Chi è nato dopo il 1939 difficilmente vivrà fino a 100 anni

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Demografia

Il rallentamento dell’aspettativa di vita si somma alla prospettiva di una vita segnata da ondate di calore, alluvioni e siccità

di Francesca Cerati

9 settembre 2025

(Adobe Stock)

L’umanità ha forse superato il suo “picco di longevità”. È questa la conclusione a cui arriva un ampio studio internazionale coordinato da José Andrade, demografo del Max Planck Institute for Demographic Research, pubblicato su Pnas.

Per oltre mezzo secolo l’umanità ha vissuto una vera e propria rivoluzione della longevità. Tra il 1900 e il 1938, l’aspettativa di vita nei Paesi ricchi è cresciuta a ritmi senza precedenti: sei mesi in più per ogni anno di nascita, passando in pochi decenni da 62 a 80 anni. Un traguardo che sembrava destinato a proiettare sempre più persone oltre la soglia simbolica dei cento anni. E invece no. Lo studio appena pubblicato mostra che quel progresso è ormai alle spalle.

Il ritmo di crescita è dimezzato

Analizzando i dati di 23 Paesi industrializzati e confrontando diverse tecniche di previsione, i ricercatori hanno constatato che, per le coorti nate dopo il 1939, il ritmo di crescita dell’aspettativa di vita si è più che dimezzato: solo 2-3 mesi in più per ogni anno di nascita. Significa che chi è nato nel 1980, ad esempio, non raggiungerà in media i 100 anni, e nessuna delle generazioni osservate nello studio supererà questo traguardo.

La ragione principale sta nella diversa origine dei guadagni di longevità. Nel primo Novecento, la drastica riduzione della mortalità infantile grazie a vaccinazioni, antibiotici, igiene e condizioni abitative migliori aveva liberato enormi margini di crescita. Oggi, al contrario, quei margini sono quasi esauriti: la mortalità nei primi anni di vita è già minima e i progressi possibili nella sopravvivenza degli anziani, pur importanti, non hanno la stessa forza propulsiva.

«L’aumento senza precedenti dell’aspettativa di vita raggiunto nella prima metà del XX secolo difficilmente si ripeterà», spiegano gli autori. E anche se nei prossimi decenni arrivassero cure innovative in grado di rallentare l’invecchiamento, non basterebbero a restituire i ritmi vertiginosi del passato.

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