GenZ e salute mentale: contro ansia e pressione sociale i giovani rilanciano l’opzione di un “sereno fallimento”

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Paranoia Festival

A Paranoia Festival la voce degli studenti su lavoro e benessere psicologico: «I media sono i maggiori responsabili della narrazione tossica del successo, basta con l’eterna rincorsa»

18 settembre 2025

Un momento del panel “Stories di in-successo” al Paranoia Festival, Milano

«Chiedeteci come stiamo: confusi, disorientati... chiamati a mostrarci felici e vincenti, schiacciati tra ruoli che non ci corrispondono». Così recita il Manifesto di Paranoia Festival, l’evento culturale che mette al centro la salute mentale della GenZ e che il 12 e 13 settembre scorsi a Milano ha organizzato due giorni di musica, arte e parole per affrontare ansia, fallimento e pressione sociale in un’epoca in cui fermarsi sembra non essere un’opzione. La nuova edizione del festival - realizzato in partnership con Ordine degli Psicologi della Lombardia, Progetto Itaca ETS e il patrocinio del Comune di Milano - è dedicata al tema dell’”eterna rincorsa”, al mito del fare sempre di più e meglio tipico dei nostri tempi, dove il peso delle pressioni sociali e delle aspettative schiaccia ragazzi e ragazze, soprattutto nel momento in cui si affacciano al mondo del lavoro.

Di questo e di come vivere un “sereno fallimento” si è parlato durante un panel del festival realizzato in collaborazione con il Sole 24 Ore e intitolato “Stories di insuccesso”, una sorta di “spin off” del format #storiesdisuccesso che racconta storie di startupper, imprenditori e imprenditrici digitali. In questa occasione la giornalista del Sole 24Ore Alessia Tripodi, insieme con Leonardo D’Onofrio, imprenditore, founder di E-Group, e Marzia Targhettini, psicologa e psicoterapeuta, rappresentante dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, ha affrontato il tema della salute mentale sul lavoro e nelle scelte imprenditoriali e della possibilità di concedersi un “sereno fallimento”, di accettare l’imperfezione e trasformarla in un momento di crescita.

Ma chi sono i “responsabili” di una narrazione della vita professionale che spinge all’eterna rincorsa del successo? E l’università e il mondo del lavoro insegnano a fare i conti con un “sereno fallimento”? Leonardo D’Onofrio ha citato i risultati di un sondaggio su 3.500 studenti delle università milanesi condotto da University Network: per il 71% degli intervistati sono i media i responsabili della rincorsa “tossica” al successo e alla performance, per il 25% lo sono in parte e solo per il 3% non lo sono affatto. Per quanto riguarda il ruolo del sistema di formazione, appena il 15% degli studenti ritiene che scuola e università educhino alla gestione del fallimento, il 43% lo crede in parte mentre il 41% risponde “assolutamente no”.

L’incontro ha indagato anche il ruolo dei social nell’alimentare la spinta alla performance, così come nello sviluppo di relazioni professionali e personali equilibrate. «I social sono degli strumenti - ha spiegato la dottoressa Targhettini - e per fortuna che da un certo punto di vista ci sono, perchè vuol dire che stiamo progredendo, ma non sono il problema, perchè il problema è come li usiamo. Serve più consapevolezza e sensibilizzazione per i giovani e anche per i meno giovani - ha aggiunto -, iniziamo su questo fronte a fare una corretta formazione».

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