Provvedimento d’urgenza del Garante della Privacy per "Diffusione illecita" del video. E c'è il giallo del campione di Dna
12 luglio - 15:11 - MILANO
Una traccia di Dna maschile, per ora sconosciuta, è stata rinvenuta nella bocca di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco nel 2007. L'elemento è emerso durante l'incidente probatorio in corso presso il Tribunale, nell'ambito del nuovo filone d’indagine coordinato dalla procura di Pavia e condotto dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Le analisi sono state svolte sul tampone orofaringeo prelevato nel 2007 dal medico legale Marco Ballardini, ma mai analizzato fino ad oggi. Intanto il Garante della Privacy ha adottato un provvedimento urgente dopo la diffusione online di un video contenente le immagini dell’autopsia.
Delitto Garlasco, Il mistero del DNA
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Dalle analisi condotte sul campione prelevato nel 2007 sono emerse due tracce del Dna di un uomo. La prima, individuata nella parte laterale della cavità orale, è stata attribuita con relativa certezza a una contaminazione riconducibile a un infermiere presente durante i rilievi. La seconda, più centrale, ha restituito un profilo quasi completo, ma al momento è priva di attribuzione. È escluso comunque che si tratti del Dna di Andrea Sempio, nuovo indagato, o di Alberto Stasi, condannato in via definitiva. Nessuna corrispondenza è emersa nemmeno rispetto al cosiddetto "ignoto 2", il profilo parziale trovato sotto le unghie della vittima.
Il Nuovo filone di indagini
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Gli inquirenti lavorano ora aduna nuova ipotesi sulla dinamica dell'aggressione, rispetto a quella ricostruita finora. Secondo questa nuova potenziale pista, Chiara sarebbe stata colpita mentre tentava di difendersi, forse cercando di urlare. La presenza di Dna nella parte interna della bocca e sulla lingua suggerirebbe un contatto diretto, come una mano premuta sul volto. La quantità di materiale genetico, seppur limitata, è ritenuta "generosa" dagli esperti. Il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, invita alla prudenza: "Siamo tranquilli, non siamo preoccupati. Ci limitiamo al dato certo: quello del campione con una contaminazione". Dall'altra parte, l'avvocato di Sempio, Massimo Lovati, insiste sull'ipotesi di un inquinamento del reperto: "Le nuove tracce non spostano niente".
I lavori dell'incidente probatorio si concluderanno in autunno, ma le indagini già si stanno orientando verso una possibile presenza plurima sulla scena del crimine. Già nel 2007 si era ipotizzato l’uso di più armi, mai confermato. Ora, gli inquirenti sembrano rivalutare quella pista. Andrea Sempio, secondo l'impianto accusatorio, sarebbe stato dunque presente nella villetta di via Pascoli e potrebbe non essere stato solo.
Online il video dell’autopsia
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Il Garante della Privacy è intervenuto con urgenza disponendo il blocco della diffusione del video dell'autopsia di Chiara Poggi, reso disponibile su internet dietro pagamento. L'Autorità ha avvertito che la pubblicazione di tali contenuti costituisce una violazione delle norme sulla privacy e delle Regole deontologiche dell'informazione giornalistica. "Chiunque entri nella disponibilità di tali immagini, compresi i mezzi di informazione, deve astenersi dalla loro diffusione", ammonisce il Garante, sottolineando che l'esposizione del corpo di una vittima di violenza rappresenta un gravissimo attacco alla dignità della persona e dei suoi familiari. L’Autorità non esclude ulteriori provvedimenti sanzionatori.
L’appello della famiglia Cappa
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Attraverso i legali Antonio Marino e Gabriele Casartelli, la famiglia Cappa ha espresso "profondo sdegno" per la continua circolazione di dichiarazioni ritenute "false, gravemente diffamatorie e calunniose", che colpirebbero l'onorabilità e la reputazione dei familiari. I legali riferiscono di aver già presentato denunce nei confronti dei responsabili di tali condotte e annunciano nuove azioni legali contro chiunque - a prescindere dal ruolo professionale - continuerà a diffondere notizie non verificate. La famiglia Cappa chiede infine ai mezzi di comunicazione "di astenersi dal contribuire all’ingiustificata spettacolarizzazione del loro dolore", sollecitando una narrazione fondata su "veridicità, correttezza e rispetto per la dignità delle persone coinvolte".
La Gazzetta dello Sport
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