Che cos'è il coma e come ci si può risvegliare secondo la scienza

2 giorni fa 3

La scoperta dei fusi del sonno come possibili marcatori predittivi nei pazienti in coma potrebbe migliorare significativamente le diagnosi

Daniele Particelli

29 giugno - 17:08 - MILANO

Il coma è uno stato di incoscienza profonda in cui il soggetto non risponde agli stimoli esterni e non è in grado di svegliarsi. Le cause possono essere molteplici, da lesioni cerebrali traumatiche all'ictus, passando per infezioni o intossicazioni, ma anche gravi anomalie metaboliche, gravi malattie del sistema nervoso centrale e ernie cerebrali. Lo stato di coma può variare da giorni a settimane, ma anche diversi anni. Contrariamente a quanto si possa pensare, il coma non è semplicemente un sonno molto profondo: chi ne è colpito, infatti, non attraversa i normali cicli sonno-veglia e può presentare livelli variabili di attività cerebrale.

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha fatto dei passi in avanti nella comprensione del coma e dei meccanismi di ripresa della coscienza e uno studio recente, condotto dalla Columbia University e dal NewYork-Presbyterian Hospital, sembra aver identificato un particolare schema di attività cerebrale, i cosiddetti fusi del sonno (sleep spindles in inglese), che potrebbe essere in grado di predire un'eventuale ripresa della coscienza.

Cosa sono i fusi del sonno

—  

I fusi del sonno sono delle brevi raffiche di attività cerebrale che si verificano durante il sonno non-REM e sono coinvolti nei processi di consolidamento della memoria e della comunicazione neuronale. La loro presenza, secondo la scienza, indica che le connessioni tra il talamo e la corteccia cerebrale, fondamentali per la coscienza, sono ancora attive e funzionali. I risultati dello studio suggeriscono che monitorare queste onde cerebrali potrebbe aiutare a prevedere la probabilità di recupero nei pazienti in coma e, in futuro, potrebbe persino essere possibile influenzare questi processi per migliorare le prospettive di risveglio.

Cosa è emerso dallo studio

—  

Lo studio della Columbia University ha esaminato 226 pazienti in coma a seguito di lesioni cerebrali. Monitorando l’attività elettrica del cervello tramite elettroencefalogramma (EEG), i ricercatori hanno accertato che circa un terzo dei pazienti presentava fusi del sonno ben definiti.

I fusi erano più comuni nei pazienti con dissociazione cognitivo-motoria (CMD), una condizione in cui il paziente sembra privo di coscienza ma in realtà è in grado di comprendere e processare informazioni. La presenza di questi fusi del sonno, lo sostengono i ricercatori statunitensi, è associata a una maggiore probabilità di recupero della coscienza. Dati alla mano, il 76% dei pazienti con fusi e CMD ha mostrato segni di coscienza prima della dimissione ospedaliera, mentre il 41% ha recuperato una funzione neurologica sufficiente per svolgere attività quotidiane entro un anno. Al contrario, soltanto il 7% dei pazienti privi di fusi o CMD ha raggiunto un recupero simile.

La difficoltà nel prevedere chi possa riprendersi e chi no è da sempre uno dei principali ostacoli nella gestione del coma. Circa il 25% dei pazienti che sembrano completamente privi di coscienza potrebbe in realtà conservarne un certo grado, ma le tecniche attuali per rilevarlo non sono sempre affidabili o di facile applicazione. La scoperta dei fusi del sonno come possibili marcatori predittivi, quindi, potrebbe migliorare significativamente le diagnosi.

Leggi l’intero articolo