una decina di anni fa e ora appassionato di corsa fino al midollo. Ormai sette anni fa, tra le sue varie identità artistiche, scoprì anche quella di scrittore pubblicando Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle, quella pelle che ha mutato tante volte anche nello sport. “Ho provato di tutto, sin da piccolo, dalle arti marziali come il karate e la kickboxing, ho giocato a calcio, ovviamente, a pallacanestro, ho provato il tennis, pur non sapendo giocare, pallavolo più nell'ambito scolastico. E poi mi sono avvicinato alla corsa, anche se il mio fisico non era disegnato per l’atletica leggera”.

Come è iniziato il percorso verso la maratona? 
​“Con disciplina, gradualità e ripetizione dei gesti. Io sono disciplinato per natura, ma in ogni caso la corsa ti costringe ad esserlo. Da quando l’ho scoperta nel 2016, con le prime corse a Milano, e poi riscoperta durante gli anni del Covid come momento prezioso per praticare sport e stare all’aria aperta, ho notato che mi faceva bene: per lavoro, sono sempre in giro come una trottola, correre è un punto fisso che mi fa stare bene sia fisicamente, sia mentalmente”. 

A Torino che esperienza ha vissuto? 
“Sono stato bravissimo: non me lo dico mai, ma questa volta me lo devo. Ho fatto il mio personale (3h44’28”). Questa maratona è bellissima, non ha nulla da invidiare alle maratone internazionali a cui ho partecipato. Il percorso è incredibile: scorrevole, veloce e in molti tratti spettacolare anche dal punto di vista panoramico. E la corsa mi piace sempre di più: allena il fisico, ma anche e soprattutto la testa”. 

Nelle immagini che la ritraggono alla Maratona di Torino appare sempre sorridente, disteso: ha un segreto per affrontare in questo modo la fatica? 
“È stata una maratona differente dalle altre, anche il fantomatico muro che compare sempre nelle 42 km stavolta è stato superato alla grande. Quanto parlavo con altri maratoneti che mi spiegavano di come fossero in grado di gestire lo sforzo per correre l’ultima parte addirittura meglio dei primi chilometri, mi sembrava davvero incredibile, ma stavolta è successo a me”. 

Visto che ormai, con sei maratone completate, la corsa è diventata un vero e proprio stile di vita, ci spiega come fa a conciliare allenamenti pianificati e un lavoro che non le offre proprio una routine costante? 
“Riesco incredibilmente ad incastrare gli allenamenti con tutto il resto: sei tu che devi trovare il tempo, e, col passare degli anni, ho capito che si può trovare incredibilmente in ogni situazione. Ho fatto anche qualche follia, come andare a correre dopo un concerto oppure uno spettacolo, ma questa è un'altra storia, è roba per stomaci forti”. 

Le è capitato di arrivare stanco sul palco? 
“In realtà no: la stanchezza di un allenamento e di un’attività lavorativa sono molto diverse, anzi, spesso aiuta a resettare la mente. Col tempo, ho capito che la chiave è l’equilibrio: ci sono momenti in cui un allenamento va fatto a tutti i costi, e fa bene, altri in cui è meglio riposarsi oppure preferire un’uscita blanda, senza badare al ritmo, al cronometro, alla distanza”. 

La corsa - e la maratona ancora di più - mettono tutti sullo stesso piano. Come vive questo aspetto lei che è abituato stare sul palcoscenico? 
“Ho parlato diverse volte di questo aspetto, di questa dualità di ruoli, tra carriera lavorativa e passione per la corsa, come se fossero due facce della stessa identica medaglia. Mi piace stare in mezzo alla gente, gomito a gomito, e ammetto che quando vengo riconosciuto mi arriva un boost in più. Durante la Maratona di Torino, un ragazzo mi ha detto che ha scelto di correre la mezza dopo aver letto il mio libro: mi ha davvero dato tanta benzina questa semplice frase e allo stesso tempo più responsabilità. Sono sempre sensazioni molto belle”. 

Lei è sempre stato polivalente? 
“Ad un certo punto, ho capito che volevo fare diverse cose cercando di farle al meglio, fare il rapper, il comico, il malinconico, il cantante, essere serio e divertente, sono un artista da palcoscenico e uno sportivo: se mi piace così, perché devo negarmelo?” 

Si allena da solo o in gruppo? 
“Spesso da solo, ma il valore aggiunto che dà un allenamento di gruppo è impagabile. È bello lo scambio tra chi coltiva la stessa passione, anche in gara. In gruppo passano più agevolmente anche le sedute di allenamento più lunghe e faticose invece”. 

Le piace molto condividere? 
“Ovviamente ora sui social condivide tanto di ciò che avviene giù dal palco a differenza di ciò che succedeva un po’ di anni fa, ma mi piace anche la condivisione fisica: non escludo di proporre nuovamente qualche corsetta di gruppo con chi mi segue sui social”.

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