Ferrari, il futuro è oggi: "Il discorso da Mattarella, che emozione. Mi manda Gallinari"

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L'ala capitano degli Under 20 oro europeo, già titolare con la Nazionale maggiore, che piace alla Virtus: "Ho ricevuto tante proposte dai college Usa, ho scelto un percorso in Italia, dipende dalle opportunità. Sento la fiducia di Banchi, nei giorni in azzurro ho capito cosa migliorare a più alto livello. Onorato della conoscenza di Danilo"

Matteo Briolini

19 dicembre - 09:40 - MILANO

Solo pochi mesi fa Francesco Ferrari era un giovane di belle speranze, che tutto il mondo della pallacanestro italiana osservava con attenzione. Oggi di certo non è invecchiato, ma alcune di quelle speranze si sono già trasformate in certezze e non è cosa da poco. C’è tanto azzurro nella sua crescita. Dopo la vittoria dell’Europeo Under 20 da capitano ed mvp, è arrivata la chiamata di Banchi e i minuti da titolare, nella prima finestra di qualificazione al prossimo Mondiale. E non è un segreto che guardino già a lui i club più importanti del nostro basket, sicuramente la Virtus Bologna. Anche in questa stagione, che sta disputando a Cividale in A2, società che gli ha dato grande fiducia, ha già convinto a suon di prestazioni. Una su tutte quella da 36 punti contro l’Urania Milano, che gli ha consentito di eguagliare un record che apparteneva a un gigante come Carlton Myers. Dopo 34 anni dall’ultima volta, è stato il primo italiano ventenne a segnare così tanto in una delle due principali categorie nazionali. Una gara in cui ha offerto un saggio delle sue qualità. Parliamo di un’ala di 204 centimetri di grande tecnica, che sa essere elegante senza perdere di vista l’efficacia, su entrambi i lati del campo. 

Un elemento non trascurabile della sua pallacanestro sono i movimenti senza palla, che testimoniano quanto sappia leggere il gioco. Una dote che parte da lontano: “Negli anni delle giovanili al College Basket Borgomanero sono cresciuto tanto perché non avevo un ruolo fisso, potevo fare il playmaker, ma anche il centro. Questo mi ha aiutato molto perché mi ha costretto a giocare tanto pick and roll e a fare tanti tagli dal lato debole. Sono tutte piccole cose che per un giovane come me sono fondamentali per mettersi in ritmo e acquisire fiducia”. 

Dall’oro europeo in poi, sente che questa stagione la sta lanciando nel grande basket? 

“Di sicuro, questo 2025 mi ha regalato grandi soddisfazioni già da prima, a cominciare dalla scorsa stagione di A2. Abbiamo perso nei quarti di finale playoff contro Forlì solo a gara 5, abbiamo raggiunto la finale di Coppa Italia, mentre a settembre abbiamo vinto la Supercoppa (di categoria, ndr). In estate poi ho vissuto il punto più alto del mio percorso finora, vincendo l’oro all’Europeo Under 20. Poche settimane fa ho esordito in Nazionale maggiore, segnando i miei primi punti in questo nuovo ciclo con coach Banchi. E’ stato senza dubbio l’anno più importante della mia carriera e ora che sta finendo posso solo augurarmi che il 2026 mi regali altrettante gioie”. 

Il basket per lei è una questione di famiglia. Come state vivendo questa fase del suo percorso? 

“Il basket a casa nostra è l’argomento principale, è una passione che mi è stata trasmessa sin da giovanissimo. Mio nonno è stato dirigente, mio padre lo è oggi a Borgomanero, dopo un passato in campo da giocatore. Siamo molto uniti come famiglia, mi sento particolarmente legato ai miei fratelli (Alessandro è un suo compagno di squadra a Cividale, ndr). Sono tutti molto contenti della mia carriera, che seguono giorno per giorno, senza fretta o preoccupazioni. Il loro sostegno mi aiuta ad affrontare le cose nel migliore dei modi”. 

Carlton Myers, prima di lei, è stato l’unico italiano in grado di segnare 36 punti, all’età di 20 anni, nelle due maggiori leghe della nostra pallacanestro.

“Sul campo, mentre osservavo il tabellino crescere, non mi sono reso conto del record che stavo eguagliando, ero totalmente concentrato sulla partita. Una volta a casa ho appreso dai social quello che avevo fatto e devo ammettere che mi sono emozionato. Non credevo di aver fatto qualcosa così importante. Spero che sia solo la prima di tante prestazioni così, ma il risultato della squadra resta sempre al primo posto”. 

In passato ha detto che Kobe Bryant e Danilo Gallinari sono i suoi idoli. Se potesse rubar loro qualcosa, quale sarebbe? 

“Di Bryant prenderei sicuramente l’etica del lavoro, un aspetto che lo ha sempre contraddistinto. Vorrei il talento e la capacità di non mollare per poi riprendersi dai tanti infortuni, anche gravi, del “Gallo”. Ci siamo conosciuti, mi ha fatto un’ottima impressione. Quando ha annunciato il ritiro gli ho mandato un messaggio, lui mi ha risposto dicendo che spera che sia io a regalargli soddisfazioni d’ora in avanti. Queste parole sono state per me un ulteriore stimolo e soprattutto è stato un grande onore”. 

