racconto
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Il botta e risposta di Napoli è solo l'ultimo capitolo di una liason tanto vincente quanto turbolenta. Litigi e ricuciture: storia di due giganti nei rispettivi ruoli che hanno saputo completarsi a vicenda
Dal nostro inviato Filippo Conticello
26 ottobre - 14:53 - NAPOLI
Mentre volavano gli stracci bagnati al Maradona, Antonio Conte ha definito maliziosamente Beppe Marotta “il dirigente che fa l’escalation”, una scalata sorprendente da a.d. a presidente della squadra che ora vuole scucire il tricolore al suo Napoli barricadero. Quel dirigente, però, è anche l’uomo che un tempo gli ha assegnato l’incarico della vita a Torino e che poi lo ha rivoluto a Milano a qualunque costo. Non bastasse, è stato spesso l’obiettivo da bombardare, sia quando abitavano nella sua stessa trincea, sia adesso che si trovano in accampamenti rivali. In generale, un riferimento con cui litigare, periodicamente e furiosamente. Un tempo amico, poi di colpo nemico, poi di nuovo alleato, e ora nemico giurato. Nell’odi et amo tra Conte e Marotta - un saliscendi emotivo che va avanti da 15 anni -, ieri si è aggiunto un altro episodio, tra i più teatrali perché diventato un battibecco pubblico. In privato, nella pancia del Maradona, i due si sono pure incrociati e salutati rapidamente, senza schiamazzi e con educazione, ma il rapporto tra loro era ai minimi già ben prima del caso Mariani. Non è sempre stato così, però.









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