Cerasuolo: "Io, romagnolo ma con la 'cazzimma' di Napoli. Vinco ripetendo le frasi di Allegri"

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L'unico oro italiano al Mondiale: "Sto cambiando la rana, voglio il record di Peaty. Volevo fare il calciatore, ero all'Imolese con mio fratello, poi mia madre decise che due col pallone erano troppi..."

Stefano Arcobelli

Giornalista

4 agosto - 07:39 - MILANO

Il mondo di Cerasuolo. L’oro di Simone nei 50 rana è l’unico della spedizione azzurra a Singapore. Ha un peso enorme il suo trionfo. È nata una stella? 

Simone, cosa le hanno detto gli olimpionici Ceccon e Martinenghi? 

“Thomas si è sentito orgoglioso di me, mi ha detto che non era facile vincere qui. Con Tete la sera dell’oro ci siamo confrontati fino a mezzanotte, mi ha parlato delle pressioni e di come si vive il successo. Ho apprezzato”. 

È stata l’Italia di Cerasuolo... 

“Siamo una nazionale molto calda con 25 finali. Tutti si spingono e si spronano, dai più forti alle nuove leve. A Singapore era difficile vincere. Per me è motivo di orgoglio aver contribuito con l’unico oro. Thomas lo conosciamo: ha preso 3 medaglie. Nicolò si è comportato bene. Io ho vinto: è stato un ottimo Mondiale”. 

Come ha imparato a vincere? 

“Sono più maturo nel modo di affrontare le gare e la vita”. 

Ranisti razza speciale: e lei? 

“Ho la giusta dose di follia ma le pazzie preferisco farle in acqua. Fuori sono composto, dentro so ciò che voglio”. 

Come ha fatto a scegliere il nuoto da ottimo calciatore? 

“Anche mio fratello Giuseppe giocava, eravamo insieme all’Imolese. Ma a 7 anni mamma Marinella disse che due calciatori erano troppi in casa e mi portò in piscina. Mi piacque e ci rimasi”. 

Com’è che ha imparato tutte le frasi di Max Allegri? 

“Quand’era alla Juve e vinceva tutti quegli scudetti mi appassionavano le sue interviste. Avendo una super memoria le ho ascoltate e imparate tutte. Mi piaceva la sua mentalità vincente e come le raccontava: in modo semplice e alla livornese, in un certo senso le sue lezioni mi sono tornate utili per vincere”. 

Papà Rosario è napoletano. 

“Mi ha trasmesso la cazzimma, quel fuoco, quella cattiveria nel conquistare le cose, ma mi sento romagnolo al 99%”. 

E il prefisso di Imola tatuato? 

“Porto la mia città sulla pelle in giro per il mondo”. Innamorato di Maria Chiara. 

“È amore vero, nuotava pure lei a rana. Diventerà maestra”. 

Fabio Scozzoli l’ha ispirata. 

“Mi ha ringraziato e detto “te lo meriti, sei solo all’inizio”“. 

Il suo coach Cesare Casella dice che ha una rara sensibilità. 

“Lui sa interagire con noi, non è un allenatore-dittatore. Io poi credo in certi valori, metto sempre una buona parola, se questo significa essere leader del gruppo ne vado fiero. Io sono per fare del bene, non del male. Solo sul blocco di partenza divento egoista, per il resto sono altruista. Mi viene naturale aiutare gli altri”. 

È vero che in certi allenamenti Arianna Castiglioni la batte? 

“Lei è estremamente forte di gambe, io debole e quando facciamo le sedute con la tavoletta a volte mi sta davanti”. 

Avendo l’autodromo vicino a casa, non ha avuto la tentazione di fare il pilota? 

“I motori mi piacciono, l’autodromo è un incentivo, seguo la Ferrari e spero di andare al GP”. 

E poi ci sarebbe il tennis. 

“Lo seguo dai tempi di Federer, Nadal e Djokovic, soprattutto dalla finale di Berrettini a Wimbledon. Ora mi piace capire e apprendere cose su Sinner: anche lui utile come Allegri, che mi ha invitato a Milanello”. 

Il suo calciatore preferito? 

“Al momento Dybala, doti tecniche assolute. In passato Higuain: quando lo guardavo mi veniva la pelle d’oca”. 

Pronto per il campionato? 

“Nel segno della mia Juve...”. 

Il successo la cambierà? 

“Non sono per stare al centro dell’attenzione, ma mi sto godendo il momento e le emozioni”. 

Per potenza esplosiva assomiglia a Peaty, il recordman. 

“Sono quello che forse in Italia sta cambiando la rana. Ho ancora margini, pur vincendo l’oro ho fatto sbavature ma ora aggiusteremo i dettagli e un giorno magari mi prenderò il record dell’inglese. Il sogno si può avverare come lo era vincere questo oro”. 

E l’oro olimpico che sogno è? 

“Servono 3 anni perfetti, tanto lavoro e pochissimi errori. Serve solidità quando conta. Io non ero il più forte ma il miglior Simone nel momento più importante. Come Martinenghi”. 

La sua dote tecnica unica? 

“In palestra spingo molto, ho una base che trasformo in acqua. Il resto lo fa la mentalità: la mente è il muscolo più importante”.

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