Dopo un anno di pausa, Sports Interactive torna con la sua Bibbia del calcio virtuale (e non)
Paolo Sirio
8 novembre - 13:11 - MILANO
Football Manager 26 arriva con il peso e la responsabilità di un cambio generazionale, dopo un anno di pausa che ha lasciato interdetti (e letteralmente a bocca asciutta) i fedelissimi. È il primo capitolo della serie di Sports Interactive realizzato con un nuovo motore grafico e, in teoria, con l’ambizione di rilanciare un marchio che da vent’anni è la Bibbia dei manager virtuali. Al termine di decine di ore passate sulla tribolata panchina della Juventus, tra vittorie sudate e infortuni surreali, il verdetto è chiaro: FM26 è un passo in avanti visivo e strutturale ma, persino in questa iterazione spartiacque, resta ancora un gioco che vive più di rifiniture che di rivoluzioni.
football manager 26 cambia pelle
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L’aspetto che salta subito all’occhio è proprio quello grafico. L’adozione di Unity non stravolge il look ma le nuove animazioni, soprattutto nei top player, riescono a rendere più credibili i movimenti e le giocate di squadra. Tuttavia, con la velocità delle partite aumentate di svariati “x” - come fa la maggior parte dei fan di lungo corso - l’effetto wow finisce ben presto col passare in secondo piano. C’è sempre quella sensazione di trovarsi davanti ad un gestionale che non può e non vuole scrollarsi di dosso la propria natura da “Excel con i tacchetti”. E con i numeri, le schede, le statistiche che continuano ad esercitare il loro fascino magnetico, è difficile non pensare che i fan storici continueranno a badare ai valori e ai grafici più che alle nuove animazioni in campo. Da qui la domanda: a che è servito un anno di pausa se il risultato, alla fin fine, è sempre lo stesso?
in campo e in ufficio
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Sul piano tattico, la novità più pubblicizzata è la possibilità di impostare un modulo e un sistema di gioco specifico per la fase di non possesso. È un’aggiunta interessante, che introduce un nuovo livello di complessità non tanto nella costruzione delle strategie (il modulo di non possesso ci viene suggerito quando scegliamo quello in possesso), quanto nella selezione dei calciatori sul mercato. Da adesso bisogna davvero chiedersi se un giocatore potrà adattarsi alle nostre richieste difensive oltre che alle offensive. Tutto molto bello, specie quando possiamo vedere l’esecuzione con i nostri occhi in maniera più credibile, ma è comunque un’idea che FC (l’ex Fifa) aveva già proposto anni fa. È più un passo in direzione del calcio moderno che una trovata inedita, per cui scusateci se non gridiamo al miracolo. In termini di contenuti, Football Manager 26 porta avanti la tradizione e poco altro. Alcune buone idee dell’ultimo capitolo – come i ruoli svincolati dalle posizioni o un mercato più razionale – sembrano curiosamente ridimensionate. A parte qualche valore a livello di ingaggi e trasferimenti un (bel) po’ gonfiato, certo è che il realismo qui è di casa. Curiosamente, su FC 26 avevamo potuto compiere miracoli finanziari usando lo stesso club, imbastendo mercati faraonici grazie ai tanti esuberi che chiunque farebbe alla Juventus; su FM26, queste manovre non hanno fatto altro che liberarci di qualche stipendio pesante e poco altro.
Sul fronte gestionale, la routine resta sostanzialmente intatta. Il lavoro d’ufficio è ancora massiccio e spesso non skippabile, dalle riunioni ai punti stampa. Sebbene faccia parte del Dna della serie, sarebbe stato il momento giusto per alleggerire un loop ormai consolidato e provare a sorprendere davvero. Alcuni alleggerimenti sono stati effettivamente messi in atto – ad esempio non bisogna più scegliere la postura del corpo durante le conversazioni con i giocatori, una trovata di scarso impatto introdotta tempo addietro – ma non bastano a cambiare la percezione di fondo. FM resta FM, con tutti i suoi rituali burocratici che dividono da sempre la community tra chi li ama e chi li sopporta.
infermieria piena
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Un capitolo a parte meritano gli infortuni. Anche in questa edizione la piaga si fa sentire: dopo pochi mesi dall’inizio della stagione, ci siamo ritrovati con più doppi ruoli saltati e McKennie costretto a reinventarsi terzino destro in attesa che toccasse pure a lui finire in infermeria. È una costante quasi ironica, ma che continua a penalizzare l’esperienza di lungo periodo, specie quando le alternative in rosa (e i budget) sono limitate. Poco importa che, in occasione del lancio di Football Manager 2024, Miles Jacobson in persona avesse rassicurato circa il fatto che fosse soltanto un’impressione dettata dai ritmi accelerati del gioco… Sul versante linguistico, la traduzione italiana pare più incerta del solito. Nulla di drammatico, ma qualche svista o formulazione poco naturale stona in un titolo di questo calibro, per giunta così meticoloso quando si tratta di calcolare persino la più microscopica influenza di un infortunio sulle prestazioni. Permetteteci questa piccola vendetta dopo esserci ritrovati con lo spogliatoio falcidiato… Più seriamente, occhio a qualche bug di troppo, come quello che ci ha bloccato la campagna ad un eterno inizio del secondo tempo in un match di Coppa Italia contro il Como.
fifa è tornato...?
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La vera novità extra-campo arriverà però nel corso dell’anno: la licenza Fifa, che debutterà sotto forma di Coppa del Mondo giocabile. È un evento di peso simbolico, il primo riavvicinamento ufficiale tra la federazione globale e il mondo dei videogiochi dopo la separazione da EA Sports. Brava Sports Interactive che, dopo aver firmato con Premier League, Champions League e primi campionati femminili, metterà così un altro brand di spessore (checché se ne dica) nel suo portfolio.
Football Manager 26, il verdetto
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Tirando le somme, per quanto ben confezionato e sempre ammaliante, Football Manager 26 è stranamente un altro capitolo di transizione. È visivamente più curato, tatticamente più profondo, ma anche schiavo della propria eredità. Il salto tecnico non corrisponde ad un vero salto concettuale: chi si aspettava una rivoluzione rimarrà deluso, mentre chi cercava il solito rifugio di grafici, moduli e statistiche potrà invece continuare a perderci le notti senza rimpianti. E dirci, alla prossima asta del fantacalcio, che lo conosceva da anni quel “wonderkid”…











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