Ex Ilva: il governo convoca i sindacati, domani lo sciopero

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Il governo "chiama" i sindacati, ma lo sciopero di giovedì all'ex Ilva è confermato. Ventiquattr'ore di stop in tutti i siti del gruppo e corteo a Taranto. Le parole non bastano più. "Il tempo della pazienza - sostengono le sigle metalmeccaniche - è scaduto". In extremis è arrivata la convocazione ufficiale alle organizzazioni sindacali per un aggiornamento sulla situazione del gruppo Acciaierie d'Italia.

Il capo di gabinetto del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Nicola Guerzoni, ha invitato Fim, Fiom, Uilm, Usb, Ugl Metalmeccanici e Federmanager a partecipare a una riunione con una delegazione governativa in programma martedì 28 ottobre, alle ore 18.00, nella Sala Verde di Palazzo Chigi. L'incontro arriva proprio alla vigilia della mobilitazione.

Nelle ultime ore, tra gli impianti ridotti al minimo, si sono tenute le assemblee con gli operai diretti e dell'appalto all'interno dello stabilimento, mentre i lavoratori di Ilva in Amministrazione straordinaria - in cassa integrazione da novembre 2018 - si sono ritrovati in un hotel della città.

Il dossier ex Ilva è ancora un campo minato. Le sigle metalmeccaniche chiedono un intervento pubblico "forte e trasparente", denunciando che "l'aumento dei lavoratori in Cigs da 3.062 a 4.450 è il segno di una gestione commissariale priva di risorse e prospettiva".

Nel mirino anche il bando di vendita di Acciaierie d'Italia, chiuso con dieci offerte, due delle quali per l'intero gruppo da parte di fondi americani. In realtà, la trattativa - ancora in corso per provare a migliorare la proposta - sarebbe concentrata su Bedrock Industries, che avrebbe messo sul piatto un euro per l'acquisto degli asset e presentato inizialmente un piano di tagli "lacrime e sangue": appena duemila addetti a Taranto e un migliaio nel resto del Paese, a fronte dei 10.700 attuali.

"Serve un piano industriale vero - incalzano Fim, Fiom e Uilm - che unisca tutela del lavoro, decarbonizzazione e rilancio produttivo. No allo spezzatino del gruppo". La convocazione "a Palazzo Chigi - afferma Valerio D'Alò della segreteria nazionale Fim Cisl - è già un primo risultato di tutta la mobilitazione messa in campo con le assemblee. Per noi domani resta l'occasione per rimarcare le nostre richieste al governo condivise con i lavoratori in questi giorni".

Per Francesco Brigati, segretario territoriale della Fiom Cgil, "stanno emergendo numeri drammatici: solo su Taranto si parlerebbe di seimila esuberi, ai quali vanno aggiunti i 1.500 di Ilva in As e il mondo dell'appalto. È una macelleria sociale". Davide Sperti, segretario generale Uilm Taranto, avverte invece che "il nemico più difficile da battere è la rassegnazione.

Speravamo che la gestione commissariale aprisse un nuovo capitolo, invece sembra un tragico gioco dell'oca, dove le pedine sono vite umane". Sull'argomento è intervenuto anche il candidato governatore del centrosinistra alla Regione Puglia, Antonio Decaro, sostenendo che "lo Stato deve nazionalizzare l'Ilva, facendosi carico del percorso di decarbonizzazione. Altrimenti l'Ilva sarà destinata a chiudere".

Sarà ancora Taranto il centro della protesta con presidi alle portinerie dalle 6, concentramento alle 7.30 e corteo alle 8 dallo stabilimento verso Palazzo di Città, dove si terrà un sit-in, maltempo permettendo. "La nostra mobilitazione - spiegano i sindacati - è un atto di riscatto collettivo. Il futuro è nelle nostre mani, e andremo a conquistarlo".
   

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