E’ stato più difficile rimontare il -19 contro Israele, nei quarti di finale dell’Europeo Under 20, o parlare davanti a Mattarella dopo la vittoria? 

“Nonostante le difficoltà della gara, ti direi che è stato più difficile parlare davanti a Mattarella. Non avendolo mai fatto prima, l’emozione era tantissima, anche perché è stata un’occasione che potrebbe non ricapitare. Quella partita però è stata speciale, siamo rientrati dagli spogliatoi con una grinta diversa, dopo un inizio timido, anche grazie a qualche accorgimento tattico. Dopo aver battuto Israele abbiamo subito pensato che la strada verso la vittoria fosse un po' più in discesa, avevamo la sensazione che nessuno, a quel punto, potesse fermarci”. 

Durante il discorso ha parlato di razzismo, per via di quello che è successo durante l’Europeo. E’ una cosa che colpisce. 

“E’ stato un momento difficile quello che abbiamo vissuto, dopo aver visto la nostra foto di squadra riempita di commenti beceri. Qualcuno dei miei compagni avrebbe voluto rispondere subito. Io, come capitano e il coach (Alessandro Rossi, ndr) abbiamo cercato di mantenere il gruppo focalizzato sul lavoro sul campo. David Torresani dopo la finale si è voluto sfogare (ringraziando i razzisti perché i loro commenti avevano compattato la squadra, ndr). Il suo è stato un gesto importante perché ci vuole coraggio per rispondere e a 20 anni non è scontato. Per questo penso che quello che ho detto al Quirinale sia stato importante per me, per i miei compagni e spero anche per il nostro paese”. 

Durante le recenti gare di qualificazione al Mondiale, vissute addirittura da titolare, in cosa ha capito di dover crescere? 

“L’impatto fisico e atletico è totalmente differente, rispetto a quello a cui ero abituato con l’Under 20. In quel contesto mi sentivo superiore atleticamente e fisicamente in alcuni aspetti. L’impatto con la Nazionale A mi ha fatto capire che dal punto di vista della prestanza fisica e non solo devo crescere, perché la stazza dei giocatori di quel livello è diversa. Sto lavorando per migliorare ogni giorno ed essere sempre più pronto”. 

C’è qualcosa che le ha detto Banchi, nei giorni in nazionale o nell’avvicinamento, che lo ha colpito? 

“Durante il ritiro ha parlato tanto a tutto il gruppo, ha fatto un’ottima impressione a tutti quanti. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi personalmente con lui quando, prima della convocazione, ha fatto il giro delle società. Questo ha dimostrato quanto ci tiene perché ha voluto conoscerci anche come persone fuori dal campo. Ci ha fatto capire quanta fiducia ha in tutti noi. Come nel mio primo raduno con Pozzecco, mi sono sentito subito a mio agio”. 

Ha notato delle differenze tra l’approccio del ct e quelli di Pillastrini e Rossi? 

“La differenza principale sta nelle responsabilità che sono chiamato a prendermi. Con l’Under 20 e con Cividale so di dover recitare un ruolo da protagonista anche in attacco, mentre in Nazionale maggiore non è stato così. Banchi mi ha chiesto di difendere, catturare i rimbalzi, stoppare e in generale fare tutte quelle piccole cose che trasmettono energia ai compagni e che mi aiutassero a guadagnare la fiducia di tutto l’ambiente”. 

Guardando al futuro, se deve sognare si vede più in Eurolega o in Nba? 

“Come tipo di giocatore mi sento più adatto all’Eurolega, ma è impossibile non sognare l’Nba, sarebbe davvero speciale. Ci sono i migliori del mondo, dal punto di vista tecnico e fisico. L’esperienza di vita che si fa oltreoceano non è replicabile da nessun’altra parte. Gli italiani che hanno giocato lì non sono tanti, quindi vorrei arrivarci e passare alla storia per essere rimasto tanto tempo”. 

Gallinari le ha dato qualche consiglio? 

“Non ne abbiamo parlato più di tanto, mi ha raccontato solo qualche aneddoto quando eravamo a Trento con la Nazionale. Mi ha detto che è importante sentirsi bene con sé stessi e con la famiglia”. 

Per i giovani come lei ci sono diverse strade percorribili. Cosa l’ha spinta a preferire l’Italia rispetto a un’esperienza al college o in Europa? Come ha capito che questa era la scelta giusta? 

“Io negli ultimi due anni ho ricevuto tante proposte dagli Stati Uniti, soprattutto quest’estate dopo l’Europeo Under 20. Come esperienza di vita mi interessava tanto, ma dal punto di vista tecnico non mi sentivo adatto al tipo di basket che si gioca al college. La porta però resta sempre aperta e se si presentasse l’opportunità giusta vorrei coglierla. Ho scelto di rimanere a Cividale in A2 perché voglio fare un percorso speciale in Italia e stando qui posso arrivare ad alti livelli. La fiducia che la società, coach Pillastrini e i compagni mi danno quotidianamente è fondamentale. Inoltre nonostante le critiche, che a volte riceve, l’A2 è salita di livello con tanti giocatori che stanno scendendo dalla Serie A”. 

Cosa vede come prossimo passo in avanti del suo percorso? La Serie A? L’Eurolega? 

“Voglio migliorare sempre di più, se avrò delle opportunità valuterò cosa fare, ma vivo le cose giorno per giorno per cercare di crescere ad ogni allenamento”.

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