L'azzurro è immarcabile in una gara dove il ct si fa cacciare all'inizio del terzo quarto per somma di tecnici. Finisce 96-79 per Melli e compagni
Simone Fontecchio is on fire. E parte subito il ballo dell’Italbasket. Vincono anche contro la Bosnia-Erzegovina gli azzurri del Poz, e la qualificazione, ora, è a tanto così. Meriti a tutti. Ma soprattutto a lui, Fontecchio. A metà gara ne aveva messi 21, a fine partita il totale grida 39 (7/10 da 3). Record personale e assoluto. Finisce 79-96, un risultato concreto ma non esente da difficoltà. L’Italia era partita male subendo la fisicità degli avversari, che sofferenza con Nurkic. Ne sono prova il numero di rimbalzi difensivi sbilanciati a favore dei bosniaci per gran parte della gara e oltre quaranta punti nel pitturato. E anche se strappi dentro il match ce ne sono stati (vedi un secondo quarto da montagne russe), solo nel terzo gli azzurri si sono rimessi in ordine. Molto per merito di Melli, uno bello solido. E mettiamoci pure Thompson (14) e Spissu (14), per fare i nomi. Certo, la scelta della Bosnia di non giocare con Nurkic per tutta la parte centrale della gara ha inciso. L’Italia che piace è quella che sa soffrire. Anche quella non precisa in difesa. Ma in grado di metterne quasi cento. Spissu: "Achi ci guarda, gli mando un bacio". Tante volte basta un niente. La chiamano fiducia, ma è molto più complesso di così. Vedi Fontecchio: 10 punti consecutivi in un primo quarto che è una rinascita.
sveglia
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Mentre i bosniaci hanno avuto bisogno di andare sotto le plance (l’imponenza di Nurkic la usi così, no?), l’Italia ha avuto più e più soluzioni. Melli va da sé, Thomson meno timido, Pajola è un jolly. E finalmente Fontecchio. Dopo un 6-0 a sfavore, la sveglia italiana arriva proprio dalla guardia dei Miami. Sul 12-6 è lui che mette la tripla che spinge gli azzurri a correre più forte. Diouf recupera un pallone da show. Pajola mette un’altra tripla. Sul +5 (17-21), la Bosnia però si scuote e torna sotto a un solo punto di distanza. Nonostante gli errori, fanno ben sperare le conclusioni dall’arco che hanno funzionato meglio di altre volte (3/4 dopo 10’). Però la partita è lunga e nel secondo quarto la Bosnia-Erzegovina è di nuovo lì. Anche con un quintetto più piccolo, l’Italia regge l’urto dei giganti. E l’attesa è una delle caratteristiche più importanti in una competizione come l’Europeo. Attesa che si manifesta, poi, con la bellezza. Quella di Fontecchio, ancora lui: finta a destra, movimento a sinistra, schiacciata, e 26-31. Azzurri sul +10, l’inerzia sembra scontata. Invece la Bosnia comincia a vincere rimbalzi (e l’Italia perde due palloni di troppo) e con un parziale di 9-0 rimette tutto in parità. Diouf tiene a galla gli azzurri contro Nurkic. Nel finale Niang dalla lunetta e i liberi conquistati da Fontecchio dopo tecnico riportano l’Italia avanti: all’intervallo 44-40. Segnata dall’allontanamento di Pozzecco per somma di tecnici, l’Italia poteva andare alla deriva. E quando Alibegovic ha messo la tripla del 49-46 era lecito pensarlo.
capitano
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E qui è venuto fuori il valore di Melli: capitano coraggioso che sa dare calma e scossa. Attorno a lui gli azzurri vengono fuori nonostante un Roberson più che fastidioso. Spissu firma la giocata del periodo con una tripla più fallo e allunga il break azzurro. Thompson completa l’opera con canestro e assist per l’ultima tripla di Spissu: Italia avanti 72-61 al 30’. Con un minibreak di 7-3, l’Italia mette al sicuro se stessa dai cali. Non è così semplice. Thompson entra subito in doppia cifra, mentre Fontecchio piazza la tripla del +13, toccando quota 31 punti, suo massimo in azzurro. Farà di più. Spissu orchestra e serve Diouf per l’allungo, ma Nurkic risponde con una serie di canestri e falli subiti che riportano la Bosnia fino al -5. Nel momento più delicato, Thompson inventa un 2+1 e Fontecchio ritrova la lunetta per rimettere l’Italia a distanza di sicurezza. La Bosnia comicia a sbagliare un po’ troppo. Pajola no: la tripla del 77-90 a 2’09” è un macigno. Quella di Fontecchio subito dopo è una sentenza.