Cos'è la rilevazione stanchezza conducente. Alla scoperta degli Adas

2 ore fa 3

Si tratta di un dispositivo che rende più sicure le lunghe trasferte autostradali. È obbligatorio su tutte le auto nuove: cos'è e come funziona l'attention assist

Giuseppe Biondo

21 agosto - 13:55 - MILANO

Tra gli aiuti avanzati alla guida indubbiamente più utili per aumentare la sicurezza sulle strade c'è la rilevazione della stanchezza del conducente, un Adas (dall'inglese Advanced Driver Assistance Systems, per l'appunto sistemi avanzati di assistenza alla guida) che alcuni conoscono con la sua denominazione inglese, cioè driver attention assist o più semplicemente attention assist. Il legislatore europeo lo ha ritenuto fondamentale per la sicurezza attiva, tanto da averlo incluso nel Regolamento 2019/2144 che ha stabilito quali Adas sarebbero dovuti essere obbligatori su tutte le auto nuove immatricolate a partire da luglio 2024. In sostanza, quindi, il sistema affianca tanti altri dispositivi obbligatori da anni e che ormai, per questo, diamo per scontati, come l'Abs (l'antibloccaggio in frenata) o l’Esp (il controllo elettronico di stabilità). Ecco cos'è e come funziona.

Rilevazione stanchezza conducente: COS'È

—  

La rilevazione della stanchezza conducente torna particolarmente utile durante i trasferimenti autostradali, spesso lunghi e monotoni. La difficoltà è di rimanere attenti e vigili quando di stimoli ce ne sono pochi, cioè quando mancano le curve, i piedi sostanzialmente restano fermi a lungo e non ci sono variazioni di velocità. In autostrada, appunto. E se alla monotonia del percorso si introduce la difficoltà ulteriore della notte, è evidente quanto sia alto il rischio di disattenzioni o, peggio, colpi di sonno. L'attention assist nasce proprio per ridurre le situazioni di pericolo in questi frangenti, tenendo d'occhio il conducente per far scattare degli avvisi sonori e visivi in caso di cali di improvvisi cali attenzione o colpi di sonno.

COME FUNZIONA

—  

L'occhio "elettronico" dell'attention assist scruta il volto del conducente alla ricerca di segnali di stanchezza. Si tratta, banalmente, di una telecamera, di solito posta tra il quadro strumenti e il volante o integrata nel montante lato guida. L'analisi del volto non è l'unico parametro che fa scattare gli allarmi. Il "cervello" del sistema tiene in considerazione anche eventuali movimenti irregolari dello sterzo o deviazioni improvvise dalla corsia di marcia, il tempo ininterrotto alla guida o il momento della giornata, dati che vengono incrociati per giungere a una stima del livello di stanchezza. Se alcune case automobilistiche permettono di impostare il livello di sensibilità del sistema, gran parte dei dispositivi si attivano superati i 60 km/h, con la rilevazione dei colpi di sonno che è spesso attiva da velocità anche inferiori. Per quanto sofisticati, i sistemi non sono infallibili: come le stesse case automobilistiche avvertono, possono andare in difficoltà ad esempio in caso di luce sfavorevole o con determinati occhiali (soprattutto da sole).

Leggi l’intero articolo