La Camera rispolvera il ravvedimento speciale legato al concordato preventivo biennale, ma - nonostante qualche smorfia dell'opposizione - non è sulla nuova sanatoria fiscale che scoppia la polemica. La contrapposizione nasce al Senato, dove nel decreto Ilva, il relatore di Fratelli d'Italia propone la riscrittura delle norme sui crediti di lavoro, con una stretta che fa insorgere M5S, Pd e Avs. La Cgil parla di attacco ai diritti, sollevando anche dubbi di costituzionalità. La Uil giudica il testo inaccettabile.
L'emendamento depositato da Salvo Pogliese ridisciplina la prescrizione e i casi di giudizio in caso di crediti su indennità, ferie non godute, straordinari e altri trattamenti retributivi dei lavoratori dipendenti. Viene previsto innanzitutto che la prescrizione resti di 5 anni, ma decorra in costanza di rapporto di lavoro, dando ai dipendenti sei mesi di tempo per depositare un ricorso giudiziale se il datore è moroso. Un primo punto contestato apertamente dai senatori M5S: "chi mai si esporrà rischiando di perdere il proprio posto?". "Non solo. FdI-Lega-FI - continuano i pentastellati - arrivano persino a minare la corretta applicazione dell'articolo 36 della Costituzione, imponendo che, in caso di contenzioso, il Giudice possa intervenire solo laddove venga accertata la 'grave inadeguatezza' della retribuzione".
Una critica pienamente condivisa dal Pd. "Altro che salario minimo! Questa maggioranza vuole addirittura derogare alla Costituzione, spiegando che il giudice può muoversi solo se i salari sono gravemente inadeguati. Gravemente!", si scaglia Maria Cecilia Guerra. L'opposizione si dice pronta alle barricate e tira in ballo direttamente la ministra del Lavoro Marina Calderone, perché faccia in modo che l'emendamento venga ritirato.
Ma il diretto interessato ne difende ogni parola. Il testo, spiega Pogliese, vuole "ricostituire la certezza del diritto" mettendo fine, con responsabilità e lealtà, "alle grandi incertezze applicative sorte nei tribunali dopo anni di mancata 'manutenzione' delle norme sul lavoro da parte della sinistra e del M5S".
Il partito della premier firma anche la nuova sanatoria per le partite Iva che aderiscono al concordato preventivo per il biennio 2025-2026. Chi aderirà alla proposta dell'Agenzia delle Entrate per la prima volta avrà la possibilità di sanare le annualità 2019-2023. Chi invece ha già aderito l'anno scorso, potrà rientrare per il 2023. Gli importi da pagare in via agevolata variano a seconda delle pagelle fiscali di ciascun contribuente, i cosiddetti Isa. Sia per quanto riguarda la base imponibile che l'imposta sostitutiva. Per l'Irpef chi ha un voto pari o superiore a 8 dovrà versare il 10% del reddito non dichiarato. Chi ha tra il 6 e l'8 salirà al 12% e chi non arriva al 6 dovrà pagare il 15%. L'aliquota Irap è invece uguale per tutti e pari al 3,9%. Per il 2020 e il 2021, anni del Covid, è previsto un ulteriore sconto del 30%. In ogni caso il valore complessivo dell'imposta da pagare non può essere inferiore a 1.000 euro. Il versamento potrà essere effettuato in un'unica soluzione tra il primo gennaio e il 15 marzo 2026, oppure in un massimo di 10 rate mensili maggiorate di interessi.
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