Il campione belga ritrova il suo ex club a 4 mesi dall'addio: qui all'Etihad ha vinto tutto con Guardiola in panchina
Dal nostro corrispondente Davide Chinellato
17 settembre 2025 (modifica alle 13:47) - MANCHESTER 
“Oooh Kevin De Bruyne”. Quel coro riecheggia ancora nella parte blu di Manchester, anche adesso che l’Etihad Stadium sembra uno stadio per turisti. Riecheggia perché è stato la costante colonna sonora di 10 anni di successi, che hanno trasformato una squadra marginale nel calcio inglese in una delle super potenze d’Europa. Anche grazie al genio di Kevin, belga che il City prese nel 2015 dal Wolfsburg, prima ancora che in panchina ci fosse Pep Guardiola. Il suo arrivo, come quello di Pep l’anno dopo, è una di quelle cose che ha accelerato la trasformazione del City in una super potenza.
ritorno
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De Bruyne l’aveva promesso che sarebbe tornato quando a maggio ha detto addio. Di sicuro non pensava che sarebbe stato così presto, alla prima in Champions col suo nuovo club, il Napoli, scelto anche per dimostrare che può ancora fare il fenomeno nel calcio europeo anche se ha 34 anni. Il City non ci credeva più, per questo gli ha detto la scorsa primavera che non gli avrebbe rinnovato il contratto. Questo però non vuol dire che non lo consideri una leggenda: nello splendido Etihad Campus, il centro sportivo che De Bruyne ha chiamato casa per 10 anni, c’è una via che porta il suo nome e un mosaico che lo consegna per sempre alla storia di questo club che ha contribuito a rendere grande. Fuori dall’Etihad Stadium sorgerà presto una sua statua, vicino a quella di Sergio Aguero e degli altri grandi del City. A maggio per qualche settimana nel Northern Quarter, uno dei quartieri cool di Manchester, c’era anche un murales che De Bruyne era andato ad ammirare e autografare e che ora è stato cancellato in quanto opera provvisoria.
leggenda
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È questa leggenda che la parte blu di Manchester ritroverà domani sera contro il Napoli, questa storia che De Bruyne tornerà ad abbracciare. A Manchester è cresciuto, diventato uomo, padre di tre figli (“Sono mancuniani, conoscono solo Manchester” raccontava la scorsa primavera, cercando i fattori postivi del doversi rifare una vita calcistica) tutto famiglia e calcio. In campo è diventato una leggenda, un fenomeno, un genio con la lampadina delle idee sempre accesa che come il City di Guardiola ha toccato il picco nel 2023, l’anno del Triplete. De Bruyne, che andò k.o. nella finale di Champions contro l’Inter per il primo di una serie di infortuni che ha portato al suo addio, a quel punto era già mito, del City e della Premier. Stasera, quando tornerà in una Manchester già autunnale, rivedrà tutto questo. Domani, quando rimetterà piede all’Etihad, quel coro colonna sonora di 10 anni di successi tornerà a risuonare, ad inondare lo stadio. Solo che De Bruyne, il genio che ha fatto grande la parte blu di Manchester, stavolta non sarà il leader del City: sarà la stella del Napoli che proverà a battere quella squadra che le genaliate di Kevin, quelle giocate che nessun altro in campo sapeva fare, hanno contribuito a rendere leggenda.