Disconnessione consapevole, il cinema come pausa e tempo per sè

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Il cinema come spazio dove concedersi tempo per sé, disconnettersi dal quotidiano e ritrovare equilibrio attraverso il potere delle storie. In un mondo sempre più connesso, prendersi una pausa autentica diventa un vero e proprio atto di cura verso se stessi. Entrare in sala significa così varcare una soglia simbolica, lasciando fuori il rumore esterno ed entrando in contatto con le proprie emozioni, grazie a racconti capaci di stimolare straordinariamente la propria fantasia. 

«Entrare in sala, spegnere il telefono, farsi avvolgere dal buio: andare al cinema oggi è un vero atto di disconnessione. In un mondo che ci vuole sempre reperibili, quel silenzioso “stacco” diventa un regalo prezioso al nostro benessere psicologico - dichiara Alessia Romanazzi, Psicologa e Psicoterapeuta, conosciuta sui social anche come Io Non Mi Stresso e autrice del podcast  Tv Therapy, contattata da Uci Cinemas sul tema della disconnessione consapevole. 

"La sala si trasforma in una bolla sospesa, un luogo protetto dove il tempo quotidiano resta fuori e noi possiamo finalmente lasciarci andare. Il buio ci schermisce dagli stimoli esterni e ci permette di concentrare lo sguardo solo sullo schermo, le musiche catturano l’attenzione e catalizzano i pensieri, le poltrone ci avvolgono in un abbraccio morbido che invita al lasciarsi andare: ogni dettaglio del setting concorre a rendere l’esperienza immersiva. A un certo punto, immersi in quell’atmosfera, sembra quasi di essere disconnessi dalle nostre emozioni. In realtà non spariscono: si proiettano a loro volta sullo schermo, mentre lo schermo proietta le immagini. È lì - sottolinea Romanazzi - che avviene lo scarico: la rabbia, la tristezza, il senso di colpa della giornata trovano posto nei protagonisti e noi usciamo più leggeri, come se avessimo condiviso con loro il peso. Il cinema non è soltanto intrattenimento: è un rituale che ci ricarica e ci restituisce uno sguardo rinnovato".

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