Fabio Avaro torna a teatro con 'Storie Bastarde': "In scena gente comune di periferia"

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Dall'8 maggio al Cometa Off di Roma. L'attore: "Una volta si diceva che il 'ragazzino te lo cresceva la strada, oggi i giovani sono immersi nella realtà virtuale"

07 maggio 2025 | 17.02

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Una pièce teatrale che dà voce e spessore alla gente comune di periferia, alle persone che si incontrano nelle strade e nelle piazze nelle piccole e grandi città del nostro Paese lasciando sullo sfondo la malavita. Dopo la messa in scena dello scorso novembre, torna a Roma al Teatro Cometa Off con la partecipazione de 'La Zanzara', dall'8 all'11 maggio, 'Storie bastarde. Storie di periferie d'altri tempi', l'adattamento teatrale del libro di Davide Desario 'Storie Bastarde. Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la Banda della Magliana' (Avagliano Editore). Un racconto che da Ostia, estrema periferia romana affacciata sul mare, descrive realtà di frontiera a metà strada tra delinquenza galoppante e speranze di emancipazione.

Interpretato da Fabio Avaro con la regia di Ariele Vincenti, lo spettacolo sarà presentato l'8, il 9 e il 10 alle 21 e l'11 maggio alle 18. "Quello che mi è piaciuto di 'Storie Bastarde' di Davide Desario - racconta Avaro all'AdnKronos - è che vengono messe in primo piano le persone comuni mettendo sullo sfondo la delinquenza". Una chiave di lettura - precisa - opposta a quella che viene adottata "nei romanzi televisivi che abbiamo visto, da 'Suburra' a 'Gomorra'". In queste opere, "in primo piano c'è il male, il cattivo, il delinquente, la droga: protagonista è tutto quello che c'è di brutto nella società. Al contrario, tutto quello che riguarda ad esempio i bambini che crescono sul marciapiede, la signora con le buste della spesa, il portiere, il signore che va a lavorare sono sullo sfondo. Il libro di Davide Desario, invece, fa il completo opposto: mette in primo piano le persone comuni, la gente di tutti i giorni. Sullo sfondo, ad esempio, c'è il famoso Abbatino della Banda della Magliana che ci prende a pallonate, il ragazzo che purtroppo muore di eroina, lo spacciatore, la delinquenza e i tafferugli allo stadio. Per la prima volta le persone che erano sullo sfondo le ho viste protagoniste".

"La pièce teatrale - sottolinea Avaro - è identica a quella che ho messo in scena a novembre. Anche perché, per la prima volta, ho subito - e non lo dico in senso negativo ma in un'accezione positiva - una regia molto ferrea. Sono un attore comico al quale piace molto improvvisare. In questo caso Vincenti mi ha ingabbiato in una struttura quasi ad orologeria, un gioiellino. Quello che la gente apprezza in 'Storie Bastarde' è proprio questo: è come se portassi il pubblico in giro per le strade di Ostia raccontando la storia di quei bambini e facendoli vedere".

Che differenza c'è tra i ragazzi di quei tempi, cresciuti sull'asfalto delle strade di periferia, e gli adolescenti di oggi che vivono quasi in simbiosi con il loro iPhone? "Ai nostri tempi - risponde Avaro - il rischio non era soltanto per chi abitava nella periferia malfamata con il papà che faceva il ladro. Tutti rischiavano di frequentare le cattive amicizie e di cadere in un errore che ti portava su una strada quasi senza ritorno. Quel rischio noi ce lo sentivamo addosso tutti i giorni. Per certi versi alcuni erano anche affascinati da quel tipo di rischio e in 'Storie bastarde' racconto anche questo aspetto. Detto ciò, a mio avviso i ragazzi di oggi hanno poco contatto con la realtà con i danni e con gli errori che può comportare la realtà virtuale nella quale sono immersi. Noi, invece, eravamo molto più a contatto con la realtà vera, con la comunità e con la società. A Roma, una volta si diceva che il 'ragazzino te lo cresceva, pure il quartiere, lo cresceva la strada', ed era vero. Oggi succede il contrario", conclude Avaro.

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