L'anticiclone delle Azzorre decide la regata intorno al mondo in solitario, col tempo stimato di arrivo oltre quattro giorni al di sotto del primato. Indietro l'unico italiano, Pedote
Maurizio Bertera
9 gennaio - 22:43 - MILANO
Se il nome del vincitore non è ancora certo, è quasi scontato – lo dicono anche i meteorologi – che sta per cadere il record del Vendée Globe, la regata intorno al mondo in solitario. Questo perché il francese Charles Dalin, leader della corsa mentre scriviamo a 1800 miglia dal traguardo, ha un vantaggio stimabile in una settimana sul primato realizzato da Armel Le Cleac’h nell’edizione 2016-17. L’ETA (il tempo stimato di arrivo) a Les Sables d’Olonne è ampiamente sotto i 70 giorni quando il record è di 74 giorni, 3 ore, 35 minuti. Dalin resta favorito, naviga con un vantaggio tra 150 e 180 miglia su Yoann Richomme. Ma ora deve affrontare il passaggio decisivo, quello dell’anticiclone delle Azzorre che quasi sempre rallenta (momentaneamente) chi si trova davanti. Se con Macif farà una buona rotta, però sarà anche il primo a ripartire e la perdita di miglia sarà solo un ‘effetto elastico’ nella zona di mare senza vento. Il rush finale non è scontato, peraltro: sembra proprio sarà in condizioni impegnative di mare e vento. Se Dalin dovesse arrivarci con un buon vantaggio potrebbe gestire, magari non spingendo la barca sempre al 100% per evitare guai in dirittura d’arrivo. Se invece l’anticiclone gli brucerà parte del suo vantaggio, sarà battaglia all’ultimo miglio dove Richomme può contare su un IMOCA 60 come Paprec Arkea che si è dimostrato il migliore in condizioni dure .
PEDOTE
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Sicuramente, la seconda partecipazione di Giancarlo Pedote, unico italiano in gara, non resterà negli annali della nostra vela oceanica e lascerà un ricordo negativo al solitario fiorentino. Al di là di una fiammata iniziale, non è mai riuscito a ingranare la marcia giusta per recuperare posizioni. Attualmente guida il gruppetto che dalla 18° alla 26° posizione battaglia in meno 300 miglia di mare. Ma siamo in retroguardia, considerando che Pedote ha accumulato un ritardo di 4400 miglia da Dalin: in pratica, quando ha doppiato Capo Horn il 6 gennaio, i primi erano in prossimità dell’Equatore. E’ stato comunque bravo a non perdere la calma di fronte a una serie di problemi tecnici complicati, nei giorni precedenti: prima al foil e al timone, successivamente al motore che su un IMOCA 60 è più importante delle vele perché fornisce l’energia necessaria a tutti i sistemi di bordo. Con 13 ore di lavoro durissimo, Giancarlo ce l’ha fatta e in definitiva ha evitato di ritirarsi, chiedendo aiuto. Ha raccontato la vicenda sul suo diario, con una considerazione non banale. “Questo è il regalo del Vendée Globe: ti spoglia di tutto, ti mette di fronte a te stesso, e ti fa scoprire una forza che non sapevi di avere. Io e la mia barca, insieme, arriveremo a casa”.
BANDIERA BIANCA
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Intanto, si è chiuso – per la seconda volta – il tentativo di Sodebo 3 di conquistare il Trofeo Jules Verne che spetta alla barca più veloce intorno al mondo. Il maxi trimarano di Thomas Coville ha ufficializzato il ritiro dopo sedici giorni di oceano. Colpa della perdita del timone centrale nel tratto tra le isole Kerguelen e Cape Leeuwin. “Non c’è stato nessuno shock violento, per l’equipaggio è tutto ok ma non possiamo continuare in modalità record nè pensiamo che dovremmo proseguire nei mari del Sud” ha spiegato lo skipper via satellite. Sodebo ha fatto rotta verso l’Australia per la sostituzione del timone: in ogni caso deve tornare in Francia. “E’ un peccato: la barca è in buone condizioni generali e siamo riusciti a gestirla bene. Abbiamo costruito qualcosa di incredibile. Il ritmo era sostenuto e intenso”. In effetti, Sodebo 3 navigava alla grande: nel passaggio a Capo di Buona Speranza aveva un vantaggio di 28 ore e 17 minuti sul tempo da battere, quello di Idec Sport, detentore del trofeo dal 2017: 40 giorni, 23 ore e 20 minuti. Morale: si può avere una maxi-barca straordinaria, creare un equipaggio esperto, prepararsi al meglio ma il problema quando si punta a record estremi capita sempre. E Sodebo per due volte nel giro di un mese ha dovuto arrendersi al dio degli oceani.