Da risolutore della passata stagione alle incomprensioni con Comolli. Il percorso che ha portato all'esonero nonostante l'appoggio della squadra
L’ultima delle grandi tre parentesi di Igor Tudor alla Juve si è conclusa prima del previsto. Negli ultimi 218 giorni trascorsi dal tecnico in bianconero, solo alla fine è capito che non ci fosse più futuro con lui: decisive le tre sconfitte dell’ultima settimana, alla ripresa dalla pausa di ottobre che avrebbe dovuto ristabilire equilibrio dopo un periodo senza vittorie. La Juve è arrivata a mettere in fila otto partite senza successo, qualcosa che nella sua storia non era mai successo nei tempi moderni e che ha pesato nelle valutazioni. A questo punto della stagione il progetto sportivo avrebbe dovuto avere già una sua identità, invece l’allenatore - come i suoi calciatori a margine della sconfitta contro la Lazio - ha lasciato intendere di non avere spiegazioni sui mancati risultati della squadra.
con giuntoli
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Tudor è stato risolutore nella passata stagione, nel momento in cui c’era da ridare serenità all’ambiente rimettendo ordine secondo i valori storici del club. Con tutta la juventinità che lo ha contraddistinto nella sua prima vita da calciatore e anche nella stagione in cui fece da collaboratore tecnico a Pirlo, l’allenatore ha avuto un impatto positivo sul gruppo e ha ottenuto i punti necessari per conquistare l’accesso alla Champions League, obiettivo che nella pausa per le nazionali di marzo - nel momento in cui si decise per l’esonero di Thiago Motta - appariva abbastanza a rischio. Igor nelle ultime settimane dello scorso campionato ha lavorato a stretto contatto con Giuntoli, che aveva concordato col tecnico alcune azioni sul mercato già nella finestra straordinaria di giugno: la proprietà, nella persona di Elkann, in quella circostanza ha dato le garanzie richieste sulla permanenza a Tudor, ma ha deciso di esonerare Giuntoli.
con comolli
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La nuova gestione sportiva affidata a Comolli non ha messo in discussione Tudor, che appunto è stato espressione di una scelta della proprietà, ma nel mercato estivo non ha sempre lavorato in linea con le idee dell’allenatore. Nell’ultimo periodo il tecnico croato ha provato a far comprendere alcuni limiti del gruppo dal sul punto di vista oggettivi, che evidentemente non lo hanno messo nelle condizioni di sviluppare al meglio la propria idea di gioco. A Tudor erano stati promessi 2-3 colpi da scudetto, gli arrivi a fine mercato non lo hanno soddisfatto e le difficoltà nell’inserimento dei nuovi si sono viste tutte. Anche le imprese del primo periodo - come le rimonte al Borussia e all’Inter - non hanno mai rassicurato sul piano dell’equilibrio: Tudor ha potuto contare sempre sulla collaborazione della squadra, che lo ha sempre seguito, ma tutto ciò non è bastato per cambiare rotta sui risultati. E Comolli ha deciso per l’esonero.








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