Di Francesco: "Lecce, c'è una storia da riaprire. Arrivo da due ko, ma so lavorare con i giovani"

1 giorno fa 2

Dopo Frosinone e Venezia il ritorno nel Salento dopo 14 anni: "Qui trovo un ds competente come Corvino. Sto studiando Banda, Pierret lo vedo regista. Camarda? Deve attaccare di più la porta"

Matteo Pierelli

Giornalista

25 luglio - 12:36 - MILANO

Eusebio Di Francesco e il Lecce. Una storia che riprende, un legame che si consolida, un futuro da scrivere. Con l’obiettivo di salvare i salentini, che per il quarto anno consecutivo (record per il club) si presentano ai nastri di partenza della Serie A. 

Di Francesco, che significato ha questo ritorno dopo 14 anni? 

“È un modo per riprendere qualcosa che era stato interrotto precocemente (esonerato a dicembre 2011, ndr) in un contesto completamente diverso. Allora la proprietà stava vendendo: mi prese Claudio Fenucci però dopo nemmeno una settimana lui andò via, la società era in autogestione e pensava di più alla vendita: questo non ha aiutato”. 

Si aspettava questa chiamata dopo due retrocessioni? 

“È un po’ il paradosso del momento: avere avuto tante gratificazioni nonostante io non abbia raggiunto l’obiettivo. Però negli ultimi due anni, sia a Frosinone che a Venezia, il gruppo squadra e i tanti giovani sono cresciuti, hanno acquisito valore e esperienza”. 

 sono fiero di essere tornato qui con il mio staff, anche se mi manca qualcosa. Normale che il mio pensiero vada a Graziano Fiorita, un vero amico che ci mancherà. Ma lotteremmo assieme per raggiungere il nostro obiettivo, con lui che ci guiderà dall'alto. E ci tengo anche a ringraziare Pierluigi Iervese, mio secondo a Venezia, che ha scelto di intraprendere un nuovo percorso". Sono queste le prime parole di Eusebio Di Francesco, neo tecnico del Lecce, presentato nel pomeriggio allo stadio di Via del Mare.
ANSA/UFFICIO STAMPA US LECCE/MARCO LEZZI
+++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ NPK +++

Cosa l’ha convinta del Lecce? 

“È una società che in questi anni è cresciuta e si è consolidata a un certo livello, ha un presidente serio come Saverio Sticchi Damiani e un ds come Corvino che sa di calcio, ha grande competenza. Con lui ci siamo trovati subito, avevamo le stesse idee sui giocatori che andavano presi per migliorare la rosa”. 

Con Corvino vi conoscete da tempo... 

“Lui lo dice sempre che io l’ho “rifiutato”... Perché andai a parlare quando lui era alla Fiorentina e io quell’anno decisi invece di andare alla Roma”. 

A proposito: più difficile allenare una big o una squadra che deve salvarsi? 

“Ci sono differenze: in una big trovi giocatori più pronti, mentre in una piccola incontri ragazzi che devono crescere per cercare di affermarsi in futuro con grandi squadre. Però la responsabilità nei confronti della società e dei tifosi è la stessa: una salvezza a Lecce equivale a uno scudetto con una big”. 

In passato è stato etichettato come un allenatore “aziendalista”: le ha dato fastidio? 

“Fa parte del gioco. Noi allenatori lavoriamo per la società e se io ho qualcosa da dire lo dico ai dirigenti, non in pubblico. Ma questo non vuol dire che io non mi sia mai ribellato, anzi. E poi l’allenatore dà delle linee guida, ma le trattative di mercato le fa il club”. 

 Eusebio Di Francesco, Head Coach of Venezia, looks on prior to the Serie A match between Venezia and Juventus at Stadio Pier Luigi Penzo on May 25, 2025 in Venice, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Quello di fine luglio, che Lecce è? 

“Una squadra in costruzione che sta cercando di assorbire le mie idee. Il ritiro è importantissimo: è la base del lavoro di tutta la stagione. E io ho la fortuna di avere in questi giorni a Bressanone molti giocatori che faranno parte della squadra “definitiva”. Certo con il mercato aperto c’è qualcuno che parte e qualcun altro che arriva ma in questo momento ho trovato nei ragazzi che sono qui a Bressanone massima disponibilità”. 

Una delle sue missioni sarà rivitalizzare Banda...

“Lo sto studiando, vorrei farlo tornare ai livelli di un paio di anni fa. Deve migliorare sotto porta perché un esterno offensivo di un 4-3-3 deve fare almeno 5-6 gol e 5-6 assist in un campionato. La disponibilità al lavoro sua e dei compagni è totale”.

Per il suo gioco gli esterni sono fondamentali. 

“Lo scorso anno Pierotti e Morente qualche gol lo hanno fatto, però bisogna alzare gli standard. Io vorrei avere a disposizione 4 o 5 esterni sempre al top perché sono i giocatori più sfruttati, anche dal punto di vista fisico visto che devono fare anche un lavoro difensivo. Come succede anche nelle grandi squadre: basta guardare il Psg”. 

Cosa pensa di Camarda che ha già fatto una tripletta in amichevole? 

“È giovanissimo, ha una grande voglia e può migliorare sotto tanti aspetti: deve attaccare di più la porta, essere più preciso, non abbattersi se sbaglia. Ma lui è il primo a saperlo ed è venuto qui anche per questo. È un ragazzo determinato, educatissimo: per me sono valori fondamentali”.

Krstovic, invece, probabilmente andrà via. 

“Per ora è qui e si sta allenando benissimo. Poi chiaramente ha mercato, inutile nasconderlo, e se dovesse andarsene non ci faremo trovare impreparati: stiamo monitorando alcuni giocatori”.

Pierret sarà il regista? 

“Si, io lo vedo li. Però deve dare qualità alle sue giocare. E deve essere verticale: lui e Berisha devono migliorare questo aspetto”. 

Lei ha portato la Roma in semifinale di Champions e il Sassuolo in Europa: come si spiega quel buco di due anni in cui non ha allenato? 

“Perché ho fatto delle scelte sbagliate e le ho pagate. L’unica responsabilità è la mia: quando si è frettolosi e si ha voglia di rientrare si fanno degli errori. Ma ora ho lavorato molto su me stesso e sono migliorato”.

Leggi l’intero articolo