"I festival sono sempre
stati momenti di riflessione, il cinema da sempre si occupa di
quello che succede nella realtà. Questo non vuole dire che debba
specificatamente raccontare un tema. Io ero a Cannes lo scorso
anno e c'era già un conflitto in corso, e lo stesso due anni fa.
Tendiamo a scordarci che i film possano parlare alle persone, in
concorso ce ne sono alcuni che parlano chiaramente di certi
temi. È chiaro che ci debba essere anche essere libertà di
manifestare, di dire la propria, che questi eventi possano
essere delle lenti di ingrandimento sugli avvenimenti che ci
circondano". Lo dice Pierfrancesco Favino rispondendo - nella
conferenza stampa per Il maestro di Andrea Di Stefano (fuori
concorso) - a una domanda sulla mobilitazione per Gaza alla
Mostra del Cinema di Venezia.
Però "continuo a pensare che ciò che si può fare è chiedere,
e lo dico io a mio nome, che diplomaticamente gli Stati
risolvano questa situazione - aggiunge -. Da cittadini del mondo
ed europei, chiedere all'Europa di avere un atteggiamento molto
chiaro verso quello che sta accadendo cercando di risolverlo".
Dopodiché "ognuno ha la libertà di esprimerlo come vuole, ma non
vorrei che in tutto questo si sottovalutasse la potenza e la
capacità del cinema di saper raccontare un mondo, probabilmente
anche di saper risvegliare alcune coscienze, sennò (il cinema,
ndr) diventa solo narcisista. Comunque ogni occasione è
sacrosanta per ricordare da che parte di vuole stare. Penso che
qualsiasi artista stia dalla parte della bellezza, e io non
conosco niente di più pacifico al mondo della ricerca della
bellezza. Penso che il più grande ricordo sulla pace che si
possa avere, se si crea bellezza si cerca la pace".
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