L’azzurro del triplo racconta la nuova consapevolezza e la forza del gruppo che lo segue. “Il professionismo ha bisogno di professionisti: ora punto solo a migliorare”
È tornato dal Giappone da un paio di settimane. A Mondiali di Tokyo conclusi, ha viaggiato una decina di giorni all’interno del Paese, tra zone rurali e città come Kyoto, Nara e Osaka. Insieme a lui, altri azzurri: Tortu, Scotti, Arese, Majori, Del Buono e, per alcuni tratti, Simonelli, Fortunato, Carraro e Muraro, oltre all’amico Paolo, ex compagno di liceo, oggi collaboratore delle pagine sportive della Libertà di Piacenza, la loro città. Andrea Dallavalle, in valigia, aveva anche l’argento del triplo conquistato il 19 settembre con il personale di 17.64, il risultato più prestigioso della carriera.
Andrea, che “peso” ha questa medaglia?
"Mi regala una nuova consapevolezza: quella di appartenere definitivamente al gotha della specialità".
Non era così?
"Sin dalle categorie giovanili, ho collezionato risultati importanti. Poi, tra i grandi, la finale olimpica 2021, l’argento europeo, il 4° posto mondiale 2022 e, quest’inverno, il bronzo agli Euroindoor. Ma è la misura, il 17.64, a proiettarmi in una diversa dimensione".
Che cosa vede in prospettiva?
"Ora ho molta fiducia in me stesso e nel mio staff. E la certezza che, confermando le scelte di un anno fa e continuando a credere nel lavoro di squadra, migliorerò ulteriormente".
A che cosa si riferisce?
"Da quando avevo 13 anni sono seguito da coach Ennio Buttò e dall’osteopata e fisioterapista Daniele Gandolfi. Dopo i tanti infortuni del 2023 e 2024, il team si è allargato: oggi ne fanno parte il preparatore atletico Michele Palloni, marchigiano, che ha lavorato con Tamberi e ora anche alla Virtus Aversa di A2 maschile di pallavolo, il nutrizionista Alfonso Presutto, salernitano trapiantato a Trento, dove lavora pure con Crippa, Lando e la Tavernini, e il mental coach Max Damioli, romagnolo".
Come li incontra, viste le diverse provenienze?
"Di persona o da remoto: con Alfonso, per esempio, a volte ci si vede a Milano, in un suo studio. Quel che conta è che lavorino insieme: si sentono, si consultano e decidono cosa sia meglio per me".
È la via all’alto livello?
"Il professionismo ha bisogno di professionisti".
Come ha festeggiato l’impresa nipponica?
"Il viaggio è stato affascinante: per i luoghi visitati e l’amicizia che si è instaurata tra di noi. Con Tortu e Arese, che ha organizzato tutti gli spostamenti, è datata. Con gli altri si è sviluppata in questa circostanza. C’è stata sintonia e nessuno screzio".
E una volta a casa?
"Sono andato al campo Dordoni di Piacenza, dove mi alleno: abbiamo fatto un brindisi col gruppo dei 6-7 atleti di Ennio e con tutti gli altri. Da due anni c’è anche Simone Biasutti, triplista triestino, ora fermo per pubalgia".
Che rapporto ha con Buttò?
"Ottimo, lo stimo tanto. Faceva salto in alto, era ventralista. Ha preso presto ad allenare. Ha 75 anni e un’esperienza di 50".
Arriva da una famiglia di ex atleti: chissà che orgoglio la sua medaglia...
"Certo: papà faceva velocità ed è più appassionato di me, mamma (Maria Cristina Bobbi, ndr), ha vinto sette titoli italiani nel lungo, giovanili inclusi. Mio fratello Lorenzo, nel triplo, è stato finalista a Europei e Mondiali under 20. Il 31 compirò gli anni: aspettiamo quell’occasione per celebrare".
Che regalo le piacerebbe ricevere?
"Da super tifoso del mondo delle moto, un incontro con Valentino Rossi: quest’anno l’ho conosciuto al Mugello, ma solo di sfuggita, una foto e via".
Ha mai avuto una moto?
"Nemmeno una mini, non mi è mai stata concessa, ma capisco i rischi. Appena smetto, però...".
Sfrutterà la laurea in economia aziendale con specializzazione in banking and consulting?
"Non ho le idee chiare, vedremo".
Che cosa fanno, oggi, i suoi genitori?
"Papà è in pensione: lavorava nell’ufficio vendite di un’azienda di macchine piegatrici di lamiere, mamma insegna educazione fisica. Quando avevo 2 o 3 anni, da Piacenza ci siamo spostati a Gossolengo, frazione fuori città, dove viviamo tuttora".
Per il suo exploit ha avuto attestati particolari?
"Mi sono professato milanista e dal club ho ricevuto un graditissimo invito alla partita con la Roma del 2 novembre. E poi, sabato e domenica, ho vissuto una splendida esperienza al Festival dello Sport di Trento: sono stato protagonista di un talk, ho assistito a quello con Ibra e ho chiacchierato con Melandri".
Quando riprenderà ad allenarsi?
"A novembre. La prossima settimana, intanto, con la sessantina di compagni delle Fiamme Gialle, sarò in caserma a Castelporziano. Staremo insieme e faremo team building: in primavera abbiamo gareggiato coi kart, stavolta ci daremo ai Lasergame".
A Castelporziano ritroverà l’acciaccato Andy Diaz.
"So cosa prova: ci sono passato. Deve aver pazienza e recuperare al meglio. Lo aspetto in pedana".
Avrete due avversari in meno...
"Zango, iridato 2023, si è ritirato. Di Pichardo e dei suoi propositi di smettere, mi fido poco".