Per la prima volta, cellule umane della pelle e del sangue sono state riprogrammate con successo in ovociti in grado di svilupparsi in embrioni quando fecondati. La tecnica, che prevede il trasferimento del nucleo della cellula all'interno di un ovocita privato invece del suo, finora non era mai stata applicata con successo nell'uomo poiché le cellule ottenute tendono ad arrestarsi in una fase di sviluppo precoce. Il risultato, ottenuto dal gruppo di ricerca guidato dalla Oregon Health & Science University americana e pubblicato sulla rivista Nature Communications, costituisce un passo verso nuove terapie per l'infertilità, ma ci sono ancora diversi problemi da risolvere e saranno necessari ulteriori studi che dimostrino l'efficacia e la sicurezza di questa tecnica.
L'infertilità è spesso causata dalla mancanza di cellule sessuali funzionali: in questi casi, la fecondazione in vitro risulta inefficace. Un modo per aggirare il problema potrebbe essere riprogrammare le cellule somatiche in ovociti, trasferendo il nucleo di una cellula somatica all'interno di un ovocita, come hanno fatto i ricercatori coordinati da Paula Amato e Shoukhrat Mitalipov.
Nel nucleo delle cellule somatiche, però, è presente un corredo di cromosomi doppio, metà proveniente dal padre e metà dalla madre, mentre un ovocita deve averne uno dimezzato per poter essere fecondato dallo spermatozoo. Per risolvere il problema, gli autori dello studio hanno messo a punto un processo sperimentale chiamato mitomeiosi, che forza la divisione dei cromosomi una volta trasferiti nell'ovocita.
La tecnica ha funzionato, permettendo di ottenere cellule che si comportano come gli ovociti e che possono dare origine a embrioni, ma fino a un certo punto: i ricercatori hanno osservato che i cromosomi si dividono in maniera casuale e senza ricombinarsi tra loro, dando spesso origine a corredi cromosomici caratterizzati da numeri di coppie errate.
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