Empoli, Udinese, Ancona, Roma e ora Juve. Date all'allenatore toscano una squadra in difficoltà e raggiungerà comunque l'obiettivo: lo dice il suo passato
Sette volte ha iniziato una stagione fin dal principio, due volte è stato richiamato sulla stessa panchina dopo un esonero (e nella stessa annata) e in quattro occasioni è subentrato in corsa. Obiettivi chiari e da raggiungere a tutti i costi, non troppo tempo a disposizione e una squadra non propriamente sua, ovvero non di quelle costruite insieme e per lui. Luciano Spalletti nella sua carriera da allenatore lunga 32 anni ha dimostrato di essere un tecnico per tutte le occasioni, uno di quelli che non ha paura di vestire i panni dell’uomo della provvidenza. Tradotto: quello che raddrizza una situazione complessa qualche attimo prima del crollo definitivo. Spalletti è stato salvatore e rianimatore insieme, uno da cui ripartire.
 
        
        
            
        
    Con la Juve non dovrà fare niente di inedito insomma. Gli elementi di film già visti ci sono tutti: le difficoltà attuali e l’obiettivo futuro. C’è una squadra che era in crisi di risultati col vecchio allenatore, una Champions League in cui continuare a giocare il più a lungo possibile e quella dell’anno prossimo da raggiungere a tutti i costi. Il quinto matrimonio di Spalletti col vestito da subentrante avrà un album di foto in bianco e nero più i tanti ricordi delle vecchie annate in cui ha preso il comando in corsa. Tutte storie di precedenti felici.
partenze, rincorse, obiettivi
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Empoli 1994: la prima volta. Da giocatore ad allenatore, un’evoluzione quasi naturale vista la sua indole; un irrisolvibile problema al ginocchio ha fatto il resto. Ed è così che Spalletti è passato dal campo alla panchina nell’aprile di quell’anno: gli sono bastate 8 partite per scongiurare il rischio retrocessione in C2. Playout vinti, squadra salva. L’anno dopo è dovuto ‘scendere’ ad allenare gli Allievi perché non aveva il patentino ma la stagione dopo ancora (95/96) è tornato in prima squadra e in tre stagioni ha portato l’Empoli in Serie A. Avanti veloce poi fino al marzo 2001: la prima sfumatura bianconera della carriera da allenatore, la chiamata dell’Udinese. Via De Canio, dentro Spalletti. Anche qui c’era una salvezza da conquistare e la permanenza in A è arrivata alla penultima giornata. Obiettivo di nuovo raggiunto. A giugno ha salutato Udine ma il 2001, per quanto movimentato, è l’anno che gli ha regalato un altro treno in corsa. A dicembre è stata l’Ancona del bomber Max Vieri ad avere bisogno di lui. Altra regione e soprattutto altro campionato: la B. Com’è finita quella stagione? Con l’ottavo posto che ha tenuto a distanza lo spettro della C. Missione compiuta. L’ultima avventura da subentrante – prima di questa juventina – è stata anche la più gratificante del suo personalissimo poker. Gennaio 2016: Spalletti è tornato a Roma dopo 7 anni. Salutato Rudi Garcia, il toscano di Certaldo ha ripreso in mano le sorti della squadra con cui aveva vinto due Coppe Italia e una Supercoppa e con una media di 2,19 le ha fatto chiudere quella stagione al terzo posto, qualificandola ai preliminari di Champions League. Traguardo tagliato (come con l'Inter, dopo 6 anni, nel 2018 e poi ancora col Napoli nel 2022, l'anno prima dello scudetto), l'obiettivo minimo da centrare con cui le big possono salvare una stagione. Quel posto al sole dove ora Spalletti vuole portare la Juve. Lui sa come si fa.


 
            









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